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ENNIO MORRICONE: ALCUNE MEMORABILI SCENE DA FILM,SENZA IL SUO COMMENTO MUSICALE NON ESISTEREBBERO

POST della Settimana /47

ENNIO Morricone: alcune memorabili scene da film senza il suo commento musicale, forse non “esisterebbero”

Ennio Morricone ha fatto una rivoluzione; Giuseppe Tornatore, nel raccontarlo, ha fatto un piccolo capolavoro.

Era tanto che non vedevo il pubblico applaudire (e per la verità anche commuoversi) al termine di un film: è successo con “Ennio”, la storia del più grande compositore di colonne sonore di tutti i tempi (e credo che sia persino limitativo etichettarlo così: perché siamo davanti a un genio artistico a 360 gradi). 

C’è un cinema “prima di lui” e un cinema “dopo di lui”. Con la musica leggera, ai suoi esordi, aveva saputo mettere nell’arrangiamento qualcosa di superiore al brano: nel cinema ha saputo mettere la musica al di sopra del film.

Le testimonianza di Gianni Morandi e di Edoardo Vianello hanno pari dignità di quelle di Bruce Sprinsteen e di Oliver Stone per capire il percorso umano e artistico di questo portento irripetibile. Ripubblico quello che scrissi all’indomani del suo addio: ci aggiungo e ribadisco solo l’ammirazione sconfinata per un uomo che ha saputo manipolare le note come Michelangelo il marmo e i colori

DA ABBRONZATISSIMA ALL’OSCAR

Alla domanda “qual è il mio brano che le piace di più”, risposi: “Sono indeciso fra “Abbronzatissima” e “Sapore di sale”. L’amico che era con me cercò di scivolare con nonchalance sotto al tavolo del ristorante del Gran Hotel di Castrocaro temendo il peggio. Ma il Maestro, afferrando al volo la dolcezza della provocazione, mi afferrò la mano e mi sussurrò sorridente e quasi complice: “Non dimentichi “Guarda come dondolo”!

Ennio Morricone (che per la cronaca qualche mese prima era stato insignito dell’Oscar alla carriera) era esattamente questo. Un uomo – anzi possiamo dirlo? – un genio di una simpatia assoluta. Addirittura un “battutaro” irresistibile. Che aveva saputo cogliere al volo l’amabile provocazione, ma anche il complimento ammirato e sincero, di un signore che in fondo vedeva per la seconda volta. E che comunque aveva detto una verità indiscutibile: perché il talento di un fuoriclasse si riscontra non solo nelle cose grandi o addirittura immense, ma anche in quelle piccole che solo lui poteva rendere preziose col suo solo tocco di estro irraggiungibile.

Salutare il più grande compositore italiano del dopoguerra (a stare stretti) è un dolore, ma anche un moto d’orgoglio: e certamente di gratitudine. Non perdo neanche tempo ad elencare la leggenda del suo operato artistico: chiunque, parlando solo di musica da film, ha nel cuore qualcosa di suo. E non è detto che il cuore basti a “contenere” tutto. Se n’è andato a 91 anni con lucidità e dignità, aggiungendo: “Non voglio disturbare”. Il suo congedo dal mondo, nell’intimità e nella discrezione che aveva immaginato, è stato accompagnato dalle note di “Mission” (al quale, fra i tanti “figli” musicali, era particolarmente legato).

Nelle sue composizioni e nei suoi arrangiamenti è riuscito ad utilizzare e a rendere sublimi tutto quello che la sua creatività gli ha suggerito: dal fischio, alla voce umana, dal suono di una sirena, ai rumori della natura, oltre a strumenti raramente utilizzati per le colonne sonore (a cominciare dalla sua amatissima tromba). Provate a immaginare alcune memorabili scene da film senza il suo commento musicale. Forse non “esisterebbero”

Di lui Quentin Tarantino ha detto che “è stato meglio di Mozart e Beethoven”. Di certo ne è stato il prosecutore, allineando il suo genio alla contemporaneità

(Marino Batoletti – Facebook 21 febb. 2022)

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