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DARE IL PEGGIO DI SE’?

Il Limite / 49

Dare il peggio di sé?

di Raniero Regni

…..Decidere di far venire fuori il meglio di noi stessi e spingere la realtà verso il nuovo, verso l’unificazione del genere umano, oppure accettare che la guerra faccia uscire il peggio di noi stessi conducendoci alla rovina….

Gli esseri umani hanno inventato i simboli per rendere in qualche maniera visibile l’invisibile del nostro universo mentale. Simboli per interpretare quello che accade fuori e dentro di noi. Di simboli sono pieni i libri sacri come quello misterioso dell’Apocalisse, dove si parla dei famosi quattro cavalieri. I simboli sono fatti per essere interpretati, non sono univoci come i segni, possono avere molti significati. A proposito dei quattro cavalieri dell’Apocalisse ci sono interpretazioni addirittura opposte. La più corrente e ovvia è che tre rappresentino i tre flagelli peggiori che si abbattono sugli umani: la pestilenza, la guerra, la carestia. Ma poi un quarto cavaliere potrebbe essere addirittura il Salvatore. 

Fuori dalla simbologia apocalittica, sull’umanità si sono abbattuti in questi due anni prima la pandemia e ora la guerra. Ora, mentre gli altri due sono ancora all’opera, arriva il terzo cavaliere, la carestia, ovvero la crisi economica, che comincia a mordere. Ma dove c’è il pericolo, diceva un poeta, sorge anche ciò che salva. La durezza dei tempi che stiamo vivendo potrebbe portare in sé anche l’annuncio di un cambiamento di prospettiva. La sensazione apocalittica segnala che un vecchio mondo scompare e ne può sorgere uno nuovo. In fondo, apocalisse vuol dire letteralmente manifestazione, rivelazione. Che cosa si sta manifestando attraverso questi terribili segni? Vuol dire che stiamo entrando in un’era post-globalizzata e di nuovo assetto mondiale. Il vecchio mondo fatto di combustibili fossili, di sfruttamento e di privatizzazione selvaggia dei beni comuni, di inquinamento e di produzione di rifiuti di ogni tipo, sta tramontando. Una nuova era delle energie rinnovabili, dello zero rifiuti, della gestione democratica dei beni comuni, a partire dal clima, potrebbe sorgere. A questo nuovo scenario energetico e climatico, corrisponde un nuovo scenario geopolitico dove il potere legato ai combustibili fossili tramonta e ne sorge uno nuovo, non più imperiale ma reticolare e diffuso, sicuramente multipolare. 

L’Europa, l’Unione Europea è spinta a diventare energeticamente indipendente, militarmente autonoma e attrezzata per la propria difesa, politicamente democratica e sempre più unita verso gli Sati Uniti d’Europa. Più interessata alla pace che alla guerra, più alla collaborazione che alla sopraffazione e al dominio. Questo potrebbe essere l’esito positivo dei tempi tragici che stiamo vivendo. 

Il quarto cavaliere potrebbe essere il Salvatore, quello che propone una via di uscita dalla crisi, da un modo di vita distruttivo e autodistruttivo che sta mostrando tutti i segni di una crisi irreversibile. Oppure, il quarto cavaliere potrebbe essere quello che dà il colpo definitivo. Infatti la pandemia, la guerra e la crisi economica potrebbe spingere gli esseri umani a dare il peggio di se stessi. Già alcuni tra i più “realisti” e regressivi dicono infatti: dobbiamo ritornare indietro, torniamo al carbone e al nucleare, torniamo alla competizione sfrenata per il dominio delle materie prime e per le energie non rinnovabili. Bruciamo i rifiuti perché adesso il metano costa troppo. Torniamo allo scontro di civiltà e alla politica di potenza. 

Non mi convincono né il realismo di chi sostiene “questa è la realtà, Baby”, né le ideologie che credono nei giochi dialettici del “tanto peggio, tanto meglio”. Abbiamo tutte le risorse umane e morali per uscire migliori anche da questa crisi imboccando davvero l’autosufficienza energetica del solare, comunità diffuse e indipendenti, collegate in rete con un’economia circolare che tratta i rifiuti come preziosa materia prima seconda da utilizzare sempre attraverso le “miniere urbane” che dovrebbero diventare quelle che oggi chiamiamo discariche. 

Non c’è più nessuna ideologia o metafisica che garantisca che dalla dialettica se ne esca come dalle doglie del parto esce il bambino. Qui c’è solo la nostra decisione che salva. Decidere di far venire fuori il meglio di noi stessi e spingere la realtà verso il nuovo, verso l’unificazione del genere umano, oppure accettare che la guerra faccia uscire il peggio di noi stessi conducendoci alla rovina.  Di nuovo una questione di limiti, perché, come sostiene uno studioso del lavoro umano come A. Supiot, “colui che non ricerca il limite al proprio interno è condannato a ritrovarlo al proprio esterno”.  

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