DALLA TOSSICA PLASTICA… QUASI “BUON” PETROLIO. MOLISE, CAPOFILA ITALIANO NEL RICICLO DI POLIMERI PER ALTERNATIVE PRODUTTIVE PULITE.

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Attualità /Paolo Rico/173

«Anche la terra respinge la plastica e non la digerisce. Se piantata, non dà alcun frutto. Il mare non se la porta sul fondo e la ripone sempre su battigia o a pelo d’acqua».

Elisabeth Wisler

 

 Portento dell’economia circolare:  plastica, che diventerà combustile; materiale inquinante per dar vita, però, ad un’alternativa pulita. Come avverrà in Molise con un trattamento unico in Italia e rare analogie in Europa e nel mondo. Quel che permetterà di produrre bioGreggio (detto anche bioOlio) a disposizione, ad esempio, del motore controllato dei termovalizzatori o di cementifici ed  di ulteriori tecnologie impattanti, quali altiforni per chimica industriale di trasformazione pesante.

Sono pronti 20milioni per l’investimento, da impegnare nella riconversione di uno stabilimento, da tempo inoperoso, nei pressi di Isernia, a Pettoranello di Molise, piccolissima comunità con poco più di 450 anime. L’operazione  – straordinaria, per propositi produttivi e dimensioni logistiche –  conferma la pionieristica ambizione della Regione Molise di guidare, nel nostro Paese, le virtuose pratiche a tutto tondo dell’ecogestibilità  dei rifiuti, in particolare, delle plastiche, sicuramente più rischiose per la salute umana e per l’equilibrio dei territori; ma pure difficilmente smaltibili, quando non finiscono accumulate colpevolmente su coste e mari.

L’unità di Pettoranello, sarà in grado di lavorare 40mila tonnellate annue di materia prima in ingresso. Grazie ad una decina di selettori ottici si potranno suddividere le plastiche per colore di legge e tipo polimerico dopo essere state   ridotte a micromateriali nanofrazioni di pellicole poliolefiniche ovvero in versatile gamma di resine. Un applicativo di pirolisi permetterà infine, tramite ordinario processo di decomposizione ad elevatissima temperatura, la sostanziale liquefazione  o, meglio, fluidificazione della plastica aggredita.

Risultato: un’alternativa costitutiva (nuovi polimeri per altre destinazioni produttive), fonte energetico-trasformativa di oggetti sostenibili, che sbarra definitivamente la strada alreimpiego endotermico delle plastiche o  ad  un loro smaltimento in discariche ad alto tasso di suscettività inquinante del sottosuolo. Quest’intervento molisano è il coronamento  di ogni strategia anulare di riconversione sostenibile degli scarti. Il conseguimento di una pianificazione integrata del trattamento, a fini ecofungibili, dei materiali plastici tossici e nocivi. Praticamente, fine della storia-killer di un veleno poliverso  – le plastiche, appunto –  della nostra confortevole quotidianità. Vie-en-rose, messa, invece, in grado di ricorrere da ultimo ad accettabili produzioni pulite, ottenute con quei nuovi polimeri bonificati  – per così dire –  pur estratti dalla combustione sorvegliata delle insane plastiche.

Le “Isole” di plastica nei mani della terra ((Foto ripresa da trasmisione RAI come l’immagine di copertina)

A Pettoranello si otterranno 15mila tonnellate l’anno di materia prima da avviare al mercato delle novità plastiche, chimiche e petrolchimiche, permettendo l’eliminazione degli sprechi, esaltando, perciò stesso, il valore aggiunto dell’economia circolare, quel processo, cioè, che punta all’integrazione coordinata tra materia vergine originaria, ambientalmente problematica, e i nuovi esiti ecocompatibili. Quanto si registra nei tre impianti isernini del comparto: opifici in grado di coprire l’intera catena del rifiuto, escludendo la raccolta delle plastiche.

 Significativo sottolineare, quindi, l’interconnessione lavorativa nei 3 insediamenti attivi a distanza molto ravvicinata. Tale da prefigurare una sorta di centro di alta specializzazione, da cui scaturisce un full out di benefici logistico-funzionali; distributivo-commerciali; occupazionali; professionali; infrastrutturali e di servizi. In proposito, da rilevare lo spessore sociale, , implicito nell’investimento, sul piano dell’istruzione e della formazione locali. La scuola del territorio  – nella sua componente didattica e di orientamento –  potrà trovare in quest’articolato intervento lo strumento ideale per armonizzare scelte di pianificazione socio-economico-culturale, rivolte ad un radicamento in situ della forza-lavoro giovanile, ancora oggi sottoposta al travaglio tipicamente meridionale dell’export di intelligenze; della fuga di cervelli; dell’emorragia di potenziale sviluppo endemico e di prospettive per la domanda di competenza e di competitività.

«Più che una sostanza la plastica è l’idea stessa delle sue infinite trasformazioni: è, come indica il suo nome volgare, l’ubiquità resa visibile». Così, sorprendentemente, dal pensatore Roland BARTHES un’icastica considerazione… sulla naturale duttilità della plastica. Un aforisma, che sembra anticipare lo scenario descritto per l’industria di Pettoranello di Molise. Dove nel plus delle novità commerciali pulite di nicchia  – ottenute da un riciclo quasi interminabile della tossica plastica –   sta benissimo il minus del peccato originale della materia prima pericolosa, adeguatamente trattata con tecnologie di duplicazione bonificata dello stesso ceppo costitutivo delle plastiche.

Si segnala come un tratto modernizzatore di un’economia globale, contaminante; ma opportuna e progressiva per la crescita di un territorio marginale del Mezzogiorno in affanno: – Te beata terra, gridai!, con possente parafrasi foscoliana[1] verrebbe allora voglia di chiosare…

[1] U. FOSCOLO, A egregie cose il forte animo accendono l’urne de’ forti, o Pindemonte, sta in: Dei Sepolcri, verso 21, 1807.