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2 GIUGNO: A ME LE GUARDIE!

Editoriale  / 157

 di Pierluigi Palmieri

 Questa è una domenica particolare perchè coincide con la  Festa della Repubblica che, come è ben noto  a tutti gli italiani si celebra il 2 GIUGNO,  di ogni anno, data che coincide con questo giorno della settimana solo a distanza di  28 anni. Oggi la Chiesa Cattolica celebra anche il Corpus Domini, che cade sempre di domenica due settimane dopo la Pentecoste e quindi dopo nove quella di Pasqua. Coincidenze e, ad essere ottimisti,viene spontaneo pensare ad una premonizione che ce la fà leggere come un auspicio di Pace. Una parola che è stata spesa da tanti in questi giorni, ma sembra rimbalzare, come la lancia di Don Chisciotte della Mancia contro le pale del Mulino a vento sulle quali immagino raffigurate le teste dure di Putin, di Netanyahu e dei Deif o Sinwar di turno. Sto scrivendo queste  righe iniziali mentre assisto in diretta TV alla cerimonia della Festa della Repubblica 2024, e allora non posso fare a meno di sottolineare un’altra significativa coincidenza:   il 2 giugno 1968 cadeva proprio di domenica come, in ossequio alla citata formula del calendario che torna ad essere valido ogni 28 anni sarebbe accaduto solo una volta prima di oggi. In quell’anno chi scrive faceva parte del Battaglione d’onore che davanti al palco delle autorità rese omaggio all’allora Presidente della Repubblica. Quest’anno i Corazzieri a Cavallo con le loro sciabole brillanti hanno sostituito i Granatieri di Sardegna ed i loro fucili automatici Leggeri (FAL), che per la loro prestanza fisica ed eleganza erano considerati il corpo di rappresentanza per eccellenza dell’Esercito Italiano, Ovviamente per l’occasione odierna alla prestanza dei Corazzieri si è aggiunta l’eleganza dei loro cavalli, quindi nessuna invidia ma solo ammirazione  da parte dello “stagionato” Sergente Palmieri.

Ma dopo il grido “una acet”  dei cadetti dell’ Accademia Militare, passano i Granatieri  in uniforme storica ed echeggia quel “A me le guardie” il motto rievocativo della fedeltà alla Patria, manifestata  in risposta all’ordine di Vittorio Emanuele II, dai granatieri, che a Goito il 30 maggio 1848 si lanciarono in un corpo a corpo decisivo per l’esito della prima guerra d’indipendenza contro gli austriaci.     Scatta il feedback di quella mattina, quando con passo marziale calcammo i selciato storico dei Fori imperiali e all’unisono lo urlammo a tutta voce presentando le armi al Presidente Saragat.

Una rievocazione quella di oggi che ha offerto  momenti spettacolari, dai passaggi delle gloriose Frecce tricolori all’atterraggio dei paracadutisti che dopo aver colorato di Verde Bianco e Rosso sul plumbeo cielo di Roma hanno depositato un grosso Tricolore proprio davanti alle Autorità, spingendo il Presidente Mattarella a “violare” il protocollo, chiamando i componenti della formazione sul palco per una convinta stretta di mano. Ma i Vigili del Fuoco non sono stati da meno quando hanno fatto rotolare sulla parete del Colosseo un gigantesco tricolore che ha fatto da sfondo per tutto il tempo  alla manifestazione.

Personalmente ho  anche  apprezzato molto la scelta di far cantare l’Inno d’Italia da parte di un impeccabile Claudio Baglioni, che ha contribuito a far crescere la stima che nutro nei suoi confronti, sin dal termpo di “Avrai” e anche da prima.

L’Inno con il suo “stringiamoci a Coorte, siam pronti alla morte” richiama lo spirito patriottico del nostro “A me le guardie” e ad ogni esecuzione, come mia abitudine, lo ascolto in piedi e con la mano sul cuore. Questa mia sensibilità, che a qualcuno può apparire esagerata (ma se ne faccia una ragione) mentre in chiusura la Banda dei Carabinieri esegue l’Inno e i Corazzieri della scorta d’Onore presentano le armi, mi porta di nuovo a pensare alla Pace. Siamo una nazione che, come quasi tutte le altre  del mondo, ha sofferto le conseguenze delle guerre, di quelle perse ma anche di quelle vinte, e come ogni anno, il 2 giugno facciamo discorsi sul ruolo puramente difensivo del nostro apparato militare, che ha perso l’esclusiva della sfilata ai Fori imperiali, alla quale da qualche ospita Sindaci, associazioni di volontariato, atleti olimpici e paralimpici. Ma dentro il concetto di  difesa, purtroppo è insito quello di attacco (o di aggressione) con l’inevitabile emersione della figura dell’avversario. La mamma dei signori della guerra, come quella dei cretini, è sempre incinta e noi fautori della “difesa” siamo costretti a contribuire più o meno direttamente a quella dei popoli martoriati dalla forza distruttiva delle armi. L’argomento più attuale è quello se sia giusto o meno far usare le armi fornite dagli occidentali per colpire le postazioni russe che bombardano l’Ucraina da oltre i suoi confini. Oggi ho sentito da un nostro generale che la Pace si costruisce accettando il fardello di contribuire all’autodifesa dei popoli fatti oggetto di aggressione. Nel caso in questione  è giusto dire che non sarebbe una “difesa”?. Ancora, dopo l’inconcepibile massacro di isdraeliani ad ottobre, è concepibile il massacro dei palestinesi a Gaza? Non ci resta che auspicare un rigurgito di umanità e provare a far arrivare ai signori “delle pale” del mulino di cui sopra i messaggi di due personaggi appartenenti a due mondi diversi ma dall’identica limpidezza di pensiero. “Quando i bambini giocano alla guerra e uno di loro casualmente si ferisce, smettono immediatamente di giocare” ha esclamato Roberto Benigni davanti a Papa francesco, intervenendo a Roma alla Giornata Mondiale del Bambino, “Quando un bambino viene ucciso da una bomba,  perché non si fermano, devono smettere immediatamente di fare la guerra  appena bambino muore”, Nello stralcio della lettera di Don Milani ai Giudici    inserito nella “cornice” di copertina preparata  dal nostro Roberto Puzzu per questo numero della rivista  si legge “… la guerra difensiva non esiste più. Allora non esiste più una “guerra giusta” ne per la Chiesa ne per la Costituzione..”. Ergo: riusciremo a sentire “A me le guardie” solo nelle pacifiche sfilate, come quella  conclusasi in bellezza nonostante la pioggia  alle 12,00 di questo 2 giugno 2024?

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