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 ECONOMIA IN TEMPO DI GUERRA (prima parte)

Economia&Finanza/ 49

 ECONOMIA IN TEMPO DI GUERRA

di Mario Travaglini 

 

“Non so con quali armi si combatterà la Terza guerra mondiale, ma la Quarta sì: con bastoni e pietre .”

(A: Einstein)

La storia, per definizione, la si studia e la si commenta solo a posteriori. Ma nella guerra in atto tra Russia ed Ucraina sono in molti a vestirsi da mago Zurlì per  spiegare vicende e fotogrammi che al contrario, per il momento, si commentano da soli. La bulimia di informazioni espresse in tutte le lingue del mondo, spesso di parte e non sempre spoglie dalle demagogiche provenienze politiche, finiscono per portare alla confusione . Ne prendo una fra tutte : il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo di una esaltazione fuori del comune con cui rivela che alcuni fondi hedge (1) hanno avviato l’acquisto di bond russi ed ucraini a prezzi stracciati, con lo scopo di realizzare il profitto del secolo, pagandoli meno di 17 centesimi di dollaro a fronte di un prezzo ante invasione pari a a 95 cents. Oggi non è dato sapere chi avrà ragione. Quello che possiamo fare è affidarci alle nostre modestissime conoscenze e tentare di annusare l’aria che tira sui mercati in relazione alle mutanti condizioni economiche. Per il momento l’investitore è bene che rimanga guardingo perché non è ancora il momento di approfittare delle occasioni che si stanno pian piano  formando nei mercati finanziari, cosi come accadde nel 2020 quando l’economia mondiale si fermò da un giorno all’altro causa pandemia. Ma non è neppure il momento di farsi prendere dal panico e vendere tutto, come peraltro già spiegato nel corpo della regola n° 6 pubblicata la scorsa settimana sul numero 48 della Rivista. Cosa sta dunque accadendo alle economie degli Stati ?.   Sul versante russo  l’impatto delle sanzioni è stato violento, tanto che la Banca centrale sembra essere impotente nell’arginare una profonda recessione, evidenziata da un rublo in caduta libera, dalla borsa ancora chiusa, dall’incapacità di onorare anche i pagamenti delle cedole dei titoli di stato, dalla scarsità dei beni  e dei contanti per comprarli, dalla impossibilità di utilizzare le carte di credito avendo Visa e Mastercard sospeso tutte le operazioni. A tutto questo vanno aggiunti i giudizi negativi di alcune agenzie di rating come Standard § Poor’s, Ficht e Moody’s che reputano il Paese ad un passo dall’insolvenza, che si trasformerà in bancarotta qualora il 16 marzo non riuscisse ad onorare il pagamento delle cedole delle obbligazioni sovrane  per 100 milioni di  dollari ed il 4 aprile  a rimborsare bond per un valore di 2 miliardi . Un ulteriore segnale negativo del quadro economico-finanziario russo ci viene fornito dai credit default swap (Cds) (2) letteralmente esplosi al rialzo da 412  a 2081 punti, portando la probabilità di insolvenza al l’81%. Il fatto, poi, che la Russia possa attingere alle sue riserve solo per 240 miliardi di dollari, essendo i restanti 400 bloccati principalmente in banche tedesche, dimostra come non sia in grado di sostenere il rublo e stenti ad onorare i pagamenti in scadenza sopra accennati. I riflessi sull’economia reale sono pesantissimi e, con il passare dei giorni, rischiano di aggravarsi sempre di più. Mi riferisco alla fuga dalla Russia di tutte le grandi aziende (IKEA, NETFLIX, TOYOTA, SIEMENS, GUCCI, HERMES, MICROSOFT, NIKE,  VOLKSWAGEN, VOLVO, COCA COLA, SWATCH, PANASONIC ed altre ancora) che stanno immettendo sul mercato del lavoro migliaia di disoccupati che con le loro famiglie presto si ritroveranno a fare i conti con una vita di stenti, forse troppo presto dimenticata. Si è in sostanza innescato un circolo vizioso dal quale la Russia non ne uscirà né presto né bene, che sarà conclamato a fine 2022 con un PIL visto  in calo di circa il 10%; un risultato ancora peggiore di quello del 1998, quando si registrò una contrazione del 5,3%  che portò il Paese al default.

La prossima settimana affronteremo la questione dal punto di vista occidentale e di come evolverà la sua economia, con particolare riferimento al nostro Paese.

Per il momento vi invito a riflettere sul seguente aforisma di Albert Einstein :

“Non so con quali armi si combatterà la Terza guerra mondiale, ma la Quarta sì: con bastoni e pietre .”

  1. è un fondo d’investimento speculativo privato (in inglese hedge fund), amministrato da una società di gestione professionale, spesso organizzato come o società a responsabilità limitata o società in accomandita semplice. Nell’ordinamento statunitense, sono tipicamente organizzati come una limited partnership (LP), che è l’analogo della società in accomandita nell’ordinamento italiano e si usa anche per strutturare le società di private equity e venture capital .

  2. Il credit default swap (CDS) è un contratto con il quale il detentore di un credito si impegna a pagare una somma fissa periodica  a favore della controparte che, di converso, si assume il rischio di credito gravante su quella attività nel caso in cui si verifichi un evento di default futuro ed incerto (credit event). La somma periodica che il creditore paga è in genere commisurata al rischio e alla probabilità di insolvenza del soggetto terzo debitore.

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