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E’ TROPPO TARDI PER ESSERE PESSIMISTI

Il Limite / 63

È troppo tardi per essere pessimisti 

                                                                                                                       di Raniero Regni

…“la speranza non è la certezza che una cosa andrà a finire bene, ma la certezza che quella cosa ha un senso, comunque vada a finire”…

                                                                                                                                                 V. Havel

Più volte mi sono detto che i temi trattati in questa rubrica, soprattutto le preoccupazioni per il futuro del pianeta, non sono affatto argomenti allegri. Tutti i discorsi proposti non sono esattamente il genere di discorsi che un nonno vorrebbe fare ai suoi nipoti sul futuro del mondo.

Sono argomenti pessimisti? Ottimismo e pessimismo non sono categorie politiche e forse neanche criteri scientifici o scelte morali, eppure hanno un’importanza decisiva. I pessimisti vantano una superiore lucidità. Sostengono che un pessimista è una persona ottimista che si è informata. Nel caso delle tematiche ambientali, oramai innegabili, hanno probabilmente accettato il peggio. Si sono rassegnati alla fine del mondo. Rallentano la transizione ecologica perché, anche anagraficamente, sanno che la loro aspettativa di vita è piuttosto limitata, hanno poco futuro. E, allora, perché battersi per il futuro degli altri? Sono spesso anziani o adulti che vanno speditamente verso la terza età. I pessimisti sono anche cinici e il cinico è colui che conosce il prezzo di tutto e il valore di nulla. È un nichilista che nega in radice il valore di ogni valore che non sia il calcolo economico. Il pessimista pensa male degli altri e del mondo e vanta la saggezza dell’adagio di un cinico politico italiano che “a pensare male si fa peccato ma si indovina quasi sempre”.

Al contrario, gli ottimisti possono associare il pessimismo della ragione con l’ottimismo della volontà. Ma chi scrive preferisce a questa famosa formula gramsciana l’ottimismo della speranza, in un’accezione del termine a cui abbiamo già fatto riferimento su queste pagine. E’ la definizione data da V. Havel secondo il quale “la speranza non è la certezza che una cosa andrà a finire bene, ma la certezza che quella cosa ha un senso, comunque vada a finire”.

E poi, chi fa l’educatore, l’insegnante o il genitore, ha l’obbligo deontologico di essere ottimista. Educare è far credito a qualcun altro, è scommettere sulle sue capacità e vocazioni, è sognare e sperare che comunque vada sarà un successo.

L’educazione ambientale e l’impegno per la difesa delle matrici ambientali che rendono possibile la vita è un impegno che riguarda tutti e che sarà sempre il criterio in base al quale orienteremo le nostre scelte. In questo tempo disorientato e critico l’impegno ecologico ci fa ritrovare una direzione di senso. Ci siamo spinti troppo avanti nello sfruttamento delle risorse del pianeta. Ci stiamo esponendo ad un cambiamento climatico che renderà sempre più capricciosa la natura, con l’innalzamento delle temperature e lo scioglimento dei ghiacci. Ci stiamo esponendo in maniera irresponsabile ad una instabilità a confronto della quale quella dei mercati apparirà come uno scherzo. La posta in gioco non sarà quella di titoli azionari ma la vita stessa. Dal rischio siamo oramai arrivati alla catastrofe, ma un catastrofismo illuminato è tutt’altro che disperante. Ci siamo spinti troppo avanti ma questo non vuole dire che non c’è più niente da fare, tutt’altro. E’ questo il momento del coraggio e delle scelte più impegnative.

 

È troppo tardi per essere pessimisti, è stato detto da un grande naturalista, autore di splendidi ed appassionati documentari sui cambiamenti climatici e sul destino degli ecosistemi. Tutta la vita sulla Terra è un miracolo. Non siamo alla fine della storia umana. La politica può avere ancora un ruolo decisivo se non si fa comandare dall’economia. La tecnologia ci rende disponibili tutte le soluzioni per superare le strozzature della transizione economica. Le energie rinnovabili e il loro utilizzo massiccio sono a portata di mano. Ma c’è poi un’altra fondamentale energia sostenibile che è l’amore. La nostra più grande eredità per i posteri è l’amore per la vita.

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