SIAMO ANCORA SOLIDALI?

Attualità /56

SIAMO ANCORA SOLIDALI?: UN’ AMARA RIFLESSIONE RIVOLTA NON ALLA STORIA MA AI NOSTRI GIORNI.

  di Sandro Valletta

Oggi è il 1 maggio ed il pensiero all’Art. 1 della Carta Costituzionale e ad una vita dignitosa torna attuale, tenendo presente che, ormai, a taluni, toccherà resistere, sempre, anche dopo questa dolorosa pandemia quando, si spera presto, tornerà completamente a “splendere il sole”. Ma, ormai, a parte tutte le chiacchiere vane che sentiremo dalla politica, dai sindacati e dalle istituzioni, vivremo solo l’illusione di tornare liberi da questa annosa e triste situazione, dalle “strette” necessarie per sconfiggere il “Covid-19”, sempre vissute nel rispetto delle regole e della vita altrui.

Insomma, una nuova “liberazione”, con la quale faremo i conti, alla luce dell’immane tragedia, umana e civile, che avremo in eredità e che non potremo mai dimenticare! Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro, per assicurare il rispetto della vita umana, oggi necessita dire no ad un’economia dell’esclusione e dell’iniquità. Anche  questa  uccide. Non è possibile che non faccia notizia un anziano morto assiderato, in quanto ridotto a vivere per strada, mentre merita massima attenzione il ribasso di due punti percentuali in Borsa. Questa è esclusione! Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo nei cassonetti dell’immondizia, quando c’è gente che, nel contingente, soffre la fame. Questo è iniquità. Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente fagocita il più debole, lo annienta, lo riduce ad una marca di saponetta. Come conseguenza di questa tragica pandemia, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza via di uscita. Si è arrivati a considerare l’essere umano  come un bene di consumo. Lo si può usare e poi gettare. La constatazione più amara è che invece di diventare più buoni, abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene sostenuta e pubblicizzata. Non si tratta, più semplicemente, del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive. Nei bassifondi, nella periferia,  senza alcun potere, si sta fuori dalla civiltà. Gli esclusi non sono più gli “sfruttati” ma i rifiuti, gli “avanzi”, del nuovo ordine mondiale. La nostra colpa? L’indifferenza, perché nascosti nel nostro egoismo e nella nostra vigliaccheria, perché non abbiamo ascoltato la richiesta di aiuto del nostro simile, dell’ “altro”, del nostro fratello meno fortunato, lasciando solo chi lottava contro la miseria e le difficoltà dell’esistenza. Lui  cercava la nostra “mano” e il nostro sorriso, quando nel suo cuore pulsava l’ultimo battito di speranza, noi nell’opulenza, non lo abbiamo soccorso, così debole e insicuro, mentre si illudeva di costruire un mondo più giusto, dove vivere felicemente e garantire un futuro migliore alla sua famiglia, donare un raggio di speranza ai suoi figli. La nostra colpa e la nostra indifferenza sono la causa di questa ultima “tragedia” degli esseri innocenti, che sono vittime di un mondo ingiusto, che divide ancora i viventi, tra ricchi e poveri, bianchi e neri. Allora chiediamo perdono a queste  persone che, dall’alto della loro sofferenza e umiltà, nonostante tutto, ci insegnano,con la loro “nobiltà” ancora tanto, continuando a sorridere alla vita e al mondo!!!…

Auguriamoci allora un Maggio di solidarietà…

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