MINIERE AURIFERE: BILANCIO E PREVISIONI (parte seconda)

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Valore & Valori 166

di Mario Travaglini

Come accennato nel mio post precedente, gli sviluppi del mercato e del settore minerario rappresentano l’80% dell’evoluzione del prezzo di un titolo minerario, mentre i fondamentali della società in quanto tali hanno solo un piccolo impatto intorno al 20%. Come possiamo allora distinguere le buone compagnie minerarie da quelle cattive? E soprattutto, è il momento giusto per entrare nel mercato considerando che le compagnie minerarie dovrebbero presto terminare il loro viaggio attraverso il deserto ?                                                                     In via preliminare c’è da individuare i fattori che influenzano la valutazione di una società di estrazione dell’oro.  Questo può essere fatto attraverso una analisi  del peso dei diversi indici finanziari. Un primo indice è quello dato dal  rapporto  prezzo/valore contabile, un secondo dal prezzo/utili. Questi due indici  sono indicativi ma instabili e possono persino fuorviare gli investitori. Altri due indici :  prezzo/vendite e debito/capitale tendono a riflettere meglio la situazione attuale del mercato dell’oro, anche se non sono perfetti. Ricordiamoci, tuttavia, questi fattori, pesando solo per il 20% sul bilancio, non possono sostenere da soli la base decisionale per un  investimento in un determinato titolo aurifero. A costo di semplificare in modo eccessivo ripeto: i titoli  minerari auriferi mostrano una volatilità superiore alla media perché sono influenzati da una serie di elementi esterni disarmonici e la loro volatilità giornaliera raramente corrisponde a un cambiamento rilevante nei fondamentali delle società interessate. Questo spiega perché investire in titoli minerari d’oro e d’argento può essere paragonato alla Champions League degli investimenti, tanto per usare una formula cara a tutti gli  appassionati di calcio. Ma come stanno andando le società che operano nella estrazione dell’oro? Complessivamente la loro  performance operativa è buona, tendenzialmente  ottima considerando che  probabilmente siamo all’inizio di un ciclo di fusioni e acquisizioni  che dovrebbe consentire ai produttori di ricostituire le proprie riserve. Le buone ragioni per investire nel settore minerario le sintetizzo nelle seguenti:

  • free cash flow elevato e crescente,

  • programmi di riacquisto di azioni proprie,

  • rendimenti da dividendi storicamente elevati,

  • bilanci stabili, gruppi dirigenziali più conservatori e una significativa riduzione del debito. »

A tutto questo c’è da aggiungere una ulteriore considerazione, ovvero che le azioni aurifere sono state scambiate durante gli ultimi otto anni ad un prezzo sempre inferiore alla media standard delle azioni di borsa, come mostra il  grafico che segue:

Questo quadro, tuttavia, non è idilliaco né privo di ombre. Né individuo almeno due : la prima riguarda il tempo medio di messa in produzione delle miniere, che nel caso dell’oro si estende per oltre 15 anni dalla fase di scoperta; la seconda riguarda l’incombente carenza di personale qualificato, considerando che ma maggior parte andrà in pensione entro il 2029 .

Soppesando i pro ed i contro, il divario di valutazione delle società di estrazione dell’oro rispetto all’oro quotato in borsa appare ampiamente esagerato, soprattutto alla luce del significativo miglioramento dei fondamentali del  settore. Tutto questo mi porta a concludere che il comparto dell’estrazione dell’oro è estremamente sottopesato nei portafogli finanziari degli investitori, portafogli che se osservati nell’intervallo di tempo tra il 2011 e il 2024 mostrano come la componente degli Etf minerari sia passata dal l’1,4% allo 0,27%, ossia 5 volte meno rispetto al 2011. Vedere grafico sottostante.

Qualcuno si starà verosimilmente ponendo questa domanda finale: ma quanto potrebbe apprezzarsi il settore dell’estrazione dell’oro? Dovremmo aspettarci che moltiplichi per tre o per  quattro i valori attuali?

La risposta ……al prossimo articolo. Buone Vacanze.