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ALCUNE RIFLESSIONI CRITICHE SUL “GRANDE FRATELLO” CHE STA PER INIZIARE…

Da anni, sul Grande Fratello bisognerebbe stendere un velo pietoso e non parlarne più. E’ uno spettacolo stereotipato, con attori di quart’ordine e dialoghi poverissimi. Per riaccendere l’interesse, però, ecco che compaiono a intervalli regolari, su TV e giornali, i commenti entusiastici di qualche critico “disinteressato”, che ci spiega come quello sia, in realtà, il luogo della vita vera, la fucina sperimentale di un linguaggio innovativo,l ’espressione più genuina della filosofia post-moderna. E allora bisogna almeno ribadire che non tutti la pensano allo stesso modo: che continuano ad essere in molti, quanti non riescono ad entusiasmarsi nemmeno un po’ a questo programma e considerano i suoi messaggi ambigui e svianti. Com’è noto,quelli che gli autori di  un programma inviano agli spettatori sono di vario genere e livello e non sempre sono in grado di prevedere quale tipo di segnale sarà preminente e quali avranno maggiore impatto sul pubblico, se i più scoperti ed evidenti o quelli taciti e nascosti. Nella versione nostrana del GF, in generale, si punta esplicitamente sul sesso, oscurato, mimato e raccontato, perché si tratta di una strategia elementare, a basso costo, per catturare l’attenzione di un’ audience indifferenziata, che non richiede nessuna particolare perizia da parte degli attori. Anche le scene di nudo sotto la doccia svolgono una funzione analoga. Sull’onda del sesso e del nudo passano, però, altri messaggi. Sebbene non siano affatto rappresentativi dei giovani italiani e, adesso, nemmeno dei cosiddetti Vip, gli ospiti della casa vengono offerti come modelli di comportamento, come i nuovi “maitre à penser”  di una filosofia dell’IO. E così, quelli che seguono questo programma sono indotti, in modo implicito o esplicito, ad assumere come tali gli stili e le dinamiche messe in atto dagli attori. Ognuno può scegliersi quello di identificazione, a seconda della somiglianza, delle aspirazioni o delle proprie frustrazioni. Resta il fatto che tutti i modelli proposti non sono proprio esaltanti. 

  Un altro messaggio è in pieno stile machiavellico sia pure in versione famigliare. Per avere successo bisogna tradire gli Amici in maniera talmente sistemica da fare invidia ai giocatori del Lotto. A deve tradire B e D, B deve tradire C, D e A e via dicendo, se ci si vuole assicurare un posto nella storia evitando l’eliminazione. Sembra un messaggio da poco, ma molti ragazzini possono imparare, sempre in modo tacito, che bisogna tradire. Un altro modello riguarda lo stile di vita: qui c’è una “combriccola” che settimana dopo settimana passa il tempo a sparlarsi addosso, stando sdraiata su poltrone, divani o in piscina. Non è la brigata dei tempi del “Decamerone”, che si raccontava storie e apologhi ironici e coinvolgenti perché era assediata dalla peste, ma nel nostro caso, essa manca e la vita quotidiana che si svolge all’interno della casa è ben diversa dai ritmi acquatici che caratterizzano il palcoscenico del GF. Ma si sa, esso è al di fuori del tempo e dello spazio. Insomma, per riscattarsi e fare finalmente qualcosa di apprezzabile, i nostri dovrebbero evadere dallo schermo, proprio come fece il personaggio di Woody Allen in “La rosa purpurea del Cairo”. Prima era il Censis il termometro della società post-moderna, ora c’è il GF, cioe’ l’uomo in vitro. La foto dell’italiano attuale, nella sua versione più realistica, è tutta qui. Un “Io minimo” che ha messo in soffitta Dio, Lavoro e Nazione. Questo no-stop mediatico è l’ennesima replica della nostra quotidianità fatta di cibo, chiacchiere, sigarette e, soprattutto, tanto sesso. Più si seduce e più si guadagnano consensi, chi non ce la fa viene eliminato. È l’imperativo categorico del GF che dimostra quanto siamo tutti superficiali, narcisisti ed edonisti. Un film già visto che somiglia tanto alla realtà altrimenti, pur parlandone sempre male, non si spiega come ce ne stiamo lì incollati a guardare una delle tante puntate della nostra vita. Dai comportamenti dei “reclusi” possiamo conoscere le tendenze, i valori E le aspirazioni degli italiani. E ciò che abbiamo visto, e vediamo continuamente, corrisponde a ciò che i sociologi hanno teorizzato sull’uomo post-moderno. Ossia l’uomo attuale che non è più sostenuto dalle certezze della modernità (storia, progresso e scienza) ma tende all’affermazione dell’”io minimo” e che al posto di Dio, della Nazione, della Famiglia e del Lavoro ha scelto il consumo e il gioco. Un uomo edonista ed individualista. Non tutti, certo. Ma sicuramente molti. In parole più semplici, è l’autocoscienza della post-modernità di un uomo sfiduciato e scanzonato che non vive, ma sopravvive, e che trova la sua unica realizzazione nel consumare e nel giocare. 

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