HomeLa RivistaCultura&ArteA PASSEGGIO PER L’AQUILA, UNA NOTTE DI MEZZ’ESTATE

A PASSEGGIO PER L’AQUILA, UNA NOTTE DI MEZZ’ESTATE

 

Eccoci, ci risiamo. Ancora una volta  a girare rapiti, col naso in su, per questa città, un po’ fantasma che entrambi amiamo visceralmente: Dante per esserci nato, vissuto e operato sino alla tragedia del 2009; io perché incantato di questa città antica che sa tanto di contemporaneo.

      

Un impianto cittadino con alle spalle una lunga scia di devastazioni, distrutta e tante volte ricostruita, dopo essere stata fondata sul sito romano di Amitemun, ancora distrutta e ricostruita a seguito dei vari terremoti che hanno imperversato nei secoli. Durante la nostra perlustrazione notturna vediamo ancora, ben presenti, gli effetti dell’ultimo. Dante Capaldi, già decano dei giornalisti abruzzesi che ora, dopo il terremoto che ha seriamente lesionato la sua abitazione, vive per necessità in un altro luogo ma, non può fare a meno di ritornare nella sua città, attratto da questa fortissima calamita che ci vede vagare e commentare sottovoce.

E’ molto tardi, la paura di disturbare qualcuno che dorme è forte, ma continuiamo il nostro giro per la città. Davanti alla cattedrale dei santi Giorgio e Massimo, ricordando la sua vetustà e le vicissitudini passate che, la medesima ancora senza copertura, quando sarà, nel suo restauro si arricchirà di una ulteriore specificità stilistica emblema e testimone del nostro secolo. Così gli elementi romanici, neoclassici e tardo barocco, già presenti nella costruzione, si fonderanno con un un ulteriore contributo. 

La piazza Duomo, dove ora ci troviamo, conserva al proprio interno altri due gioielli architettonici , il Palazzo Arcivescovile e La chiesa di Santa Maria del Suffragio, nota come Chiesa delle Anime Sante. Dante sempre attento ed arguto mi racconta che quest’ultima, peraltro già totalmente distrutta nel terremoto del 1703 e ricostruita nel 1713, dopo l’ultimo evento sismico, si disperava che i danni causati  potessero essere recuperati, invece il miracolo: lo scorcio, che questa grandissima luna illumina, ci fa intravvedere la sua splendida facciata e il campanile cilindrico che, nonostante sia nuovo di pacca poiché già fortemente danneggiato, racconta imperterrito e restaurato, la sua magnifica vetustà. Se avessimo con noi, l’architetto o lo studio di architettura che ha progettato ed eseguito i lavori di restauro, sicuramente avremo offerto loro da bere: tanta abilità andrebbe premiata non solo con il dovuto compenso, ma…questa è un’altra storia.

La nostra perlustrazione continua e l’occhio cade su via Sassa, dove sia il complesso dei Filippini che quello di Santa Caterina sono sottoposti a restauro. La gioia di questa passeggiata notturna è alterata dal ricordo e dalla mancanza di Marcello Mariani che ci ha lasciato e che, nella chiesa di santa Caterina aveva il suo studio zeppo di opere, per buona parte disastrate dal recente sisma. Nella sciagura Marcello Mariani, da quel sensibile uomo di cultura che era, nel dolore che lo attanagliava per la perdita, fece tesoro di quanto accaduto e, forse il primo in assoluto, incominciò il lavoro di ricostruzione di se stesso e della città della quale era intriso raccogliendo, apparentemente inutili, calcinacci che nelle sue mani diventano quadri, ricomposti in una formale dignità espositiva, muti testimoni di quanto accaduto ed in parte perduto. 

Dante in particolare fu toccato dal ricordo. Lui e Marcello erano stati compagni di classe e amici di una vita…

 La notte si fa frizzante ed il freddo comincia a farsi sentire, recuperata la piccola smart, decidiamo di recarci alla basilica di Collemaggio – Dante non la vede da tre mesi, il covid lo ha inchiodato al letto – ma ora, con enfasi, mi racconta le vicende legate alla chiesa, attraverso una vicenda denominata della Perdonanza celestiana . Dante, anche esperto di studi celestiniani, me ne spiega l’origine. Questa nasce dall’istituzione della Bolla del Perdono con la quale, Celestino V° nel 1294, concesse indulgenza plenaria a tutti coloro che si fossero recati alla basilica di Collemaggio, dai vespri del 28 agosto a quelli del giorno successivo. Mi spiegava inoltre che, questo avvenimento, già straordinario di persè, rispetto ai tempi, fu in qualche modo anche l’iniziatore della tradizione cristiana del Giubileo che istituzionalmente, per tutta la Chiesa, venne ufficialmente istituito  nel 1300 da Bonifacio VIII°. La commemorazione di questa circostanza si tiene ogni anno a l’Aquila nella settimana che precede il 28 di agosto. Mentre mi racconta tutto ciò, la Basilica, la prima ad essere interessata ai lavori di restauro, splende in tutta la sua magnificenza.

Prima del rientro in albergo, l’ultima tappa del nostro giro notturno, la Fontana delle 99 Cannelle. Anche questa danneggiata dal sisma ed ora perfettamente restaurata, ci accoglie nel silenzio con i suoi mormorii d’acqua. Dante, stanco ma palesemente felice, non può proprio evitare di raccontarmi in maniera puntuale che, nonostante l’Aquila sia un prezioso contenitore di gioielli architettonici, la fontana ne è il simbolo principale. Racconta infatti che, i 99 mascheroni in pietra e le sei cannelle singole, siano l’emblema dei signori che governavano il territorio nei loro novantanove castelli e che, sicuramente, contribuirono alla nascita della Città. 

A questo punto Dante è veramente stanco ed io non lo sono da meno. La nostra colta passeggiata termina nell’accogliente albergo che ci ospita. 

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