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L’EUROPA E L’IMPROVVISA VISIBILITA’ DELLA POLITICA “SANA”: SE DAVID SASSOLI NON FOSSE MORTO?

Editoriale/ 41

L’Europa e l’improvvisa visibilità della politica “sana”: Se David Sassoli non fosse morto?

di Pierluigi Palmieri

Nonostante la sua crescente importanza, l’aspetto culturale non è stato sufficientemente considerato come un vero ecosistema e rimane ancora percepito come una dimensione collaterale….Deve essere componente essenziale dello sviluppo sostenibile e filo conduttore per il rilancio economico in tutti i settori.  (dal documento firmato da David Sassoli e altre 23 personalità in occasione del Prix Versailles 2020)

La sana politica è possibile?

 Non ho la pretesa, né i requisiti minimi, per poter fornire una risposta esaustiva a questa domanda, ma sulla tematica mi piace condividere con i lettori le sensazioni che ho provato ( magari sono le stesse di molti di loro)  ascoltando le dichiarazioni dei  politici di ogni colore a commento della morte di David Sassoli. A scanso di ogni sospetto di polemica, premetto che fino all’undici gennaio di quest’anno la mia attenzione al ruolo e all’attività del  Presidente del Parlamento Europeo è stata molto episodica, ma, a mia parziale giustificazione, mi sento di portare il fatto che anche i media a partire dalla Rai e, passando per i maggiori quotidiani nazionali,  tantomeno le TV commerciali, cosiddette “libere”, nel biennio 2019-21 non sono state da meno.   Dell’Ammiraglia  della Televisione Generalista Sassoli era stato per un periodo molto significativo magna pars come paladino  dell’informazione “seria”, andando sistematicamente in onda  da inviato e da conduttore, ma ( quanto mi vorrei sbagliare!), nei due anni che sono seguiti alla sua elezione al vertice del Parlamento Europeo, la sua visibilità è stata pressoché nulla. All’uopo ho preso a riferimento i dati pubblicati su Wikipedia, che ovviamente  non hanno un valore assoluto ma risultano abbastanza emblematici se messi a confronto con altri politici o pseudo tali che ricoprono ruoli di ben minore rilievo rispetto a quello del nostro compianto connazionale. Ho riscontrato che le note relative alla sua biografia e al suo curriculum, che sono trenta, contengono appena sei articoli (due della   Nazione, uno del Quotidiano Nazionale, uno del Secolo XIX, uno de La Stampa, uno de Il Fatto Quotidiano e uno de Il Corriere della Sera), quasi tutti ricompresi tra la data della sua elezione (luglio 2019) e il 2020. peraltro i due articoli pubblicati sull’importante giornale di Firenze, la città di  David Sassoli, riguardano solo marginalmente la sua “politica”, come dimostrano i rispettivi titoli (Le estati pratesi di David Sassoli. Guiderà il Parlamento europeo e Un tifoso viola al vertice dell’Europarlamento), mentre poco o alcun seguito hanno avuto i pur promettenti titoli del Fatto (David Sassoli, tra fiori, pianoforte, storia e presepe. E un sogno europeo spiegato anche ai figli: “Non conta solo l’Italia”) pubblicato 3 luglio 2019 in concomitanza con l’elezione e    del Corriere (Per un rinascimento culturale dell’economia) del  7 giugno 2020.Attingendo alla stessa fonte, ho scoperto, che  il tema di quest’ultimo articolo è stato ripreso da due giornali degli altri paesi dell’Unione, lo spagnolo El pais e  il Francese Le Monde . Sassoli era tra i firmatari di un manifesto a sostegno di una “nuova visione della cultura”- La Cultura sentenzia il documento: “più che mai nell’attuale crisi, deve essere componente essenziale dello sviluppo sostenibile e filo conduttore per il rilancio economico in tutti i settori”.

Questo è’ un principio che questa  Rivista della Domenica,  va ribadendo dalla sua nascita; basta leggere i titoli, e soprattutto i contenuti,  delle rubriche “Valore & Valori” di M. Travaglini, “Il Limite” di R. Regni, “Ai confini dell’Impero” di R. Puzzu, il Dubbio di E. Di Ianni, “Io penso” di M. Martelli).  qui vale  soprattutto per rafforzare la tesi della scarsa attenzione e soprattutto dell’insufficiente  considerazione dedicata alle idee di  Sassoli  dalla politica “attiva” mentre era ancora in vita.  “Dobbiamo sguardi ai vivi, dobbiamo ai morti solo la verità “: quella politica che ho definito, con evidente ironia, “attiva” si è mostrata ligia  alla regola di  Voltaire e nelle ore e nei giorni successivi si è affrettata a dire la “verità” sull’uomo, sul professionista, sul politico e sulla sua storia di europeista convinto a cui erano state consegnate, senza grandi riflessi mediatici, le chiavi della Città di Firenze e  le chiavi d’Europa di Ventotene. Gli avversari politici (Meloni e Salvini in primis) non si sentono più tali e i suoi compagni di partito (v. E. Letta) ne parlano come la prova  ”provata” della possibilità di una politica “sana”. Sono ottimista per natura, ma questa volta, confesso che la visione in diretta televisiva della Commemorazione in Parlamento e della Cerimonia dei Funerali di Stato di David Sassoli hanno suscitato sensazioni molto diverse se non opposte. In sostanza sono stato condizionato nel primo caso dalla reminiscenza, scolastica, del virgiliano “marce sepulto”, l’invito rivolto da Polidoro ad Enea a “non parlar male dei defunti, anche se hanno avuto delle colpe”. Per i motivi detti all’inizio, non posso attribuire colpe a Sassoli, mentre non ho difficoltà a farlo per i suoi compagni di cordata per non aver adeguatamente diffuso e propagandato a tempo debito le idee del loro collega e alla parte avversa per non averle riconosciute e adottate come essenziali per una “sana” politica nell’interesse generale. Al contrario, Il riferimento all’Eneide non si attaglia proprio alle tre persone che vicinissime alla bara, nella Basilica hanno pronunciato  parole di verità “vera”.

Dalla moglie  Alessandra; “il vuoto di una perdita può trasformarsi in pieno. Un pieno d’amore. E l’amore non si divide, si moltiplica. Sarà dura, durissima ma tu ci hai insegnato che niente è impossibile”. Dal figlio Giulio:  “dopo averne cercate tante, ho finalmente trovato tre parole per ricordarti: dignità, passione e amore ( quella che hai ripetuto fino all’ultimo)”-

Dalla figlia Livia:: “Il periodo del Natale è il periodo della nascita della speranza e la speranza siamo noi quando non chiudiamo gli occhi davanti a chi ha bisogno”. Quest’ultimo è l’inizio del  messaggio di David Sassoli prima del ricovero ad Aviano che costituisce anche il suo testamento spirituale, che si completa così: “Abbiamo ascoltato il silenzio del pianeta ma abbiamo reagito, convinti come siamo che il dovere delle istituzioni europee sarà sempre proteggere i più deboli abbandonando l’indifferenza “.

Se Davide Sassoli non fosse morto queste sue affermazioni e le idee contenute nel documento di Versailles avrebbero avuto la stessa risonanza?

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