HomeEditorialiA SAN REMO VINCE ANTONIO SUETTA CON “RAGLIO D’ASINO NON SALE AL CIELO” e nelle piazze arrivano i ciucci che non vogliono la Maturità …”regolare”

A SAN REMO VINCE ANTONIO SUETTA CON “RAGLIO D’ASINO NON SALE AL CIELO” e nelle piazze arrivano i ciucci che non vogliono la Maturità …”regolare”

Editoriale / 44

A San Remo vince Antonio Suetta con  “Raglio d’asino non sale al cieloe nelle piazze arrivano i ciucci che non vogliono la Maturità… “regolare”

di Pierluigi Palmieri 

Sono tanti gli eventi di grande rilievo che hanno caratterizzato la  settimana appena trascorsa su cui avrei volentieri voluto soffermarmi, dall’elezione del “nuovo” Presidente della Repubblica, alla scomparsa della inimitabile Monica Vitti, dalle tensioni  USA-Russia  per l’Ucraina alla cerimonia inaugurale di Pechino2022 e, non ultimo, il tanto atteso avvio della discesa dell’indice dei contagi da Covid. Ho scelto però due avvenimenti “altri” di cui, come al solito, ho analizzato i riflessi educativi: Festival di San Remo e Esami di Maturità.  Relativamente al primo argomento rassicuro i lettori giovani e meno giovani, appassionati di musica molti dei quali  probabilmente hanno seguito il Festival e hanno contribuito al successo di ascolti e alla scelta dei vincitori votandoli, che ritengo sacrosante le loro scelte e le rispetto. Non posso condividere al contrario l’atteggiamento degli studenti  che sono scesi nelle  piazze di tutta Italia e si sono “ammassati” a Roma davanti al Ministero della Pubblica Istruzione   per contestare la reitroduzione delle prove scritte per gli esami di maturità.

La cronistoria è abbastanza breve. Nel 2020 dopo il primo Lockdown del 9 marzo ed il persistere dalla gravissima emergenza si stabilì, in deroga alle disposizioni in vigore fino all’anno scolastico precedente (prima prova scritta di Italiano per tutti, seconda prova scritta sulle materie di indirizzo e prova orale) di far svolgere una prova unica: il cosiddetto Maxi-colloquio. Lo scorso anno scolastico con il ripresentarsi dell’emergenza, dopo che quasi tutte  le regioni si erano colorate prima di giallo, poi di arancione e infine di rosso, l’eccezione è stata replicata. Nel 2022 il Ministero ha deciso di tornare alla “normalità” stabilendo che le tracce  della prova di Italiano tornino ad essere uguali per tutto il territorio nazionale, lasciando alle singole scuole la scelta di quelle della prova di indirizzo.  Ad una parte degli studenti questa decisione non è andata giù perché “la pandemia ha stravolto il modo di studiare e di scrivere”. Durante le manifestazioni di venerdì 4 febbraio (a più di quattro mesi dall’inizio delle prove e con la DAD  nelle superiori ridotta ai minimi termini) mentre mostravano bandiere e striscioni anche contro l’alternanza scuola lavoro, uno dei loro portavoce, ai microfoni della TV di Stato, ha dichiarato testualmente “ “riteniamo ingiusto essere sottoposti ad esami regolari (sic)”.

