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ENDRIGO, PINK FLOID, GABBANI: SI…CI VUOLE UN FIORE…

Editoriale 53

 Endrigo, Pink Floyd, Gabbani

Si, si …..”Ci vuole un fiore”

                                                                                               di Pierluigi Palmieri

 

 “Noi, come molti altri, stiamo provando la rabbia e la frustrazione per questo vile atto in cui un pacifico e democratico Paese indipendente viene invaso e la propria gente uccisa da uno dei più grandi poteri del mondo”

David Gilmour dei Pink Floyd

 

Questa volta la prendiamo in “canzone”, ovviamente non nella comune accezione della frase, ma esattamente al contrario. Questa domenica chiude una settimana in cui sono  echeggiati i versi (e la melodia) di quella poesia intramontabile  scritta da Sergio Endrigo in un’epoca in cui il disastro ecologico del nostro pianeta non aveva raggiunto i picchi attuali.  Il “tavolo” su  cui poggia l’intera catena che per tutto il percorso, in una melodiosa alternanza tra deduzioni e induzioni,  è fatto di “legno” e afferma l’ineludibile centralità del “fiore”. Quel fiore, prezioso prodotto naturale per eccellenza che, già qualche  milione di anni fa, da quando l’uomo ha abbandonato le caverne e ha conquistato la posizione eretta, gli ha permesso di costruire la capanna per una    “sopravvivenza” più dignitosa. Capanna coperta inizialmente di “rami” raccolti dagli “alberi” di quel “bosco” del vicino “monte” fatto di “terra”. L’Homo erectus non ha dovuto aspettare di divenire  “sapiens” per comprendere il valore di “tutto” questo ben di Dio. Un “tutto” che nasce da un “fiore”, il regalo della Natura che è rimasto incontaminato per  cinque milioni di anni. Il fiore che  fa pensare alla mano creatrice di Dio.

Voglio credere che fosse un fiore quella costola dalla quale è nata la  prima donna, come sono certo che da un fiore è nato il frutto che avrebbe dovuto rimanere intatto nel giardino del Paradiso. Adamo ed Eva, sono stati i primi a violare  la  legge della natura , cedendo alla tentazione di voler andare oltre gli agi ed i privilegi pur essendo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio. Si sono arrogati  il diritto di scegliere tra il bene e il male, lasciando in eredità la loro supponenza ai loro “discendenti”, cioè  a “noi” uomini di oggi.  Noi che  facciamo rimpiangere gli uomini delle caverne, che pur condannati a subire le conseguenze della cacciata dal giardino dell’Eden hanno comunque consegnato, dopo milioni di anni, un pianeta intatto all’Homo “tecnologicus”. Quest’uomo  è stato capace,  in meno di due secoli, di ridurre il Pianeta in condizioni disastrose, e non si è limitato ad aggredire l’ambiente, ma ha sfruttato  il “progresso” della scienza in ambito nucleare e chimico per costruire  diaboliche armi da guerra e disegnare strategie di distruzione di massa. Come non pensare a “Se questo è un uomo” di Primo Levi, oggi che assistiamo inorriditi al ripetersi,  in Ucraina, delle stragi di civili, alle fosse comuni  (la città di Bucha sembra essere stata predestinata a questo orribile crimine di guerra) , all’esodo di milioni di donne e bambini verso ovest e  alle deportazioni di intere famiglie verso Est.  Con grande lungimiranza Sergio Endrigo, già cinquanta anni fa, ha lanciato il messaggio del “fiore”, che appare come  un’elegia, che, con martellante dolcezza, esorta alla riflessione e all’assunzione di responsabilità, come un “lamento” che sottende il rimprovero ma anche un’esortazione a riflettere e ad essere partecipi in prima persona . 

All’epoca  (1974) la canzone fu considerata molto adatta ai bambini, e ovviamente continua ad esserlo, ma nell’attualità, suona come una reprimenda per i cosiddetti “grandi”, che per tutti questi anni hanno perseverato nella loro sordità cronica.

