CHI LEGGE E’ LIBERO: “IL LIMITE” PRESENTATO A MONSELICE

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 Il Limite / REGNI / 173

La lettura oggi appare davvero sempre più come un gesto sovversivo e liberatorio,

che ci sottrae all’incanto ipnotico dei social.

 

 Il libro è un medium tecnico. Noi pensiamo che solo il computer o la televisione rappresentino degli strumenti tecnici ma non è così. La stessa scrittura è una tecnologia dell’informazione.  Da quando è stato inventato, il libro ha modificato la cultura, la società e la mente degli esseri umani. Infatti i mezzi di comunicazione di massa interagiscono con il corpo e con la mente.

Certo, per leggere dobbiamo stare fermi e imparare a leggere non è naturale per un bambino, è una forma di costrizione. Ma che cosa ci ha regalato questo strumento che si tiene in una mano ed ha oramai molti secoli di storia? Ci ha regalato l’introspezione, l’astrazione, l’immaginazione, la critica. Leggere significa immergersi in una storia, saltare fuori dalla situazione reale e immaginarne un’altra. Leggere ci aiuta a capire. Il libro diventa come un amico con cui intessere una conversazione ininterrotta. Leggere significa pensare e usare il senso critico. Sì, perché ci vuole docilità per seguire le argomentazioni dell’autore ma poi il testo letto fa sorgere domande e sviluppa la critica.

Come ogni tecnologia, il libro produce sia una fisiologia che una patologia. La patologia della lettura è quella denunciata tra gli altri da Nietzsche, per il quale gli unici pensieri vivi sono quelli nati camminando e non sotto la scossa della lettura di altri libri. Il libro produce l’erudito ruminatore di pensieri già pensati, la lettera che uccide lo spirito e può allontanare dalla vita. Ma il più delle volte il libro è un amico, conversando con il quale, le idee si accendono e si viene ricondotti a pensare la vita. È stato detto che il libro è uno specchio, dipende da chi vi ci specchia. Infatti non ci sono testi senza testa.

Oggi, se ci si guarda intorno, in treno o in un parco, sulla metropolitana o al bar, non si vedono quasi più persone con un libro in mano. Leggono, sì, sugli schermi, ma il più delle volte li guardano, li “scrollano”, l’occhio scorre veloce sulla notizia e si sofferma sulle foto. La lettura oggi appare davvero sempre più come un gesto sovversivo e liberatorio, che ci sottrae all’incanto ipnotico dei social.

Chi legge è davvero libero. Ed hanno ragione gli amici di Monselice, in provincia di Padova, ad aver intitolato una loro rassegna culturale “Chi legge è libero”. E proprio a Monselice verrà presentato il libro che è stato tratto dagli articoli pubblicati su questa rivista il cui titolo ricalca quello di questa rubrica. Perché proprio Monselice? Perché in questa bella cittadina dei Colli euganei, quelle tipiche colline coniche di origine vulcanica che si stagliano inaspettate nella pianura padana, non lontana da Abano e Montegrotto, luogo di terme e di riposo vacanziero, da più di vent’anni è in corso una lotta contro chi quel paesaggio lo vorrebbe devastare. Infatti sino a non molto tempo fa si concentravano in quel comune tre industrie del cemento che avevano scavato profonde ferite nelle colline che caratterizzano le colline.  Un movimento di protesta cittadino ha dato vita al comitato “Lasciateci respirare”, nato spontaneamente dalla rivolta contro queste industrie insalubri che minacciavano la salute delle comunità che vivevano vicino alle fabbriche. Dopo anni di lotte, due delle tre imprese sono state chiuse, ne rimane una terza che continua a scavare la montagna e ad emettere ogni sorta di inquinati nell’aria, nell’acqua e sul terreno. Lì la forza del movimento spontaneo della società civile è cresciuta anche perché i cementifici, con il loro fortissimo impatto ambientale, erano e sono in rotta di collisione con la presenza del Parco regionale dei Colli Euganei che tutela e protegge le sorgenti termali e le bellezze paesaggistiche che sono tra le risorse che hanno reso famosa la zona.

Gli amici di Monselice li abbiamo conosciuti quando a Gubbio abbiamo realizzato un incontro con i diversi comitati che lottano in Veneto come in Campania come in Puglia perché queste industrie vengano delocalizzate, vengano controllate da autonomi e autentici enti terzi, vengano sottoposte alla Valutazione di Impatto Ambientale e, se necessario, vengano chiuse. Certo nel prospero Veneto riassorbire la manodopera è più facile, ma non credo che si possa più tollerare l’aut-aut che così tanti danni ha provocato e provoca al nostro paese: inquinamento o lavoro.

Di questo e di altro si parlerà venerdì presentando Il limite. Questo impegno ci riguarda, un testo nato da queste esperienze di contrasto alla minaccia ambientale e alla salute.

Leggiamo dunque. Aprire un libro, cominciare a leggere. Un gesto semplice, quotidiano, eppure magico, potente. Perché i libri sono vivi, parlano della vita e fanno venire in mente di farla vivere.