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IL MASSAGGIO SPORTIVO (prima parte)

Benessere / 161

di Giuseppe Mazzocco

   Scriviamo questa premessa al lavoro in esame per perimetrare l’area ed il valore del massaggio sportivo che, nel mondo della prevenzione e del ripristino della funzione, ha il profilo di una disciplina autonoma, con un suo specialistico percorso di studi (dopo il diploma in massofisioterapia, si accede ai corsi che, a norma della Legge 26-10 1971 n. 1099, rilasciano l’Attestato di Massaggiatore Sportivo, avente valore di licenza, ai sensi della Legge 28-12-1950 n. 1055), che permette al tecnico così abilitato di entrare in campo (durante una gara) ed intervenire su un trauma o consente di far parte integrante dell’equipe medico-riabilitativa di una società sportiva, con un proprio ruolo ed una propria autonomia d’intervento.

   La ricerca della funzione, l’efficienza sportiva ed il ripristino dello stato di forma sono i punti d’arrivo del massaggio dello sport che, nel divenire tecnica manuale, usa abitualmente i principi informatori di altre branche del sapere scientifico: chinesiologia, fisioterapia, termalismo, fitoterapia ed altro.

   Il massaggio sportivo viene fatto per preparare l’atleta alla gara o mantenere lo stato di forma o normalizzare la fatica.

   Il massaggio sportivo preparatorio, fatto appena prima della gara, avrà sempre manipolazioni a ritmo serrato, a tutto corpo o sui gruppi muscolari più interessati allo sforzo.

   La fase centrale del massaggio per uno specifico sport, invece, prevederà una manipolazione diretta sulle porzioni muscolari più interessati (gambe per ciclisti e calciatori, collo per pugili e lottatori, braccia per i lanciatori in atletica leggera, ecc. …).

   Il trattamento normalizzante post gara, diversamente, sarà decongestionante e sedativo, col fine di un recupero attivo; si useranno sfioramenti, impastamenti e frizioni, realizzati a ritmo lento, ricercando la mobilizza zione dei ventri muscolari profondi ed estesa, possibilmente, a tutto il corpo.

   Tre fini, con manovre specifiche fatte in modi particolari, con tempi e con effetti diversi per dare, sempre e comunque, all’uomo che fa sport le condizioni migliori, nella assoluta certezza della conservazione dello stato di salute.

Il lavoro, diviso in due parti, riserva alla prima il compito di “presentare” il massaggio in generale (quello sportivo in particolare) attraverso riferimenti storici (capitolo primo) e gli scopi tecnici (capitolo secondo).

Il terzo capitolo è dedicato agli aspetti anatomo-fisiologici delle metodiche manipolative, con la “presentazione” della pelle, del sistema neuro-muscolare e delle risposte fisiologiche generali delle strutture interessate ai tre tipi di massaggio: preventivo, normalizzante e rieducativo.

Il quarto capitolo (“Le manualità del massaggio”) riporta, con una precisa (anche se sommaria) analisi, i motivi intrinseci dello sfioramento, dello sfregamento, della frizione, della pressione, dell’impastamento, della vibrazione, della percussione e chiude con le indicazioni e le controindicazioni delle attività manipolative.

Questa prima parte “tira la volata” ad una seconda che può essere, sicuramente, segnalata per la completezza tematica e la precisione dei riferimenti tecnici, con una trattazione “vivace” e ben illustrata.

L’Autrice ricorda la direzione dei movimenti manipolativi, le azioni dirette (meccaniche) ed indirette (riflesse), l’“uso” del massaggio nella preparazione e nel recupero dell’evento motorio e la “prevenzione” (con un’oculata scelta di precise manualità) nei trattamenti non terapeutici.

La trattazione si approfondisce quando (chiarite le premesse) il lavoro entra nella piena specificità tematica: non è più sommaria e veloce, ma (arrivata al cuore del problema) diventa analitica e fa riferimento ad un chiaro atlante iconografico.

Il massaggio connettivale e la digitopressione (che l’Autrice indica per i trattamenti di precisi stati dolorosi, spesso cronici, causati da stress e tensioni) sono “illustrati” in parallelo con il massaggio trasversale profondo (che genera una mobilizzazione su una zona molto piccola: la sede della lesione).

Questa particolare metodica (il massaggio trasversale profondo) è molto usata in ambito sportivo perché favorisce l’inibizione della formazione di aderenze, nel tempo della cicatrizzazione post-traumatica, e produce (in maniera veloce, molto precisa e più di altre tecniche) iperemia locale e notevole stimolazione dei meccanocettori periferici.

Tutto questo per ottenere la formazione di una cicatrice forte, ma mobile: evitando che, le notevoli capacità proliferative di fibroblasti, possano causare pesanti aderenze interfasciali.

(Continua con la seconda parte).

Premio Nazionale ANATRIPSIS – Le culture manipolative, le scienze motorie e le aree pertinenti fra storia, metodologie applicative ed aspetti professionali – Edizione 1998.

 

 

 

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