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I NO CHE NON AIUTANO A CRESCERE DEI NUOVI “MARCIATORI”

I NO CHE NON AIUTANO A CRESCERE

L’ analfabetismo doc e di ritorno dei nuovi marciatori

Per paura di frustrarli, i genitori spesso rinunciano a educare i figli a riconoscere i confini tra l’io e il mondo, a controllare gli impulsi, a dominare l’ansia, a sopportare le avversità. Nelle famiglie si creano così situazioni di disagio per la semplice incapacità di dire un no.

(Asha Phillips)

di Pierluigi Palmieri

E datata ormai di qualche anno la mia lettura del testo di Asha Phillips, il cui titolo I no che aiutano a crescere corrisponde quasi alla lettera (c’è in più quel “non” che,  ovviamente, fa la differenza) a quello di questo editoriale. Lo scrivo nell’imminenza di una data che ricorda un avvenimento che, credo siamo tutti d’accordo, ha dato una svolta al corso della Storia del nostro paese. Era il 28 ottobre del 1922 quando si concretizzò La marcia su Roma”. Sul perché di questo richiamo, mi soffermerò brevemente. poco più avanti. Voglio invece offrire immediatamente a chi legge il frutto di una riflessione che mi ha spinto a dare ai riprovevoli fatti dell’attuali una mia personale chiave di lettura. Da sempre nel cercare una soluzione a situazioni i disagio e a carenze organizzative si dice “bisogna cominciare dalla scuola”. Questo accade sempre più spesso quando si parla di arte e di sport, ma anche e soprattutto di contrasto alla mafia o alla delinquenza giovanile, ai femminicidi. In questi ultimi casi si tratta di educazione civica, che compete certamente alle istituzioni scolastiche, ma non in maniera esclusiva, perché è essenziale la sintonia con l’azione delle famiglie degli studenti. Qui, si potrebbe dire, “casca l’asino”. Sono sempre più frequenti i casi in cui Scuola e Famiglia entrano in contrasto, sia sul giudizio in termini di comportamento sia sulla valutazione del rendimento scolastico. In questo stesso numero della nostra  Rivista della Domenica, pubblichiamo come Post della settimana quello in cui un’insegnante delle superiori di Firenze riferisce che dopo aver invitato più volte un’alunna a riporre il telefono cellulare le ha chiesto di consegnarglielo. Ecco con quale risultato: “un calcio nello stomaco dalla studentessa”. Senza parole…

Il disorientamento è la conseguenza minima che ci si possa aspettare. Sugli insegnanti cala una fitta nebbia

( la  foto accanto e di voglio insegnate.it) . La professoressa nel suo post su Facebook si pone questo interrogativo:Genitori/Amici e siete tanti tra i miei contatti..ma se veniste a sapere che i vostri figli si comportano così a scuola, quale sarebbe la vostra reazione?”. L’auspicio è che tra i suoi amici di Facebook non ci siano degli omologhi di quei genitori aquilani che hanno impugnato la bocciature in matematica di un alunno del quarto superiori. Ripeto trattasi di matematica. Lo studente non aveva superato l’esame di recupero dei “debiti formativi” e i genitori avevano sostenuto che la correzione degli elaborati era avvenuta con un ritardo tale da provocato “la perdita di diverse impressioni percepite durante lo svolgimento della verifica” (sic). Il Tribunale Amministrativo nel respingere, ovviamente il ricorso ha lapalissianamente concluso che “si sta parlando di una prova scritta, nella valutazione della quale poco spazio bisogna dare alle impressioni percepite, in quanto prova di natura oggettiva”. Ergo ci si arrampica sugli specchi anche quando si tratta di matematica, che notoriamente “non è un’opinione”. I casi di aggressione ai docenti e di ricorsi contro gli esiti di scrutini ed esami crescono in maniera preoccupante, con il risultato di far barcollare la Scuola come Istituzione. In questi giorni il Ministro Bianchi ha reso noto un atto di indirizzo che prevede l’istituzione di una sorta di taske force di ispettori per la verifica del livello di rendimento dei docenti. In linea di principio l’idea non è malvagia e forse potrebbe far rientrare nei ranghi gran parte dei genitori super protettivi, ma il problema, già riscontrato in passato, sarà quello di reperirein numero adeguato, Ispettori di “qualità”. Vengo ora a spiegare perchè ho inziato questo editoriale con un riferimento alla Marcia su Roma  del 1922.

 Ho già attribuito all’ignoranza (v. editoriale del n. 28) gli episodi di violenza e  le aggressioni che hanno caratterizzato le manifestazioni di protesta legate alla crescente immersione nell’ottusità dei no-vax, dei no- green, dei negazionisti, divenuti facile oggetto di speculazione politica da parte degli estremisti. Sono i paladini dei “NO che NON aiutano  a crescere”. Aggiungo solo che “La Marcia su Roma” del ‘22 fu la conseguenza di “mesi di violenze squadriste contro sedi e iscritti di partiti e sindacati di sinistra, e in un contesto democratico compromesso dal susseguirsi di governi deboli, l’ultimo presieduto da Luigi Facta (Fonte Focus). Le analoghe violenze dei nostri giorni si inseriscono in un contesto che vede convogliare sul governo, non certo debole, presieduto da Mario Draghi (uomo che di “facta” se ne intende!) i consensi della stragrande maggioranza dei partiti presenti in parlamento. Resta quindi il problema dell’ignoranza che spinge molti pseudo-cittadini “a marciare su Roma” minando la libertà e la salute pubblica inneggiando paradossalmente alla…“libertà” Un esaltato a TV7 è arrivato a declamare un nobile “sono libero e non mi inietto questa merda” . 

La categoria è la stessa di quelli che, alunni o genitori, si rendono protagonisti di episodi come quelli che ho riferito. Bisogna sradicare l’ignoranza, frutto della ottusità e della pigrizia mentale,  che nel 1922 era legata  all’analfabetismo vero e proprio e oggi a cent’anni di distanza è prerogativa degli analfabeti di ritorno. Come sradicarla?. Cominciamo dalla scuola, ovviamente. Dico di più:cominciamo dalla scuola dell’Infanzia, dove è acclarato che si gettino le fondamenta dlla sensibilita e dell’empatia, che sono essenziali per il vivere civile.

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