 E’ rimasto inascoltato il grido d’allarme per l’ambiente; si nega l’evidenza se il cielo diventa grigio per i fumi tossici delle ciminiere dei cementifici e delle acciaierie, come a Gubbio e a Taranto;   si seguita a scaricare veleni sulle spiagge  o nei fiumi come hanno fatto la Montedison  a Piombino e  l’ICMESA a Seveso;  sono stati  interrati rifiuti tossici  e diossine, come a Caserta e Napoli dove i roghi della “Terra dei Fuochi” hanno ingrossato i portafogli delle mafie. Non  dimentichiamo  i canali artificiali  del Niagara costruiti ad hoc  per lo stoccaggio di migliaia di tonnellate di clorurati e diossine, nelle vicinanza delle famose Cascate per poi andare ad inquinare una delle meraviglie del mondo.

I tempi non sono adatti a suscitare entusiasmo, ma non possiamo far e meno di apprezzare l’iniziativa degli artisti di tutto il mondo che stanno scendendo in campo per contrastare la guerra e il degrado ambientale, Sono forse loro, unitamente agli sportivi, più  che i filosofi e gli economisti,  a portare  avanti un efficace processo di sensibilizzazione delle grandi platee in questa direzio

Segnali molto significativi sono arrivati da Francesco Gabani, e dai Pink Floyd, ma manche  dalla nuotatrice Ruta Meliutite .Questa, campionessa Olimpica di Londra nei 100 rana, davanti all’ambasciata russa a Vilnius, in Lituania ha nuotato in  uno stagno 

tinto di rosso in colore del sangue dei civili versato in terra ucraina a causa  della guerra. I gesto ha assunto ulteriore valore per la tintura innocua usata per colorare l’acqua. 

Il plurivincitore a San Remo, ha condotto brillantemente una trasmissione in prima serata su Rai1 intitolata proprio  “Ci vuole un Fiore”, arricchita dalle interpretazioni dei numero Big dello spettacolo che hanno recitato e cantato ispirandosi alla poetica di Endrigo per la tutela degli oceani dell’aria e della terra.

                                                                                                          

 Il gruppo britannico, in eccezionale réunion  ha regalato al mondo un pezzo, tutto da ascoltare, dedicato all’Ucraina. Il singolo ha per titolo “Hey, Hey Rise up and rejoice” ( Ehi, Ehi, Alzati e rallegrati) , checorrisponde all’ultima  frase di “Oh, The Red Viburnum In The Meadow  (Oh, il viburno rosso nel prato) brano ucraino folk di protesta  scritto durante la prima guerra mondiale e tornato alla ribalta lo scorso mese (la foto qui sotto  si riferisce ai bambini ucraini che lo cantano è tratta dal video del disco)

).

Nella copertina  del singolo dei Pink Floyd spicca un girasole con chiaro riferimento  ai semi che una donna  ha consegnato ad alcuni soldati russi, dicendogli di portarli nelle loro tasche così una volta deceduti, i girasoli sarebbero cresciuti.

Che dire? Per convincerci dell’atroce assurdità della guerra … Ci vuole un fiore. Si, si ci vuole un fiore!!

 

“Le cose di ogni giorno raccontano segreti A chi le sa guardare ed ascoltare”

Per fare un tavolo ci vuole il legno Per fare il legno ci vuole l’albero Per fare l’albero ci vuole il seme Per fare il seme ci vuole il frutto Per fare il frutto ci vuole il fiore Ci vuole un fiore, ci vuole un fiore

 Per fare un tavolo ci vuole un fiore Per fare un fiore ci vuole un ramo Per fare il ramo ci vuole l’albero Per fare l’albero ci vuole il bosco Per fare il bosco ci vuole il monte Per fare il monte ci vuol la terra Per far la terra ci vuole un fiore

Per fare tutto ci vuole un fiore Per fare un fiore ci vuole un ramo Per fare il ramo ci vuole l’albero Per fare l’albero ci vuole il bosco Per fare il bosco ci vuole il monte Per fare il monte ci vuol la terra Per far la terra ci vuole un fiore Per fare tutto ci vuole un fiore Per fare un tavolo ci vuole il legno Per fare il legno ci vuole l’albero

Per fare l’albero ci vuole il seme Per fare il seme ci vuole il frutto Per fare il frutto ci vuole il fiore Ci vuole un fiore, ci vuole un fiore Per fare tutto ci vuole un fiore Per fare tutto ci vuole un fiore Per fare tutto ci vuole un fiore Per fare tutto ci vuole un fiore Per fare tutto ci vuole un fiore Per fare tutto ci vuole un fiore…

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