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RITRATTO POSITIVO DELLA TERZA ETÀ: ANZIANI PIÙ AUTONOMI E IN SALUTE

ATTUALITÀ /44

di Sandro Valletta

Né edonisti né marginali ma sempre più autonomi e vitali e, soprattutto, sempre più in buona salute. Questo il quadro tracciato dall’ultima indagine condotta sulla terza età, dalla quale emergono comportamenti e stili di vita degli anziani «sempre più da protagonisti e anche ottimisti per le aspettative future». 

Fino a 70 anni la percentuale di anziani che è in grado di provvedere a tutto da solo, tocca il 90% ma, in media, dice di essere completamente autonomo il 75% degli intervistati, a fronte del 25,4% che ha bisogno di qualche forma di assistenza; il 13,8% ha detto di aver avuto bisogno di aiuto solo in particolari circostanze, mentre il 5% ha dichiarato di essere totalmente non autosufficiente. 

A dispetto degli anni che passano gli anziani si sentono bene in salute: il 41% dice di essere in uno stato «soddisfacente», un altro 41% in «buono» e l’11% in «ottimo»; è insoddisfatto il 7%. Alti indici di gradimento vengono riconosciuti al medico di base, ai laboratori dl analisi, agli ospedali, ma sul pronto soccorso l’Italia della terza età è spaccata in due: al sud il 40% non è assolutamente soddisfatta perché o non c’è o funziona male. Per i servizi sanitari pesano soprattutto le liste di attesa (70,4%), le code agli sportelli delle varie strutture (45%). Gli anziani vogliono che si potenzi l’assistenza domiciliare, (54%) e le case di riposo (39%). Il 50% teme  che vengono chiusi i piccoli ospedali e desidera che questo non accada. Al nord-est non lo vuole il 70%, nel nord-ovest il 45%, al centro il 50%, al sud  il 64%. Per loro i piccoli ospedali sono un presidio dl sicurezza. Gli anziani vivono in gran parte con il coniuge o il convivente (40%); vive da solo il 29%; abita con i figli e con il coniuge il 10%, e il 15% vive a casa del proprio figlio; in caso di necessità li assistono i figli (70%), il coniuge o il convivente (48%), altri parenti (30%), i vicini di casa (9,4%), le badanti pagate dagli stessi anziani (12%) o le badanti pagate dai figli (5%), le infermiere (3,7%); infine il 7% non ha nessuno su cui contare. 

Tra le forme di aiuto gli anziani chiedono che ci sia qualcuno che li sostenga nella gestione e nelle pulizie domestiche, nel dare maggiore sicurezza alla loro vita in città, negli spostamenti nel quartiere, nel disbrigo delle pratiche amministrative, nella preparazione dei pasti, nella gestione del tempo libero. Trovano difficoltà se scendono per strada a camminare nei marciapiedi (40%), alla posta (37%), nei trasporti (26%), nelle stazioni ferroviarie o della metropolitana (20%), nelle banche (9,6%). 

Dall’l’indagine risulta che tende a crescere la paura di subire reati (dal 35% di una analoga indagine dello scorso al 50% di quest’anno). Infine, si ha sempre più paura della morte, dal 30% al 50%. 

Qualche anno fa, fu presentata una proposta dì legge per istituire un apposito organismo parlamentare, da numerosi esponenti del centrodestra e del centrosinistra. «Ormai – spiega uno dei firmatari – siamo in presenza di una longevità collettiva, senza paragone con quanto avveniva fino a pochi decenni fa. In Europa, nel 1960, venivano censiti 34 milioni di anziani. Nel 1999 erano 60 milioni e le previsioni demografiche indicano che il numero delle persone con età superiore a 70 anni crescerà di quasi il 50 per cento entro il 2025. Il 21° secolo si caratterizzerà, dunque, per l’esplosione demografica degli anziani». 

Tale fenomeno è particolarmente accentuato nel nostro Paese, dove si registra la più alta percentuale di abitanti che hanno superato i 65 anni (20,2 per cento). Un tasso che andrà progressivamente ad aumentare fino a raggiungere il 50 per cento nel 2050, anche a fronte della bassa natalità, che condurrà dagli attuali 8 milioni di soggetti fra 0 e 14 anni a soli 6 milioni nel 2025. 

Insomma uno scenario in cui la longevità di massa produce conseguenze complesse sotto ogni punto di vista: sociale, psicologico, economico. Di qui la necessità di un’evoluzione delle politiche e degli atteggiamenti verso l’invecchiamento e della conseguente iniziativa  parlamentare, che, partendo da una indagine più approfondita dell’attuale  complesso fenomeno della longevità di massa produca linee programmatiche e di indirizzo da tradurre,  dopo l’esame del Governo, in legge. 

La proposta più significativa prevede che l’organismo dovrà essere composto da venti senatori e altrettanti deputati e accanto ad esso dovrà essere istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, anche l’osservatorio nazionale per l’anziano, presieduto dal ministro del Welfare, che ogni due anni dovrà predisporre un piano di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età avanzata, con l’obiettivo dl conferire priorità ai programmi a loro riferiti e di rafforzare la cooperazione scientifica.

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