HomeLa RivistaCultura&ArteGLI SFREGI DI NICOLA SAMORI’ – BOLOGNA PALAZZO FAVA

GLI SFREGI DI NICOLA SAMORI’ – BOLOGNA PALAZZO FAVA

Da Bologna, ancora una volta, un motivo di riflessione sul senso della contemporaneità.

Tutto ciò avviene attraverso una mostra ordinata a Palazzo Fava GLI SFREGI di Nicola Samorì con circa ottanta lavori che spaziano dalla scultura alla pittura, con opere che partono dagli esordi fino alle realizzazioni più recenti.

La mostra, curata da Alberto Zanchetta e Chiara Stefani, offre una lettura completa del percorso che l’artista, ben accreditato nel panorama internazionale, ha intrappreso negli ultimi vent’anni e racconta le opere più rappresentative della sua produzione, grazie a un progetto espositivo che, Samorì, ha studiato in esclusiva per le sale del Palazzo delle Esposizioni di Bologna, già affrescate dai Carracci.

Questo intenso dialogo poetico centrato attorno al mistero dell’esistenza, nel suo inizio e nella fine, si riflette specularmente nel creare e nel disfare, cifra che caratterizza il lavoro di Samorì, intento ad un confronto costante, e di continuazione, della tradizione artistica che analizza e con cui si confronta. L’intenzionalità della mostra è manifesta da subito, non appena si attraversa il vestibolo ci si imbatte in una statua neoclassica di Apollo e, di fronte, in una scultura lignea realizzata da Samorì con un tronco antico, già vissuto nella sua materia. Un racconto non cronologico fatto di richiami e significati, come accade ad esempio nel salone con il Mito di Giasone e Medea, in cui il sistema di relazioni formali gioca, colloquiando, con la magnifica Maddalena Penitente di Canova, fino alle pareti che ospitano i dipinti di Samorì. Le potenti opere  del piano nobile, fra le quali l’affresco monumentale Malafonte, lasciano spazio al secondo piano a lavori prevalentemente di piccolo e medio formato, che permettono allo spettatore di abbracciare la vasta e complessa produzione dell’artista.

Personalmente credo che, la mostra a Palazzo Fava, sia una delle manifestazioni straordinarie dell’attuale mondo dell’arte, attualmente sempre occupato nell’accredito culturale e commerciale delle forme del moderno e nel trascurare, eccetto qualche rara eccezione, i nuovi percorsi che si caratterizzano, fra gli altri, per l’uso della citazione, attraverso tutti i mezzi tradizionale e tecnologici.

Basterebbe, difatti, guardarsi attorno, con attenzione, per comprendere quali forze tecnologiche sono ora in campo e di quale supporto tecnico siano capaci per lo sviluppo del fare artistico.

Naturalmente l’uso della tecnologia non rinnega, nella mente creativa, quanto già  conosciuto o fatto ma se ne serve come strumento culturale, da citare all’occorrenza, in ausilio alle proprie capacità creative. 

Molti artisti contemporanei si servono, appunto, degli strumenti digitali che convivono con quelli tradizionali; altri usano mestiche, meno recenti o addirittura antiche. Tutti per ridare vita a sensazioni visive che ricreino, nella contemporaneità, anche la palpabile percezione del ricordo il quale, attraverso qualche particolare lavorazione dell’opera, rimandi a sensazioni  forme e mestiche passate evocano .

A mio modesto avviso questo è quello che Samori’, magistralmente fa. L’artista, infatti, prevede che, dopo la creazione dell’opera, la medesima venga disfatta in parte o in toto e, nella sua ricomposizione di un senso formale nuovo, l’opera creata si manifesti nel suo aspetto ultimo progettato.

Le citazioni usate provengono dallo studio e dalla copia fedele dell’arte antica e dell’uso delle sue tecniche, in particolare modo da quelle provenienti da quella barocca spagnola nella quale, dominano, scontrandosi violentemente, luci ed ombre.

Lo stesso artista dichiara in una sua intervista:

fustigo la pittura per vederla sanguinare, perché la considero alla stregua di un corpo che viene trattato come un organismo ormai anemico, mentre non lo è per nulla. Le immagini e la loro narrazione sono funzionali a questa messa in scena che ha bisogno della metafora della carne per farsi inequivocabile.

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