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DIVORZIO, RIFLESSIONE E… I FIGLI

Son tornate a fiorire le spine… Chi ha vissuto, nel ‘74, il dibattito per l’introduzione del divorzio nel nostro sistema legislativo, rabbrividisce; da qualunque parte della barricata si trovi. Sia pure per motivi  opposti è un tema molto “sentito” ma, a mio parere, poco ragionato! La discussione pacata sul divorzio è impossibile, tranne che in quei rari casi di rapporti di amicizia vera in cui la passione – comprensibilissima – si sottomette al rigore di un ragionamento lucido e sincero, che rifiuta i dogmi e tiene la coscienza dell’altro nello stesso conto della propria. Se questo atteggiamento non fosse stato così raro, in tutti questi anni, si sarebbe compiuto uno sforzo maggiore nella direzione di un dialogo, piuttosto che di uno scontro e per di più dogmatico o, se preferite, ideologico; se non altro per rispetto verso le  persone “reali” che sono coinvolte da questo problema e lo vivono con sofferenze incancellabili. Cosa avrebbero dovuto insegnarci questi anni? Quali nuovi dati avrebbero offerto alla ragione per liberarla dai pregiudizi?

Forse la mia è una visione di parte, ma  il dialogo ha bisogno – per l’appunto – di due parti. Innanzitutto,e sulla base dei dati statistici, l’introduzione del divorzio non ha salvato il matrimonio, quello bello, felice che si voleva difendere dalla costrizione e che tutti  desiderano. Oltre e più che una pratica, il divorzio ha creato una mentalità: l’Amore per sempre non esiste o è una semplice “botta di fortuna”. I rapporti uomo-donna sono più conflittuali che mai, fuori o dentro il matrimonio. Tanto è vero che la maggior parte dei giovani non pensa a sposarsi: è prosperato il fenomeno sociale delle “coppie di fatto”. I figli di chi sperimenta, o subisce, il divorzio sono innegabilmente feriti e sofferenti. la psicologia e la psichiatria ci diranno, se più o meno, di quelli che convivono con i genitori che sono coniugi “mediamente” insoddisfatti (lascio da parte, per serietà, famosi casi limite che, in quanto tali, non possono essere risolti da un provvedimento legislativo che, invece, interessa tutti).  Ovvero se i genitori che litigano,  ma si sforzano di tenere saldo il rapporto fanno più male di quelli che semplicemente “vanno via” e, normalmente, creano altre famiglie. Ci sono, ormai, nelle società occidentali, studi  che evidenziano alcuni aspetti “problematici” dell’attuale gioventù facilmente riconducibili alla insicurezza affettiva. Ma più e oltre questi aspetti, ciò che colpisce è la regressione, piuttosto che la maturazione, del rapporto uomo-donna: nella coppia ma anche nel lavoro e, di riflesso nella società.

Va anche detto che la possibilità di “rifarsi una vita”, a volte, permette di trovare la persona giusta e che il dolore di una rottura rafforza la responsabilità verso gli altri e aiuta a combattere le immancabili difficoltà della nuova unione, con più maturità e spesso con successo. Ma questo è un cammino duro, che suscita in questo tipo di divorziati un nuovo rispetto per il matrimonio, assieme a una dolente nostalgia per gli errori commessi. Da questi pochi cenni, su un problema così vitale, possiamo dedurre che ci sono molti motivi per riflettere o, per lo meno, per non accorciare il tempo della riflessione.

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