Non vado oltre perché se l’affermazione sullo stravolgimento è lapalissiana, la seconda è preoccupante. Si vuole dimenticare che era stata la necessità di ridurre al minimo i contatti e la drammaticità del momento epidemiologico nell’epoca (pre – vaccino) che aveva portato allo “snaturamento” dell’esame di maturità, ridotto di conseguenza ad una sorta di pro forma. Il che ha ovviamente  falsato il valore assoluto  della valutazione finale. I promotori della protesta non chiedono ai valutatori ( personalmente ritengo  che tra questi siano ben pochi a non averlo capito!) di tenere presente lo stravolgimento legato alla pandemia nel valutare la prestazione, “ben…no” si propone di non effettuarla proprio la prestazione (le “prove”), e  di trasformare in prassi un criterio docimologico adottato per necessità di profilassi. Le percetuali di “maturi” nell’epoca Covid hanno superato il 95% e credo proprio che non sia stato il virus a far respingere al mittente il restante cinque per cento, in cui penso siano inclusi anche quei temerari che nel corso dei  vari Maxi sono stati “capaci” di attribuire  le stesse identiche parole d’amore dedicate “A Silvia”  non al solo Giacomo Leopardi, ma indifferentemente a Francesco Petrarca e a Giovanni Pascoli e in alcuni casi anche ad entrambi. Per non parlare di quelli molto sensibili alle vicende della Shoah che hanno indicato in Italo Calvino l’autore di “Se questo è un uomo” di Primo Levi o, molto attenti alla Storia, hanno addebitato all’esercito Nazista il disastro atomico di Hiroshima e Nagasaki. C’è anche chi, invitato a leggere e commentare la poesia X Agosto di Pascoli, ha esordito con “ixs” Agosto e chi ha dato dell’estetista a un certo Gabriele D’Annunzio. Buio pesto!!! Dobbiamo quindi comprendere il timore per la “prova” scritta di quanti con ogni probabilità rientrerebbero  in quel 5% a rischio bocciatura. Con questa filosofia i loro coetanei cantautori avrebbero dovuto rifiutare di sottoporsi alla prova dell’Ariston al Festival di San Remo!.

A proposito di Festival 2022 invece non posso esimermi di associarmi allo sdegno  del Vescovo di San Remo, che in una tempestiva nota ufficiale ha stigmatizzato  “la penosa esibizione del primo cantante”. Abbiamo scelto la lettera di Mons. Antonio Suetta come Post della Settimana per questo numero 44 della nostra rivista, pubblicandola nella sua interezza nell’apposito spazio. Rimando lì i lettori, ma qui voglio anticipare il passaggio significativo in cui il prelato denuncia il fatto che il cantante ha “deriso e profanato i segni sacri della fede cattolica evocando il gesto del Battesimo in un contesto insulso e dissacrante”. Anche se citando  il proverbio riconosce  che ”raglio d’asino non sale al cielo”, si mostra  preoccupato per la “brutta piega” che, ormai da tempo, ha preso questo evento canoro e, in generale, il mondo dello spettacolo.  Dice che sa bene che “la sua contestazione troverà scarsa eco nel mondo mediatico dominato dal pensiero unico”, ma è ancora più certo che “raggiungerà cuori puliti e coraggiosi, capaci di reagire nella quotidianità della vita ad aggressioni così dilaganti e velenose”.

Al tentativo di sdrammatizzare  del Direttore di Rai Uno Coletta, che, forte dei record di ascolti e della raccolta  della pubblicità, ha affermato  con sufficienza e una buona dose di spocchia “Vorrei solo dire una volta per tutte che non c’è mai nessuna volontà di veicolare ideologie o trasgressioni chissà di quale parte”, Suetta ha replicato con una dichiarazione all’Agenzia giornalistica Ansa che come a voler fare concorrenza al Codacons  suona così: “ Basta pagare il canone Rai. Non possiamo, infatti, trovarci di fronte a un canone obbligatorio sulla bolletta della luce, per poi essere offesi a domicilio. E questo sarebbe servizio pubblico? ”.

Ecco allora spiegato il significato del titolo di questo editoriale che assegna la vittoria al Festival di San Remo 2022 (sarebbe più corretto dire “sul” festival) ad  Antonio Suetta. La  “brutta piega” presa dallo spettacolo ha una forte affinità con  quella presa dagli studenti  in protesta, che  sono convinti che “alla corsa dei cavalli possano vincere gli asini”.

Nota aggiuntiva

A fronte del fiume di elogi sperticati messi in onda H24  per il Festival,  per Amadeus (anche lui peraltro indifferente di fronte all’auto battesimo) per la qualità delle canzoni e dei monologhi degli ospiti  da parte della totalità dei conduttori di tutti i programmi  Rai  ( del tipo: “Macellaio  scusi è buona la carne?”), devo sottolineare il coraggio del critico Dario Salvatori e di Flora Canto due “dipendenti” della Rai, che nel corso di Mattino in Famiglia di sabato 5 febbraio hanno  attribuito  il voto  “ZERO” al cantante della dissacrazione e  trasgressione a tutti i costi. Lui comunque nella serata finale del Festival ha perseverato nella provocare vestendosi da… ”cristiano”  con tanto di smoking e  gilet.

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