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DIAMANTE SUL MARE, LUOGO DEI MURALES

Diamante, una cittadina meravigliosa, affacciata sul mare della Calabria, universalmente nota per essere stata definita “la Città dei Murales”.

Il festival di Arte Urbana, arrivato ormai al suo quarantennale, è frutto di una idea del pittore Nani Razetti che, nel 1981 radunò a Diamante più di ottanta artisti, provenienti da tutto il mondo per realizzare la decorazione murale, del centro storico prima e, dell’intero paese, poi.

L’attuale direzione del festival è stata affidata nelle mani di tre note personalità,  artisti-curatori, a loro volta direttori artistici di altrettanti festival di arte urbana, Antonino Perrotta (OSA), Giacomo Marinaro (Giulia Urbana), Riccardo Buonafede (Manufactory Projet) i quali hanno lavorato indefessamente alla riuscita del festival. Già nel giugno passato si sono occupati del restauro di decorazioni importanti, già presenti nel paese, che stavano scomparendo volatilizzandosi, degli artisti Kodra ed Eva Krump, promuovendo inoltre la realizzazione di nuove decorazioni a cura degli artisti Uno e Riccardo Buonafede e ancora, a partire dall’otto agosto passato, hanno favorito la realizzazione delle opere di Jorit, napoletano, che ripropone il suo iper-realismo con la realizzazione di un ritratto di Jean Michel Basquiat nel ricorso del trentatreesimo anniversario dalla morte.; l’opera dell’ospite proveniente da Chicago, madrileno di nascita, Kraser, che ha realizzato a Diamante il suo lettering site specific, linguaggio denso di contrasti e di colorazioni accese. Proveniente da Milano, una delle figure più note dell’urban art femminile, protagonista di un realismo accentuato da elementi di astrazione, SteReal racconta una delle sue battaglie al femminile contro le discriminazioni.

Nell’informazione che viene della manifestazione si legge: L’intento, comune alla triplice direzione artistica del festival, è trascendere il presente per abbattere ogni tipo di confine, tanto geografico quanto soprattutto mentale. Perché solo tramite la condivisione e la collaborazione, idee, come queste, pregne di significato hanno la reale possibilità di arrivare direttamente alla gente, demolendo confini e preconcetti radicati, per regalare al mondo quella bellezza artistico-culturale che spesso manca.

Questa affermazione che, poco o niente, ha a che fare con la realtà delle opere che invadono senza criterio il paese, ci consente una piccola riflessione a proposito del senso della funzione della decorazione di una città e delle modalità usate per attuarla.

Il Muralismo nasce in America Latina con il compito preciso di essere interprete del dissenso popolare. Una sua costola è stata  la Street Art, funzionale ad interpretare un dissenso o assenso personale verso la società, intesa in senso molto ampio, usata spesso come una sorta di tazebao pittorico e della pittura.

In entrambi i casi ci si trova di fronte ad un uso del linguaggio plastico-pittorico che, difficilmente integra, colloquia, si rapporta con l’architettura che lo contiene, nel generare spesso obrobri che devastano l’armonia, raggiunta nei secoli, delle architetture belle e brutte dei nostri paesi e città.

A costo di essere definito un antiquato bacchettone devo esprimere la mia assoluta contrarietà a questo genere di scempi, frutto di improvvisazione non malevola ma ignorante, sicuramente pensata per il bene della comunità,  e quasi sempre, di incontrollate pulsioni entusiastiche provocate dal sempre onnipresente e pressante “genius loci”, che in una nuova barbarie, mascherata da arte imbratta in lungo e in largo nella produzione di immagini sempre decontestualizzate dall’ambiente che forzatamente le ospita, prive di senso e di progetto.

Per “senso” intendo quell’armonia che il vivere quotidiano ha regalato al nostro occhio quando, consciamente o inconsciamente, guarda alla realtà architettonica nella quale vive e di cui fa parte.

Per “progetto” intendo la capacità di quella visione di insieme che, per produrre armonia formale o, calcolata disarmonia funzionale, prende in esame il tessuto architettonico dei centri abitati, grandi o piccoli che siano, e ne ridisegna armonicamente l’impatto visivo, attraverso calcolati e meditati piani di colore, specifici per ognuno dei paesi o città e anche contenitori di opere d’arte progettate per esaltarne la funzionalità.

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