HomeLa RivistaAttualità e AmarcordQUANDO I MAESTRI ARTIGIANI ERANO LA SPINA DORSALE DELLA SOCIETA’ E MIO PADRE LI OSPITAVA A CASA PER ASCOLTARLI

QUANDO I MAESTRI ARTIGIANI ERANO LA SPINA DORSALE DELLA SOCIETA’ E MIO PADRE LI OSPITAVA A CASA PER ASCOLTARLI

Amarcord / 64

QUANDO I MAESTRI ARTIGIANI ERANO LA SPINA DORSALE 

DELLA SOCIETA’ E MIO PADRE LI OSPITAVA A CASA PER ASCOLTARLI

 di Marcello Martelli

Chiedo venia se mi affido al solito “amarcord” personale, tornando a quando ero ragazzo e vivevo nel paesello sotto il Gran Sasso, dove operava un’importante pretura mandamentale e mio padre, avvocato molto stimato, vi esercitava la professione forense. In paese c’erano anche diversi maestri artigiani, spina dorsale d’una povera società rurale. Ogni anno l‘avvocato ne invitava a casa alcuni, per il piacere di ospitarli e ascoltarli, trascorrendo una giornata in relax e alla pari, come vecchi amici. Personaggi sempre più rari e ogni tanto, anche oggi, si incontra qualche esemplare d’una razza ormai in estinzione. Come Walter, il vecchio barbiere che in via Delfico, a 90 anni suonati, non ancora chiude bottega. Vi lavora da più di 70 anni e percepisce una pensioncina di 900 € mensili. Ma l’Inps, invece di premiarlo per il suo amore per il mestiere, lo tassa, imponendogli di versare i contributi ogni tre mesi. Altrimenti, come si farebbe a pagare il reddito di cittadinanza a chi non ha mai lavorato? Ma la guerra ai maestri artigiani non finisce qui… Sentite questa: dopo tanto, per un problema al motore dell’auto torno nell’officina del mio meccanico ed è sempre una fortuna trovarne uno di vecchio stampo, pronto ad ascoltare e a risolvere. Il mio “medico dei motori” è un piacere anche ascoltarlo, visto che, meccanica a parte, si tiene sempre informato sulle problematiche del mondo e sui temi della cultura. Questa volta lo trovo con un cliente mentre parlano di Gabriele d’Annunzio e delle sue imprese. Mentre, a occuparsi di me, è un suo collaboratore 50enne che lavora nell’officina fin dagli anni dell’apprendistato. Viene spontaneo pensare che è sempre più raro trovare rapporti di lavoro così sani e duraturi, vera fortuna per ogni impresa, piccola o grande che sia. “Tutto dipende -interviene un signore lì presente- dal capomastro, che sa insegnare il mestiere ai sottoposti, ma anche le norme della convivenza e del bon ton…”. Parliamo di quadretti ormai rarissimi che dànno l’idea della crisi mortale in cui si dibatte il mondo dell’artigianato contemporaneo. Non solo per i maestri artigiani che diminuiscono sempre di più; non solo per i vecchi mestieri che non si tramandano ai giovani apprendisti che non ci sono… Basti pensare che negli anni d’oro in città le officine meccaniche erano diverse decine e ora meno della metà. Peggio succede per le falegnamerie, ridotte ormai all’osso e trovare un falegname è come vincere un terno al lotto. Alla Camera di Commercio risultano, nei vari settori, 350 imprese cancellate rispetto al 31 dicembre 2020, che ora devono fare i conti con i rincari delle materie prime e delle utenze. Insomma, il cotto sul bollito per mestieri e saperi nella nostra società in balia della cattiva sorte.

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