HomeLa RivistaC’E’ UN NUOVO ORDINE MONDIALE CHE STIAMO SOTTOVALUTANDO ?

C’E’ UN NUOVO ORDINE MONDIALE CHE STIAMO SOTTOVALUTANDO ?

Valore & Valori 162

di Mario Travaglini

  Le politiche periferiche hanno perso molto del loro interesse perché spesso ridotte a squallide dispute tra politici impreparati, senza merito e senza orizzonti in quanto mirano unicamente a coltivare i loro orti con lo scopo di rimanere a galla, gestire il quotidiano e continuare a beneficiare di introiti ingiustificati.   Rimane la megapolitica, questa sì che è stimolante,con le sue correnti profonde, per lo più invisibili, che trasportano la Storia e influenzano e dirigono anche le tendenze primarie dei mercati. Preso dalle questioni economiche e finanziarie delle ultime settimane (BCE, inflazione, Amazon etc.) avevo lasciato in sospeso un fatto molto importante, passato quasi sotto silenzio per lo scarso peso mediatico riservato al viaggio di Putin in Cina. Rileggendo le cronache e gli atti ufficiali mi sono reso conto che sta arrivando un nuovo ordine mondiale che darà al nostro futuro un indirizzo diverso. I resoconti ci dicono che Vladimir Putin ha visitato Pechino tra la fine di maggio e gli inizi di giugno. Sicuramente ha ricevuto una delle accoglienze più calorose di sempre. Non è stata  semplicemente una questione di convivialità, ma soprattutto un segnale di un grande cambiamento nei rapporti di potere tra i governi del mondo. Ho riascoltato con attenzione una dichiarazione  rilasciata in modalità anonima da un analista di vecchio pelo della CIA il quale ha riferito testualmente che ”Si tratta di uno spostamento tettonico negli equilibri di potere a livello globale. L’intesa tra Russia e Cina segna anche la fine dei tentativi da parte dei neofiti della politica estera americana di creare un cuneo tra i due paesi. La relazione triangolare è diventata una relazione due contro uno, con gravi implicazioni, in particolare per la guerra in Ucraina. Se i geni della politica estera del presidente americano Joe Biden continuano a negare, l’escalation è quasi certa».

Affermazioni sicuramente dure, ma che possono essere condivise soprattutto alla luce degli avvenimenti storici che si sono manifestati negli ultimi tre decenni. Infatti, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, gli esperti di sicurezza e gli strateghi geopolitici hanno trovato conforto in quella che pensavano fosse l’eterna animosità tra Russia e Cina. I due Paesi condividono un lungo confine e una lunga storia di reciproca sfiducia. Ma oggi qualcosa è cambiato. I due vecchi avversari si abbracciano e alla fine degli incontri rilasciano una dichiarazione congiunta lunga quasi 8.000 parole che per molti versi  è più importante di quella del febbraio 2022 quando, annunciando il loro  partenariato, dissero che si sarebbe realizzato  “senza esclusione di colpi”.

Scorrendo con attenzione la relazione si possono cogliere almeno tre aspetti importanti. In primo luogo, proclamano apertamente un nuovo ordine mondiale a capo del quale non ci sarà più l’America per una ragione molto semplice: lo status e il potere dei grandi paesi emergenti e delle regioni del Sud continuano a crescere, il che porterà a aggregazioni ed alleanze prima d’ora impensabili (forse può essere di supporto un mio articolo pubblicato il 1° ottobre 2023 dal titolo : “Il sogno globalista è finito ?”).

In secondo luogo, la dichiarazione attacca chiaramente gli Stati Uniti, invitandoli a smettere di “interferire negli affari interni di altri paesi”…. e a creare “piccoli tribunali con alte barriere” tra le potenze sovrane del mondo.

Il terzo punto, infine, è davvero preoccupante perché chiede di attivare una cooperazione militare e commerciale molto più ampia e profonda rispetto al passato. Naturalmente non c’è alcuna allusione alla guerra in Ucraina ed alle sanzioni ma il sottinteso è del tutto evidente.

È solo un bla-bla diplomatico? Non mi sembra. Penso, invece, si tratti  più semplicemente di un’alleanza tra il paese geograficamente più grande del mondo (la Russia) e l’economia più dinamica del mondo (la Cina) con lo scopo di mettere fuori gioco principalmente gli Stati Uniti e secondariamente gli altri paesi occidentali.

La Russia è esperta e militarmente competente; si è dimostrata capace di resistere alle armi e alle tattiche occidentali. Ma l’economia russa è minuscola.

Essa non ha il potere commerciale per rappresentare una vera minaccia, nonostante la lobby americana abbia impiegato tutta la sua potenza di fuoco per dipingere la Russia come un pericolo reale, e quindi per ottenere più soldi dal Congresso. Per la Cina vale lo stesso discorso. Ha capacità produttive e high-tech in abbondanza. Ma ciò che le manca è una vasta esperienza nella guerra moderna. Da quando Chiang Kai-shek fuggì a Taiwan nel 1949, la Cina si è fatta gli affari propri, più interessata a fare soldi che a fare la guerra. Oggi, con la piena collaborazione della Russia, sarà in grado di rafforzare le sue difese e portare il suo esercito agli standard mondiali.

 La teoria secondo la quale esistono due tipi di forza geopolitica, la potenza terrestre e la potenza marittima, è sempre valida e per questo, se applicata ai due Paesi in questione, è addirittura oltremodo preoccupante.

Per una serie di ragioni – per lo più venali, alcune semplicemente stupide – i politici occidentali hanno reso la Russia e la Cina loro nemiche. L’industria bellica aveva bisogno di alimentare paure e pericoli per giustificare gli ingenti budget militari e sotto un ombrello a larghe falde a guida americana sono state  implementate sanzioni, introdotti nuovi dazi doganali,  approvate maggiori spese militari e consegnate nuove armi sofisticate, il tutto condito con inappropriate minacce che il Presidente francese Macron si è fatto carico di strombettare per distogliere l’attenzione dei suo concittadini dal caos politico interno che lui stesso ha creato.

Quanto detto sin qui richiama implicitamente un convitato di pietra ineludibile, ossia il debito gigantesco che si sta accumulando nei bilanci di tutti i paesi occidentali  ed in quello americano in particolare. Ma potrebbe darsi che questo sia l’ultimo dei problemi. Spingere cinesi e russi l’uno nelle braccia dell’altro potrebbe rivelarsi il più grande errore strategico di tutti i tempi.

Sì, i temibili Unni, gli Han, i Tartari, i Mongoli, i Cosacchi – tutti i feroci guerrieri delle steppe e del Regno di Mezzo in versione moderna – si stanno radunando, tanto che dai tempi di Gengis Khan il cuore dell’Eurasia non è mai stato così unito. Ho l’impressione che oggi le potenze occidentali stanno forse creando un mostro che difficilmente potrà essere gestito ancora a lungo, né militarmente né economicamente, specie se l’interlocutore di Cina e Russia dovesse essere uno dei due candidati alle prossime elezioni americane  che  nel corso dello sconcertante dibattito televisivo di qualche giorno fa hanno confermato non solo la loro inadeguatezza ma anche la loro potenziale pericolosità.

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