HomeLa RivistaCultura&ArteThe Sexuality of Christ in Renaissance Art and in Modern Oblivion di Leo Steinberg

The Sexuality of Christ in Renaissance Art and in Modern Oblivion di Leo Steinberg

LA SENSUALITA’ DI CRISTO CENSURATA

Il titolo dell’articolo è quello del saggio di Leo Steimberg del 1983.

Mi è capitato fra le mani nel cercare altro nella mia  biblioteca. Immediata le necessità di rileggerlo. 

Sono ritornati vividi, alla mente, violenti episodi dialettici, di contrasto con elementi curiali non propriamente illuminati, per niente disposti a distinguere la Fede, dalla sua rappresentazione. Perché proprio di questo, pure se solo in maniera vagamente allusiva, si tratta . 

                                                    

Il saggio è dedicato allo scarto, forse il più significativo, tra la rappresentazione e la percezione nella storia dell’arte europea; Steinberg scoprì infatti un fatto ovvio, ma dato per scontato o volutamente ignorato per quattro secoli, ovvero quello che, moltissimi artisti del Rinascimento. raffigurarono il Cristo Bambino o il Cristo morente o morto, veicolando l’attenzione dello spettatore sui  genitali del raffigurato. E’ palese che, in questo contesto, gli artisti intendessero sottolineare la natura umana del Cristo quindi, il percorso di Leo Steimberg,  vuole essere un’indagine riflessiva, sulla rappresentazione grafico-pittorica, scultorea rinascimentale e post rinascimentale che, di solito, avveniva su commissione della Chiesa e che, nel corso dei secoli, ha visto la figura di Cristo essere dapprima, agli esordi della Chiesa, nel momento del suo consolidamento,  svuotata della sua umanità per una rappresentazione della fede che fosse di sola natura divina; consolidato questo aspetto della dottrina ed il conseguente immaginario collettivo, sino al Concilio di Trento fu, più o meno, consentita la rappresentazione degli attributi umani del Cristo. 

               

Dopo il concilio di Trento, Cristo non fu più ritratto nudo ma vestito funzionale, quanto più possibile  alla rappresentazione dell’altra sua essenza, quella divina , che il concilio di Trento aveva ristabilito essere primaria, quella del Dio solo spirito eliminando, man mano, dai manufatti tutti quelli elementi, simbolo di umanità, presenti nelle opere. Tutto questo anche in palese contrasto con quanto giornalmente predicato nella recita giornaliera del Credo :…nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto, il terzo giorno è risuscitato secondo le scritture… Il veicolo di diffusione multimediale di allora veniva programmato e governato, né più né meno, di quanto succede oggi in qualsiasi società o stato, tanto più quando questa riguarda una bimillenaria, grossa e complessa organizzazione sociale, qual’è appunto è stata ed è la Chiesa.

Il saggio di Leo Steimberg che, non trovò, dapprima la disponibilità di nessun editore a pubblicarlo,  vide la luce nel 1983, in uno speciale della rivista OCTOBER, che produsse notevole interesse tanto che, nello stesso anno, fu pubblicato.

In The Sexuality of Christ in Renaissance Art and in Modern Oblivion, ( il titolo originale del saggio in lingua inglese)  Steinberg studia, in sostanza, le diverse interpretazioni iconografiche che vengono date, nella storia del cristianesimo, della interpretazione del miracolo dell’incarnazione.

La prima organizzazione della Chiesa che combatteva per la diffusione della fede era interessata primariamente ad inculcare nella mente dei fedeli la natura divina del Cristo. Agli albori del XIV secolo si resero conto che questo fenomeno era stato superato e assorbito, saldamente, nella coscienza e conoscenza del Popolo di Dio quindi, dalla sopravvenuta certezza che l’organizzazione Chiesa era ormai divenuta salda nei suoi principi e nel suo potere, scomparsi i dubbi e i timori ridivenne indispensabile, la riassociazione della  della natura umana a quella spirituale del Cristo. Così Steinberg spiega, nel suo saggio, il cambiamento operato dagli artisti,  nella rappresentazione del corpo di Cristo.

Due fenomenologie rappresentative differenti convivono quasi parallelamente: la rappresentazione  che possiamo definire della cultura Bizantina dove l’artista, di solito monaco, nel servirsi come tramite per la veicolazione della natura umana del Cristo, della figura della Vergine Maria da cui il Cristo è originato, rappresenta non solo figurativamente ma anche metaforicamente la Parola di Dio che diviene carne; l’artista rinascimentale occidentale dipinge invece un uomo in carne e ossa, in tutte le sue parti e con gli attributi che gli sono propri, poiché il suo pubblico di credenti, nonostante le fattezze umane, mai metterebbe  in dubbio la divinità di Cristo, o la sua purezza incontaminata. La rappresentazione dei genitali ricorda che, dotato dello stesso nostro corpo, l’uomo-Dio non solo è senza peccato, ma ha anche espiato il peccato originale con la morte. Dopo il Concilio di Trento, Cristo non fu più ritratto nudo e nelle immagini già esistenti gli organi sessuali iniziarono a essere coperti o distrutti. 


  

La nudità di Cristo così indecente, blasfema non piace agli occhi ipocriti, che pure fa uso indiscriminato e mercificatorio del corpo nudo della specie umana, dello spettatore moderno che guarda a questa narrazione  della storia dell’arte quasi con vergogna. Con ogni probabilità il mistero dell’Uno e Trino e l’accettazione della natura umana del Cristo non è ancora stata digerita dimenticando che, senza la natura umana del medesimo, sarebbe stato impossibile il Sacrificio e quindi la Salvezza del genere umano. 

Il saggio propone una analisi persuasiva nella sua ipotesi che, supportata dalla notevole correttezza della sua esposizione, è stata accettata anche nel mondo della Chiesa.

Peraltro, è anche necessario ricordare, l’enorme scompiglio che il saggio provocò al momento della sua pubblicazione, nel creare irrefrenabile sgomento;  anche quando il clamore si placò, l’establishment accademico, continuò a guardare Steimberg con diffidente incredulità. A questo proposito sono significative le umili, colte e sagge parole dell’autore che, consapevole del terremoto provocato:.. il terreno che mi sono azzardato a percorrere non è registrato su una mappa, oltre a essere poco sicuro e assai più vasto di quanto non appaia dal punto di vista che qui ho fatto mio. Molto di ciò che ho detto ha carattere congetturale e inevitabilmente sarà sottoposto a revisione…

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