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INVESTIRE NELL’URANIO ? SI, MA CON GIUDIZIO.

Economia &Finanza

INVESTIRE NELL’URANIO ? SI, MA CON GIUDIZIO.

di Mario Travaglini

La scorsa settimana abbiamo visto come la questione del nucleare sia tornata di attualità in modo inaspettato e prepotente. Tuttavia la cautela resta indispensabile se si desidera investire nella principale materia prima impiegata nel suo ciclo produttivo, perché l’uranio ha già mostrato nel passato che il suo corso borsistico non sempre si comporta secondo le attese o secondo le previsioni stilate dalle banche d’affari. Analizziamo bene il caso.

Come il petrolio, il carbone o il gas, l’uranio è un combustibile. Un combustibile molto particolare perché la sua utilizzazione nelle centrali nucleari è irreversibile in quanto una volta che un atomo di uranio ha subito una fissione non è più possibile tornare indietro. Contrariamente all’oro, riciclabile all’infinito, esso non può essere riutilizzato neppure in modo parziale né entrare in qualsivoglia filiera che ne preveda il riciclaggio. Ogni chilogrammo bruciato in una centrale deve essere quindi sostituito da un chilogrammo ricavato dalla terra. Ne consegue che il mercato fluttua in ragione dell’offerta, data dalla quantità estratta nelle miniere, dalla domanda, proveniente da tutti i reattori sparsi nel mondo e dalla quantità stoccata come riserva. Basta osservare la storia della energia nucleare per comprendere come quest’ultima giochi un ruolo dominante nella fissazione del prezzo. Negli anni cinquanta le centrali elettriche alimentate ad uranio erano state costruite non tanto per un uso civile quanto per interesse militare in quanto le scorie prodotte, essendo costituite da plutonio, potevano essere impiegate come materia prima per realizzare bombe atomiche di grande potenza. E in un contesto di guerra fredda, moltiplicare le centrali a fini civili costituiva un mezzo assai facile per produrne plutonio in grande quantità. Per alimentare quelle centrali la produzione di uranio è rapidamente cresciuta tanto che, dagli inizi degli anni sessanta il mercato cominciò a mostrare segni di sovrabbondanza. Negli anni ottanta la produzione dei paesi occidentali riuscì a rispondere largamente alla domanda mentre negli anni novanta, venuta parzialmente meno la produzione, toccò all’uranio russo coprirne il fabbisogno. I mercati cambiarono orientamento negli anni duemila quando presero coscienza, da un lato, che le miniere di uranio erano pressoché esaurite e, dall’altro, che i reattori in funzione erano cresciuti di numero e c’era bisogno di uranio in misura sempre maggiore. Seguì un periodo di panico abbastanza lungo (2003-2007) durante il quale il prezzo dell’uranio schizzò alle stelle fino a moltiplicarsi di 13 volte. Il resto è storia recente : dopo la crisi dei subprime (2008) il mercato borsistico cadde in modo verticale trascinando con sé tutti i valori, compreso,ovviamente, anche l’uranio che, solo dopo lo scoppio della pandemia, ha ripreso a correre passando da 25 a 50 dollari la libbra. Anche se da 30 anni la produzione mineraria è inferiore alla domanda, l’esperienza vissuta negli anni duemila ci ricorda che occorre essere prudenti prima di buttarci a capofitto in questo investimento . Il rialzo recente del prezzo dell’uranio non è assolutamente legato ai fondamentali del settore nucleare bensì al rialzo dei prezzi di tutte le fonti di energia nel suo complesso. Alla luce di questi fatti mi sembra prematuro affermare che l’uranio possa entrate a breve termine in un nuovo magnifico super ciclo rialzista per il semplice fatto ché il suo prezzo per il momento resta correlato a quello del petrolio e del gas naturale . Oggi è dunque più sicuro, così stando le cose, investire in quelle imprese che producono energia a partire dell’uranio ovvero in quelle imprese alle prime collegate per la fornitura di attrezzature. Per questi attori la crescita è stata già programmata dai poteri pubblici di tutti gli stati ma l’effetto leva sull’uranio, massacrato dal 2008 in poi, promette di essere molto lucrativo.

⭐️ Nell’intesa ormai consolidata che occorre avere prudenza in ogni fase in cui si negoziano valori mobiliari, concludo segnalando i migliori ETF sul l’uranio:

North Shore Global Uranium Mining ETF ISIN US3015057157 ⭐️ ⭐️⭐️ ⭐️ ⭐️ ⭐️ ⭐️ ⭐️ ⭐️ ⭐️ ⭐️ ⭐️ ⭐️ ⭐️ ⭐️

Global X Uranium ETF ISIN US37954Y8710

Horizons Global Uranium ETF ISIN CA44055K1075

Resto sempre dell’idea che l’importante non è spiegarsi ma capirsi;

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