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BABBO NATALE E L’INSOSTENIBILE TENEREZZA DELL’ESSERE BAMBINI. LE LETTERINE SURCLASSANO SCRITTORI E…COMMISSIONE EUROPEA

Editoriale/38

Babbo Natale e l’insostenibile tenerezza dell’essere bambini

LE LETTERINE SURCLASSANO SCRITTORI E COMMISSIONE EUROPA

di Pierluigi Palmieri

Sono certo che Milan Kundera mi perdonerà se, solo parzialmente però, gli rubo il titolo del suo inimitabile romanzo, ma ho provato troppe volte in questi giorni quel forte senso di tenerezza che ogni volta che si avvicina il Natale i bambini suscitano immancabilmente con le loro “letterine”. Questa volta la tenerezza si è manifestata ancora più intensamente perché le espressioni dei bambini pur nella loro consueta immutabile spontaneità sono state precedute dalla paventata abolizione da parte della Commissione Europea della parola “Natale”. Il solo aver pensato di voler escludere il nome simbolo della cristianità,, in ossequio allo pseudo bon ton a cui si ispirerebbero le “linee guida per la comunicazione inclusiva”,  costituisce un paradosso che se non ci fossa di mezzo la Natività di Gesù, potremmo definire comico. La lettera di indirizzo, o meglio la “letteraccia” come è stata definita dal settimanale Panorama (questa volta sì con un termine appropriato) all’indomani della diffusione del documento di Bruxelles, portava la firma “autorevole” di Helena Dalli, Commissaria europea alla….Uguaglianza (sic). Alla faccia dell’uguaglianza! Anche se oggi sappiamo che la proposta è stata ritirata (ma quanta ”leggerezza” in questa Dalli!), restiamo ancora allibiti di fronte alla geniale proposta dei suoi burocrati i quali, evidentemente dopo “accurate” ricerche, avevano bollato come sconvenienti espressioni del tipo “Signori e Signore” (meglio “Cari Colleghi”) e omosessuale (meglio “persona gay”), per arrivare a suggerire,al fine di rispettare chi ha tradizioni religiose diverse di non pronunciare il nome di Maria (meglio Marika) e quello di Giovanni troppo caratteristici della religione cristiana. Per la parola “Natale” poi, divieto assoluto!! Di conseguenza via il relativo “albero” e via il barbuto Babbo. Al Presepe con il Bambinello neanche a pensarci. Sono convinto che almeno noi Italiani, come penso  anche i nostri cugini Spagnoli e Brasiliani, ipercattolici, non avremmo in alcun modo accettato questa sorta di suggerimenti e alla letteraccia avremmo replicato con i milioni di “letterine”  che i nostri bambini inviano a Babbo Natale, da secoli  ad ogni vigilia di Natale (le ripetizionei, il corsivo e il grassetto  non sono puramente casuali come pure quelli che seguiranno!!). Allora voglio dedicare questo editoriale alle letterine piene di tenerezza pensate dai bambini.

Mi piace però ricordare ai lettori più affezionati, e anche a chi si avvicina per la prima volta alla nostra testata, che alcuni nostri autori hanno inizialo già nel numero precedente della rivista (37 del 19-25 dicenambre 2021) a scrivere sul Natale e che questo numero è dedicato in gran parte al Natale. Infatti R. Regni conclude il suo pezzo dal titolo “Il Sacro Limite” affermando che il tempo di Natale è “tempo religioso, tempo del sacro, tempo della Festa. Tempo di riscoprire il limite e la distinzione tra il sacro e il profano”, mentre M. Martelli augura “Buon Natale” ai lettori ricordando il Principe Antonio De Curtis, il grande Totò, la cui caratteristica di uomo e artista era un altissimo senso morale che si traduceva, prima di tutto, “nel desiderio di giustizia e nel rispetto degli altri”. “Merce rara in passato, come nel presente” (soprattutto dalle parti di Bruxelles aggiungo io). M.Travaglini ci regala una regola per destreggiarci nell’incertezza delle borse e ci propone un brindisi con  un Claude Moussé couvée spéciale, mentre E. Di Ianni per questo Natale vorrebbe “certezze, alle quali poterci affidare per non perdere fiducia nei confronti della verità”. Sempre lui, nella rubrica dedicata alla poesia dialettale ci propone per Natale la poesia “Notte Sante” i cui ultimi quattro versi suonano così: Mo’, la gente di stu monne, è beate, n’è cchiù triste, pecché Dije e la Madonne,j-hanne date Gesù Criste! ( Adesso, la gente di questo mondo è beata, non è più triste,perché Dio e la Madonna hanno dato loro Gesù Cristo!) e ce ne offre una tutta sua inserisco in fondo a questo mio scritto-

