HomeLa RivistaKATERÌNA GÒGOU”LA POETESSA DI EXÀRCHEIA”

KATERÌNA GÒGOU”LA POETESSA DI EXÀRCHEIA”

E’ stata definita la “poetessa di Exàrcheia”, e non a caso. Questo soprannome racchiude l’essenza stessa del quartiere ateniese: un luogo vibrante e caotico, abitato da artisti, anarchici e rivoluzionari, teatro di gran parte della storia contemporanea greca. Le strade di Exàrcheia sono un crogiolo di creatività e disperazione, di lotte politiche e personali, e in questi vicoli si è persa Katerina.

Katerina, unica nel suo genere, è stata una poetessa che ha saputo raccogliere la poesia dalla strada, trasformandola in un linguaggio duro e volutamente basso. Mentre altri si limitavano a parlare di poesia, lei la viveva, la incarnava. Insieme ai cantautori Asimov e Pavlòpoulos, è stata una delle poche figure ad incarnare il movimento “beat” in Grecia, con la speranza “di trovare un frammento di bellezza anche nelle pietre del marciapiede, inseguendo una forma di beatitudine che sapeva di disillusione”.

Il suo stile, spesso caratterizzato dalla scrittura automatica, non si ferma alla superficie ma penetra fino al nocciolo della disillusione, che lei trasformava in una forma di beatitudine al contrario, una materia oscura. Katerina non cercava solo di adornare i fogli con parole eleganti, ma riportava in vita dall’oblio una fase storica profondamente politica. Era inevitabile, dato il suo percorso di vita: nata durante il secondo conflitto mondiale, cresciuta tra le rovine della guerra civile, diventata donna sotto la dittatura dei colonnelli e poi nel circo pseudo-socialista degli anni ’80.

La sua poesia è politica nel modo più autentico: nella rivendicazione di un posto nel mondo per quelli che, per “colpa e imperfezione”, non riescono a trovarlo. Questo sguardo acuto e penetrante sulla realtà rende la sua opera un testamento della condizione umana e sociale, un grido di chi ha sempre vissuto ai margini ma non ha mai smesso di cercare un briciolo di bellezza e verità.

(R.P.)

Katerìna Gògou è nata ad Atene nel 1940. Diventa attrice cinematografica con al suo attivo una ventina di film dal 1961 fino al 1984.Efficace e di sorprendente professionalità la sua interpretazione nel ruolo di protagonista in “Il melone pesante (1977).” Nello stesso periodo pubblica “3 click a sinistra”,  tradotto anche in inglese da Jack Hirschman e pubblicato negli Stati Uniti.   La poetessa è ancora oggi fra i poeti più letti e ristampati. Il testo che pubblichiamo è tratto dal volume” Mi chiamano Ulisse, 2004 “.

Antropogonia

Perché ombre sono gli dei, inumani, fra
chi è sepolto.
Dentro le nubi e in monti e statue della notte
si conficcano
invidiarono l’uomo hanno, invidiano
e hanno paura.
E gli intermediari
goffi, zoppi e superbi
portatori d’acqua
in anfore bucate
con l’amore
e con i sogni
portarono ai mortali
il terrore
per follia o per morte
di voler essere immortali
alla terra inchiodati.
E incisero dovunque
in corpo, in anima e mente
con il mito
che malattia offensiva è la solitudine
e non libertà.
E sulla malattia in suppurazione
mentirono molto
perché imparassero a correre
così da smarrire la visione
dell’invisibile e della politica
perché è il tempo più veloce
che agisce immobile.
E ancora peggio
della pena e del nutrimento
della loro autodistruzione
con grande inganno chiamarono “eroi”
i nostri beneamati mortali
derivato dell’eroina.
E gli dei come sommo violento potere
resero onore ai cortigiani
dicendoli con ironia semidei.
E gli intermediari – semidei
che si nascondono dietro le muse
e con alti calzari
definirono il nome
di sé poeti e consolatori
ma è sempre con loro la nostra guerra
e loro – se sono – sono utili
nelle pause di pace.
Tanto hanno sofferto i mortali
che al giacinto
avevano unito l’anima
e puri, belli e splendenti
non sapevano
il tradimento
e gli avevano creduto.
Ma ora muoviti
curiamo con calma
le nostre ali lucenti
cominciamo daccapo la strada
usciamo nella radura
non capiti che altri di noi
bevano un’acqua d’oblio
e così pur essendoci uguali
soffrano di grandi passioni
e così come noi maledicemmo
loro ci maledicano.

 

(traduzione di Massimiliani Damaggio)

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