LA CATTEDRALE DEI MARSI SFIDA DELLA RIPRESA POST-TERREMOTO

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Attualità /Paolo Rico/172

Cent’anni fa la nascita della moderna Diocesi dei Marsi, trasferita da Pescina, dov’era approdata nell’antichità da San Benedetto dei Marsi. Mobilitazione di fedeli e autorità intorno ai quattro vescovi degli ultimi decenni ecclesiali locali. Ad Avezzano (L’Aquila) il 75.nnale della consacrazione

 

«Da quanti secoli e generazioni (…) Dio è adorato dai figli e dalle figlie di questa terra!»

ss Giovanni Paolo II – Avezzano – 24marzo 1985 – omelia in piazza Risorgimento

 

 Monumento della storia marsicana è la cattedrale, nel centro di Avezzano. Non perché abbia di recente solennizzato il LXXVII[1] della consacrazione post-bellica; piuttosto, per la valenza simbolica di edificio collettivo, eretto dopo l’ecatombe tellurica del 13 gennaio 1915. Quasi testimonianza di tenace volontà sociale di rinascita e rivitalizzazione del territorio, formalizzata con marcatori della funzionalità ovvero delle dinamiche organizzative della quotidianità (come può essere interpretato un ambiente di attività religiosa della comunità, una chiesa). Ma a tanta pregnanza, perfino civile, della cattedrale non corrispose mai un’agevole procedura di insediamento dei vescovi. Obiettivo, che fu colto attraverso durissime polemiche, non solo urbanistiche e progettuali, ma anche socio-religiose. Il difficile precedente del trasferimento ad Avezzano nel 1924  – dunque, un secolo fa –  dell’originaria e consolidata sede diocesana di Pescina, nella nuova scelta residenziale dell’allora vescovo mons. Pio Marcello Bagnoli, fortemente determinato nel perseguirla ed abile nel convincere l’allora papa Pio XI, che con la promulgazione della bolla Quo aptius,  pose fine alla querelle.

Fu poi il dibattito urbanistico a complicare il tutto per la realizzazione di una cattedrale ad Avezzano. Il luogo di culto doveva essere eretto per consentire una cathedra per il proprio vescovo, messo finalmente nelle condizioni di esercitare il mandato pastorale, catechetico e gestionale propri della funzione. Bisogna, infatti, tornare molto indietro negli anni per comprendere il travagliato avvio dei lavori che portò,quasi 30 anni dopo, alla reale presenza operativa della cattedrale nella città di Avezzano. Già nel 1920 furono, infatti, depositate alcune petizioni popolari, richieste informali di fedeli e di clero, rivolte all’autorità religiosa pescinese, per una sollecita ricostituzione della diocesi del circondario nella città-martire del sisma, già destinata a rappresentare in qualche forma visibile il capoluogo marsicano. Non mancarono ovviamente opposizione e resistenze all’auspicata ricollocazione diocesana, risolte, come si è precisato, dall’insindacabile autorizzazione pontificia.

Ma solo nell’autunno del 1930, pronto il progetto dell’urbanista Sebastiano Bultrini (Villa Romana fraz. di Carsoli 1867 – Roma 1936), l’impresa tedesca dell’ing. Rodolfo Stoëlcker inaugurò il cantiere per costruire la cattedrale. Ahinoi, i lavori si interruppero quasi subito. La lesina finanziaria pubblica rappresentò il laccio stretto al collo del programma costruttivo del tempio avezzanese. Tanto che solo nel 1938 il Duce, in visita istituzionale ad Avezzano, di ritorno da un’ispezione alle esercitazioni militari in corso nella Piana del Cavaliere, si risolse a sbloccare i finanziamenti necessari all’ultimazione dell’opera, pronta nel triennio successivo. Cosicché il 22 gennaio 1942 la Cattedrale poté essere ufficialmente consacrata e riconosciuta chiesa-matrice diocesana, secondo le prescrizioni canoniche. Però, un bombardamento di aerei dell’alleanza occidentale, nel 1944, determinò seri danni non strutturali, cui si pose mano sulla scorta del progetto consolidativo dell’ing. Giuseppe Mazzocca. Solo nell’autunno del 1949 la cattedrale potè essere nuovamente consacrata, con dedicazione a san Bartolomeo, compatrono di Avezzano,  e definitiva riapertura ai fedeli.