R. Puzzu, il nostro artista e critico d’arte che cura la Rubrica Ai confini dell’impero, ha inserito nel “medaglione” degli aforismi della prima pagina della Rivista ripetuti riferimenti al Natale, quello nel numero 36, “Fatti un regalo per Natale, perdona qualcuno che ti ha fatto del male” e simpaticamente ironico del numero odierno “A Natale siamo tutti più buoni… è il prima e il dopo che mi preoccupa!”.

Ma che dire della letterina di Ines Casciere (sette anni da Arezzo) che scrive “Dalla Lapponia con la neve fitta fitta arriva Babbo Matale con la slitta. Tra fiocchi di neve e stelle di ghiaccio lui esclama Oh,oh, oh…che lavoraccio!!!, poi con calma se ne va in cucina a leggere la letterina.- Lascia doni, regali in tanti pacchi e se ne va sbattendo i tacchi!-

A Ines fa  eco Annachiara Cardone (sette anni da Sulmona) :“Cari genitori io la lettera a Gesù Bambino devo farla da sola, non devo copiarla al telefonino…Caro Gesù Bambino,

Tu sei nato da Maria e Giuseppe è molto contento e l’Angelo vi guarda dal Cielo e tutti sono felici. Caro Bambin Gesù vorrei avere diciotto anni per andare sulla Luna per fare l’Astronauta. Sulla Luna metterò la Bandiera italiana e farò una magia: farò scomparire i cattivi. La Luna mi piace perché è bella.

A lle due  si aggiuge Amanda Montrone Palmieri (quattro anni da Roma ma anche dall’Abruzzo, modestamente!) che ha “dettato” alla mamma quanto segue: “Caro Babbo Natale, quest’anno sono stata brava “così-così”, ma comunque vorrei dei regalini, tipo le costruzioni rosse con Babbo Natale come te sopra. Se non ci sono quelle con Babbo Natale, prendiamo quelle viola. Una bottiglietta a forma di gatto di tutti i colori oppure uno slittino. Una borsetta piccola, piccola, ma che c’è dentro una roba che mi piace (tipo una girandola).Tanti grattini e poi…basta. Ti amo tanto Babbo Natale, per favore stai sempre al mio fianco…..Ah scusa vorrei anche dei calzini di Babbo Natale e degli scarponcini caldi con un animaletto.”

Non so se voi siete d’accordo, ma trovo la forza espressiva delle letterine dei nostri bambini superi quella dei nostri articoli (compreso questo editoriale ovviamente).

Allora concludo con una ” letterina” alla Commissaria: “Carissima   Helene  ha capito che il Natale, le feste di Natale e Babbo Natale non si toccano (non può neanche immaginare la sensazione che prova un nonno quando veste i panni del simbolo della bontà!)- E’ evidente che la Sua leggerezza e quella di Milan Kundera sono agli antipodi! E scusi tanto se in questo articolo la parola “Natale” figura solo 25 volte (vada a vedere a cosa corrispode questo numero nella Tombola Napoletana). Comunque Buon Natale (e sono 26= Santo Stefano !) a Lei e ai suoi burocrati” .

A  Natale 

( di E- Di Ianni)

  Avrei comprato un pino,

              uno di quelli veri,       

    perché tu avessi l’albero a Natale.

    T’avrei donato un gioco,

  uno di quelli in voga,

       per rendere felice il tuo Natale.

    E ancora tante luci,

      milioni di faville

        per non lasciar neppure un’ombra al buio.

    Tutto per farti uguale

         ai tanti bimbi d’oggi

    che vivono il Natal quasi ogni giorno.

                    Poi m’è scappato un bacio.

                    Dormivi. T’ho guardato

            e ho letto sul tuo viso il mio pensiero…

              Fuor dalla sua pineta

            ha poco senso un pino,

             sbiadisce sotto il lustro degli addobbi.

      Anche un bel gioco tace

se chi lo dona ha fretta

      e a viver l’emozione non indugia.

      E l’ho capito, sai?

        Non so se è presto o tardi:

      è tempo che mi prenda un po’ di tempo.    

  Sarò con te a Natale!

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