ROSE’ LE CLOS

Vino della settimana /44

 

ROSE’ LE CLOS

Fino a qualche anno fa il rosé è stato considerato un vino di terza scelta perché ottenuto attraverso una miscela di bianco e di rosso. Niente di più falso. Recentemente è tornato in auge grazie a una maggiore conoscenza tra i consumatori ed è l’espressione di un processo di vinificazione unico che utilizza sia uve a bacca grigia che a bacca rossa. A conferirgli il colore, quindi, non è tanto il tipo di uva utilizzata, quanto il processo di produzione. Il metodo di lavorazione più utilizzato, specie in Italia, è la macerazione: le uve vengono lasciate a macerare sulle bucce e sui vinaccioli fino a un massimo di 48 ore, in base alle caratteristiche che l’azienda vuole ottenere. È proprio nell’arco di questi due giorni che il rosato acquisisce tannini, aromi, polifenoli e un colore che va dal rosa intenso al rosso chiaro.

Oltre alla macerazione sono diffusi, soprattutto in Francia, altri tre metodi per la produzione dei vini rosati:

Direct press: usato soprattutto in Provenza e nel dipartimento del Roussillon (territorio sempre più in ascesa) con cui si producono i vini rosati dal colore più tenue di tutti. I grappoli vengono pressati per rimuovere le bucce fin dall’inizio, come il metodo di vinificazione in bianco. In questo modo resta solo il colore trasmesso dalle vinacce al “succo” durante la maturazione dell’uva.

Saignée: è in realtà un metodo per la produzione dei rossi. Il processo mira, infatti, non a produrre rosati, ma alla concentrazione dei vini rossi. L’enologo, all’inizio del processo di macerazione, rimuove parte del succo dalla botte per ottenere un rapporto tra mosto e bucce più elevato. Il mosto sottratto viene poi utilizzato per produrre il rosé.

Assemblaggio: non di vini pronti (vietato per legge), ma di mosti bianchi e rossi. In definitiva, il colore rosato dipende dal metodo di produzione scelto: può andare dal rosa pesca, al rosso rubino, al rosa intenso che ricorda le ciliegie (vedasi cerasuolo d’Abruzzo). Proprio perché è un vino che non dipende dall’uva, ma dal metodo di produzione, ogni rosé è diverso dall’altro.

Quello oggi in degustazione proviene dal Domaine Boudau nel sud-ovest della Francia, dipartimento del Roussillon, che nel 2020, al concorso di Parigi, ha ottenuto una prestigiosa medaglia di argento. Il Domaine è situato nella valle dell’Agly ed è gestito ormai dalla quarta generazione di Boudau: Pierre e Véronique.

Provenienza: Rivesaltes – Roussillon – Francia

Annata : 2019

Gradazione alcolica: 13% vol.

Varietà delle uve: 70 % Grenache noir, 30 % Syrah

Tipologia: Domaine Boudau è diviso in due proprietà: Le Clos e Les Terrasses. Le Clos si trova ai piedi delle Corbières e si estende su 23 ettari in un unico pezzo, composto da terreno argilloso-calcareo. I principali vitigni sono Grenache e Syrah. Les Terrasses, una tenuta di 27 ettari, si trova sull’altopiano di Baixas, su un terrazzo quaternario argilloso-calcareo. Grenache Noir è anche il vitigno dominante, integrato da Malvoisie, Maccabeu, Grenache blanc e Vermentino.

Vinificazione: dopo la vendemmia, fatta manualmente, si passa alla vinificazione vera e propria secondo la tecnica “Direct press” già sopra evidenziata.

Caratteristiche organolettiche:  Colore rosa pallido; al naso si presenta fine e sottile con note di rosa canina e frutti bianchi; al palato si presenta Vivace con sottili aromi di di melograno, con discreta acidità ed un finale discretamente lungo.

Temperatura di servizio: 7-9 °C

Abbinamenti : va molto bene in aperitivo ed anche con tapas di mare e di terra. Per chi vuole osare, invece, lo consiglio con un soufflé di mozzarella di bufala.

(M. Travaglini)

 

 

 

 

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