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La legge del “maglione” contro il gas di Putin

Editoriale / 56

La legge del “maglione” contro il gas di Putin

di Pierluigi Palmieri

        Suonano sempre più forte i campanelli d’allarme provocati dai dati sulla dipendenza del nostro Paese dal gas russo e dalle disastrose  previsioni degli economisti per le casse delle imprese e delle famiglie, tutte avvalorate dagli spaventosi importi delle bollette, in molti casi triplicati e, dai prezzi della benzina che, di giorno in giorno, fanno sbarrare gli occhi ai malcapitati automobilisti, soprattutto a quelli che usano l’auto per recarsi a lavoro.

Ad inizio aprile il  Presidente Draghi aveva lanciato agli italiani un quesito dai marcati toni retorici e intervenendo sulle cause palesi del caro-vita che attanaglia il Paese, dalla sua residenza umbra mentre, in isolamento forzato causa Covid,  affermava significativamente “ Preferiamo la pace o il condizionatore acceso”.

Il ministro della Transizione ecologica Cingolani lo aveva preceduto con una dichiarazione questa volta lapalissiana : “Il risparmio energetico è un comportamento intelligente, rispettoso di chi è meno fortunato di noi, è un pilastro della transizione ecologica” per poi aggiungere “Questo momento storico ci fa rendere conto di quanto sia importante ridurre gli sprechi”,

    Pace, sprechi, risparmio energetico per caldo e freddo, sono tutte parole che evocano situazioni che molti di noi hanno già vissuto in un passato più o meno recente e che, aggiunte alle altre, magari a livello lessicale meno autoctone ma altrettanto preoccupanti come smog, plastic  free, ecc, ma, soprattutto austerity, ravvivano le sfumature di grigio dell’ incerto quadro  del nostro attuale modus vivendi.  A fronte di queste dichiarazioni e alle concomitanti e parallele ipotesi di tornare a produrre energia attraverso le centrali a carbone e di riaprire le porte a quelle nucleari, si riaffacciano tutti i dubbi sulle reali capacità dei nostri governanti del passato di programmare in maniera intelligente un  approvvigionamento energetico pulito e soprattutto autosufficiente, Da sempre “Chisto è ‘o paese d’ ‘o sole”. Se  nel 1925 D’Annibale e Bovio  hanno eletto Napoli a capitale del sole, non significa che Trapani, Cagliari, Torino  e Trieste debbano essere tagliate fuori da questa prerogativa.

Nel secolo trascorso ed in tutti i precedenti l’astro intorno al quale ruotiamo è sempre stato la fonte di luce e di calore,  inesauribile “tintore” per eccellenza di corpi in riva al mare e anche , unitamente alla Luna solo in questo sua “concorrente”, l’ispiratore di poesie e canzoni d’amore. Ma  queste ultime prerogative del Sole sono sempre state ben interpretate e “sfruttate” a dovere   a partire dall’antichità greca e romana, dove Helios e Apollo tenevano banco con la loro perfezione sulla scena mitologica , fino alle sempre attuali ‘O Paese d’ ‘o sole”, “‘O sole mio”, ” Jesce Sole ” e, lasciando da parte Napoli,  “Sole” dei Negramaro, “Si è spento il Sole” di Celentano e Mengoni,  “Mezz’ora di sole” di Blanco, con la ciliegina di “Nel sole”  di Albano.

Dal punto di vista energetico però lo “sfruttamento” del nostro  potente astro resta molto parziale. Le statistiche, infatti, ci dicono che dopo un impennata agli inizi del XXI secolo, dal 2013 in qua l’istallazione di pannelli solari non ha mantenuto i livelli di crescita precedenti e,  pur non essendo la cenerentola in Europa, esprime solo parzialmente le potenzialità del nostro territorio. Lo stesso discorso vale per l’energia eolica, anche se questa, rispetto alla solare, è leggermente avanti in termini di creazione di grandi parchi. Se entrambe queste fonti dovessero essere  potenziate, cosa che appare possibile anche in tempi brevi, probabilmente il messaggio di Draghi suonerebbe meno colorato di “austerity” e, soprattutto quello di Cingolani, apparirebbe meno paternalistico.

Difatti il ricorso alla fornitura di gas dall’Algeria e Arzerbaigian ma, sopratutto, l’anacronistica riapertura delle Centrali a carbone risulterebbero superflui ed invece, con forza se ne  rivendica la possibile apertura, proprio nel pieno di una campagna che ne illustra le conseguenze disastrose portata avanti da oltre un anno, anche sulle colonne del nostro giornale,  da Raniero Regni nella sua rubrica Il Limite, che denuncia  l’incenerimento dei rifiuti nei forni delle Cementerie, con la conseguente immissione nell’ atmosfera di grandi quantità di polveri sottili,   Ci si domanda quindi, alla luce di quanto appena detto, la vera utilità di preventivati provvedimenti-tampone, come appunto quello del “ritorno alla circolazione delle auto a targhe alterne” utile a ridurre il livello di inquinamento  nelle aree metropolitane e, in alcuni casi, nell’intero territorio regionale insieme al divieto di accesso alle automobili di “Classe inferiore all’EURO 4”, sembrano suonare quasi come una beffa.

          Sole e Vento quindi come vero antidoto alla chiusura dei rubinetti del gas da parte della Russia dell’invasato invasore Putin. In questo senso è importante l’autorevole parere, degno di  credito, fornito dalla economista Termini di Roma Tre sul vero volume di consumo del gas nel nostro Paese e che afferma, calcoli alla mano,  che  la dipendenza dal gas russo si attesta effettivamente sul 15/16% del totale di gas importato, rispetto ai dati del 38% che afferirebbero invece alla quota totale di Gas consumato in Italia. Questo ultimo dato farebbe riferimento e costituirebbe il 40% di tutte le fonti da cui attingiamo per il nostro fabbisogno energetico. Di conseguenza  la quota del 38% (gas dalla Russia) rispetto al 40% dei consumi da tutte le fonti energetiche corrisponde a 15,2% , percentuale che potrebbe essere compensata in breve tempo dall’incremento della produzione dell’eolico e del solare appunto.

             Non mi dispiace però la proposta  di Alberto Clò, direttore della Rivista Energia  che, a Rai Uno Mattina, mentre ha voluto in un certo senso affermare l’ineluttabilità della dipendenza del nostro sistema energetico da paesi esteri, Russia per il gas  e Cina per i materiali delle rinnovabili,  ha anche simpaticamente ricordato che il Presidente Jimmy Carter, in occasione della crisi economica  che colpi gli USA alla fine degli anni settanta del secolo scorso, indossando un pesante cardigan lanciò un appello agli americani invitandoli ad regolare i termostati degli impianti di riscaldamento  a temperature  più basse e ad usare pesanti maglioni di lana come quello che indossava lui.

La proposta del nostro Presidente del Consiglio presenta quindi una lacuna rispetto a quella di Carter.  Sarà opportuno quindi che  Draghi replichi a Putin applicando una versione moderna dell’antica “Legge”  del taglione, emanando quella del …Maglione!

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