La gestualità del piede calzato nel calcio

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di Giuseppe Mazzocco  

       “La calzatura sportiva è la rappresentazione di uno sport, tant’è vero che, spesso, le grandi manifestazioni sportive scelgono come simbolo una scarpa tecnica, in modo che qualsiasi persona possa associarla immediatamente alla disciplina corrispondente e gli atleti che si ritirano dall’agonismo dichiarano di appendere le scarpe al chiodo”.

   Queste frasi, riportate nell’introduzione del lavoro in esame, anticipano un indice che, dopo una breve “storia del calcio”, riporta un intero capitolo sull’“evoluzione delle specifiche scarpe”.

   L’Autore parte (riportando delle “curiose” foto) dalle prime scarpe da calcio (con le strisce di cuoio sotto), quelle con i primi tacchetti in cuoio (intuiti e realizzati dal geniale Adi Dassler, nel 1925), altre con tacchetti di gomma, “inventati” successivamente (1949), fusi con la suola, e quelle con i tacchetti intercambiabili, avvitabili sulla suola e realizzati in materiali diversi.

   Da queste idee nacquero sperimentazioni e, quindi, nuovi tipi di scarpe che hanno ottimizzato il contatto col terreno, migliorando la prestazione tecnica e garantendo una grossa prevenzione per i traumi subiti dal segmento piede.

   Il capitolo successivo, infatti, è dedicato al piede, alla specifica morfo-funzionalità, ai paradismorfismi dell’età scolare e del periodo successivo ed alle patologie più comuni, che si rilevano nel mondo del calcio.

   Presentati la scarpa da calcio ed il piede, il lavoro li “mette assieme” nei vari stadi dello sviluppo, riportando un intero capitolo sulle “scarpe da adulto e da bambino” e facendone dei parallelismi tecnici.

   Il lavoro diventa ancora più “prezioso” quando analizza la parte sperimentale. Ai duecento giocatori coinvolti nella ricerca è stato consegnato un questionario, per individuare eventuali problemi creati dall’uso di scarpe da calcio, con la richiesta di riportarne le specificità.

   L’analisi dei risultati (corredata con precise statistiche relative alle singole risposte) fornisce un quadro completo dei problemi che le scarpe da calcio possono creare e l’elenco dei “suggerimenti” che ogni intervistato ha riportato.

   Il 36% dei soggetti ha dichiarato che le scarpe da calcio creano problemi, anche se non tutti di rilevanza prettamente traumatica.

   A volte si riportano situazioni di “calzata scomoda”, oltre che quelle legate a vesciche ed a compressioni eccessive, viene indicato quasi da tutti il fattore “durezza” dei materiali.

   La seconda parte dell’indagine sposta l’attenzione sullo studio della gestualità specifica dei vari momenti delle azioni calciate.

   L’Autore inizia riportando il concetto di “stroboscopia chinesiologica” e presenta il percorso tecnico che ha creato, per l’esame cui sottopone i ragazzi testati: lo slalom (guida della palla con percorso a serpentina prefissato), il palleggia, il passaggio ed il tiro.

   L’indagine (che usa la macchina fotografica stroboscopica, a sviluppo immediato e con otto immagini successive sulla stessa foto) vuole rilevare la zona d’impatto piede-palla, la posizione corpo-palla e quella corpo-ambiente, tutte con particolare riguardo al piede.

   Due scatti fotografici, per ognuna delle quattro “stazioni tecniche”, documentano lo slalom (è richiesto di condurre la palla tra un percorso di “cinesini”), il palleggio (è richiesto di prendere la palla in mano, di farla cadere per terra e di iniziare, poi, a palleggiare), il passaggio (è richiesto di fare un passaggio ad un compagno messo di fronte) ed il tiro in porta (tirare il pallone in porta).

   Il lavoro, come iconografia specifica, riporta l’esame di venti foto stroboscopiche, prese fra le più significative, e registra l’analisi dettagliata e molto precisa delle singole posture, concludendo con “giudizi” tecnici e valutazioni chinesiologiche.

   Viene, tra l’altro, “precisato” il grado di coordinazione, l’impaccio gestuale, l’equilibrio rispetto al piede “statico” (quello d’appoggio) ed al “dinamico” (quello del calcio), il punto di contatto piede-palla ed il rapporto dei vari segmenti corporei in tutte le posture “fissate” dagli scatti stroboscopici.

   Il lavoro, corredato da una precisa bibliografia (essenziale per i riferimenti che offre), ha il “gusto” della novità, non tanto tematica, ma, sicuramente, tecnica, per il modo di fare indagine.

   Parte dall’esame della scarpa, porta il discorso sul gesto e sull’analisi stroboscopica dello stesso e, tornando all’importanza del contato calcistico, arriva alla considerazione che sottolinea l’importanza della calzatura, come prezioso tramite tra il piede e la palla.

   Fondamentale, per il progetto di ricerca, è stata la fotografia stroboscopica a sviluppo immediato (otto scatti nella stessa lastrina), con un intertempo precisato, che ha permesso l’esame delle varie gestualità, non solo ai fini dell’indagine, ma per l’educazione motoria dei ragazzi esaminati.

Premio Nazionale ANATRIPSIS – Le culture manipolative, le scienze motorie e le aree pertinenti fra storia, metodologie applicative ed aspetti professionali – Edizione 1998.