Insomma, la vicenda costruttiva dell’opera  – assai problematica e particolarmente balbettante nella tempistica esecutiva dell’intervento edilizio, finanziario e insediativo –  le ha attirato il sardonico nomignolo di «cattedrale introuvable», con impreciso riferimento al parlamento della Francia Rivoluzionaria più tetragono ai voleri della corona. Quel che è, per contro, «retrouvé» la perseguita identità diocesana della chiesa, per certo qual genere, vicina al funzionalismo dell’edilizia sacra di un Le Corbusier, ma, più convintamente, ascrivibile al razionalismo compositivo di matrice americana, centrale nell’espressività architettonica novecentesca italiana.

Pur nella sua organizzazione spaziale e nel dialogo con il contesto urbano d’epoca, la struttura si presenta filologicamente organica nell’esegesi stilistica duale dell’esterno e degli interni. L’uno, proteso ad un’imitazione neo-rinascimentale: con facciata a tre livelli ed altrettanti portali, arricchiti da rosoni ed incorniciati da lunette in mosaico con Cristo, al centro, e, lateralmente, la Madonna di Pietraquaria e l’altro compatrono della città, san Bartolomeo. Dentro, malcelatamente neogotico, per verticalità;  concatenazioni a scatola; pianta a croce latina; tre navate con volte a crociera; bipartizione tra santuario e longitudine laicale; illuminotecnica celeste dalla cupola ottagonale; lastroni rettangolari in marmo per pavé e perfino 2 organi aggettanti sui balconcini laterali della semicupola, a corona dell’altare in marmo di Carrara come il resto absidale.

oto ripresa dalla diretta Rai della Santa Messa domenicale)

Proprio quel che evidenzia la contemporaneità formale del prodotto, soprattutto nella scelta logistica ascensionale, che pone, infatti, la chiesa… in cathedra grazie ad una scalea piramidale in pietra a sollevamento dell’attacco a terra. Forte richiamo all’eminenza della funzione etica della cattedrale, davvero monumento della storia marsicana[2] Come messo in risalto dalle cerimonie del 75.nnale, presiedute dal vescovo Giovanni Massaro, affiancato dai predecessori, Armando Dini (1990-1998); Lucio Renna (1999-2006) e Pietro Santoro (2007-2021). Occasione, per ripetere  – mutatis mutandis–  che la chiesa trinitaria si sostanzia nella sua unicità divina ovvero, laicamente, che la Cattedrale di Avezzano è l’unico concentramento delle popolazioni fedeli della diocesi dei Marsi. 

[1] La consacrazione inaugurale della cattedrale della nuova Avezzano post-terremoto fu il 22 gennaio del 1942 quando diventò chiesa madre della diocesi dei Marsi. Ma quasi due anni dopo subì evidenti, ma non irreparabili, danni da un bombardamento alleato. Si imposero perciò opere di riparazione, ultimate le quali si poté promuovere una successiva riconsacrazione il 4 settembre 1949.

[2] In un ideale registro della monumentalità storica della Marsica si potrebbero inserire in forma aperta e certamente implementabile, assieme alla Cattedrale di Avezzano, numerose testimonianze delle tappe progressive della società del circondario. Ad esempio: a) per l’archeologico: caverne e palafitte (Celano; Ortucchio; Trasacco); mura pelasgiche e Alba Fucens (Massa d’Albe); cattedrale di Santa Sabina (San Benedetto dei Marsi); portale chiesa di San salvatore di paterno (castello di Celano); cunicoli di Claudio e collettore dell’Incile (Luco dei Marsi e Avezzano); castello trecentesco (Celano); teatro Talia (Tagliacozzo); castello Orsini (Avezzano); piani Palentini (Scurcola Marsicana); Tratturo Magno (Celano); b) per la modernità: Concentramento; Liberty residenziale e unica abitazione non-terremotata 1915 via Garibaldi (Avezzano); opifici saccariferi e cartochimici (Celano; Avezzano); conchiglia ferroviaria in gallerie Capistrello-Pescocanale ; c) per le personalità: Tommaso da Celano (Tagliacozzo); I: Silone (Pescina); M. Pomilio (Paterno fraz. di Avezzano); d) per l’infrastrutturale, A-25; Telespazio (Ortucchio); eolico (Collarmele); impianti ski di monte Magnola; PNALM e pal. Sipari-Croce (Pescasseroli); Gole di rio Foce (Celano); Zompo lo Schioppo (Morino); piccole centrali idroelettriche (lungo il fiume Liri, in Valle Roveto); Banca del Fucino (Roma-Avezzano).