” I POETI DELLE GRANDI CITTA'” – SYDNEY SIPHO SEPAMIA

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Sydney Sipho Sepamla è stato uno dei principali esponenti del movimento letterario noto come i “poeti delle grandi città”, un gruppo di scrittori che ha saputo catturare la complessità e l’intensità della vita nelle township sudafricane come Soweto, Langa e Kwa Mashu.

La sua poesia, pur condividendo l’urgenza e la rabbia autoaffermativa tipica del contesto urbano nero del Sudafrica, si distingue per una visione più ampia e sfumata. Sepamla non si è limitato ad esplorare temi politici, come molti dei suoi contemporanei, ma ha saputo integrare riflessioni esistenziali, culturali e sociali, nell’offrire una prospettiva complessa e stratificata della realtà sudafricana.

La sua produzione poetica è caratterizzata dall’uso della satira e di immagini che rivelano un forte legame con il territorio ed il vissuto suo e dei suoi concittadini. In Soweto I Love” (1977), ad esempio, Sepamla paragona la township ad una pasta in fermentazione, nell’evocare con forza la tensione e la sofferenza che permeano quel luogo. Questa raccolta è stata censurata durante l’apartheid  a testimonianza della potenza e  rilevanza del suo messaggio.

Ancheil volume To Whom It May Concern, definita come un esempio di autoconservazione, ha avuto un profondo impatto per la sua capacità di mescolare critica sociale e introspezione personale.

Sepamla nell’utilizzare come immagine ricorrente la metafora della RAGAZZA NERA ha avuto modo di esprimere la situazione del continente e della popolazione nera sudafricana in modo poetico e viscerale facendo della ragazza nera il simbolo dell’Africa. Questo simbolismo traspare anche nei suoi romanzi, come La radice è una (1979) e Un giro nel turbine (1981), dove l’autore esplora la quotidianità di Soweto, inclusa la rivolta che ha scosso la township, con un linguaggio accessibile ma permeato di significato.

I primi anni Ottanta vedono Sepamla,collaborare con il periodico Staff Rider, che divenne uno spazio fondamentale per la letteratura proveniente dalle township. Anche in questo contesto, la sua opera ha continuato ad essere un mezzo, tra denuncia sociale e riflessione umana, per raccontare la vita dei neri sudafricani.

Sepamla, che ha trascorso la maggior parte della sua vita a Soweto, ha rappresentato una voce potente e influente nel panorama culturale sudafricano. Il suo impegno non si è limitato alla sfera letteraria: è stato un membro attivo dell’Associazione degli Scrittori di Medupe, contribuendo allo sviluppo di una letteratura di protesta durante uno dei periodi più oscuri della storia sudafricana. 

 

SILENZIO

Sferzi la mia perversità con una frusta
una rozza correggia di carne essiccata
sino a che le rosse ferite mi invogliano a piangere
Ma non mi uccidi a colpi di silenzio

Ai morsi della mia fame
neghi il pane ed il suo lievito per la vita
Al punto che io sia disseccato come una foglia d’autunno
Ma non mi uccidi a colpi di silenzio

Lusinghi le mie orecchie con promesse
Infiorate da una lingua esperta
Perché forse io canti come vuoi tu
Ma non mi uccidi a colpi di silenzio

Oh! I nostri occhi non guardano
coloro che colpiamo con il silenzio
Perché noi siamo sposi del tempo
che si affretta e galoppa giorno e notte.
Mentre il nostro silenzio langue in prigione.
In notte.

QUESTO NOSTRO TEMPO

Questo nostro tempo
fa ronzare le api di rabbia
impregna gli animi di parole smisurate
e prepara il giorno del capestro notturno.

Questo nostro tempo
rode il midollo del muscolo del dolore
gonfia il cuore di amarezza con pose incuranti
e fa della giustizia una opportunità

Questo nostro tempo
s’inchina davanti al sospetto
moltiplica le menzogne nelle poltrone a dondolo
sposa la verità sull’altare del diavolo

Questo nostro tempo
nutre troppo il presente del passato
capovolge ogni immaginazione
e rovina la coscienza con l’ambizione

Questo nostro tempo
graffia il dorso della scimmia
mangia fiamme davanti al pubblico invitato
e tinge la pelle per il proprio sudario

Questo nostro tempo
ascoltare il rumore delle foglie che cadono
guardare i relitti di auto sinistrate
e cedere davanti al compromesso

Questo nostro tempo
affondare i denti in un frutto marcio
bere l’acqua dei pozzi avvelenati e
cantare dei vecchi inni a delle veglie funebri

Questo nostro tempo è solo un poco inquinato.