HomeLa RivistaLa canzone di San Panfilo-L’ultimo miracolo. Il libro di Enea Di Ianni

La canzone di San Panfilo-L’ultimo miracolo. Il libro di Enea Di Ianni

Il miracolo di una vera famiglia. Uno degli ultimi, dei più intensi miracoli di San Panfilo che è il suo Santo Protettore, in questo spaccato di prosa nobile. Perché non esiste un ultimo miracolo, esiste “il” miracolo. Ed è la voce narrante, il potente incantesimo di tanta leggera bellezza, tangibile nella forza espressiva del racconto. Poderosa come al solito la semplicità scorrevole della lettura che caratterizza e rende amico ogni personaggio che vive dentro le proprie parole e i propri pensieri, con l’arte e la consapevolezza appunto del miracolo che prende forma nella sue accezioni più alte: la fede, la preghiera, la capacità di credere ed insegnare a crederci. Come zia Amelia, non un personaggio, una zia qualsiasi, ma una donna vera, come tanti altri protagonisti, che trasportano il lettore nella piena di insegnamenti solari, a volte taciti, altre volte nascosti tra i pensieri, che hanno desiderio di essere esternati e che hanno bisogno di tempo di vita per essere appresi e recepiti nella maniera con cui vengono proposti. Spiegare ad un bimbo di otto anni chi fossero gli eretici, oltre a far immaginare subito che non deve essere “qualcosa di buono”, porta con sé, appunto, un grande monito, come una lezione, un precetto: vivere senza un segno della capacità di affidarsi alla fede, senza riuscire ad ottenere il miracolo della fede, lascia la vita priva di significato, come un albero spoglio, senza foglie e senza frutti. E la carne finisce per “friggere” nel non pensiero, per il dolore del nulla, come farebbe se ci fosse, su questa terra, l’Inferno congegnato per come è scritto. Ecco il vero insegnamento di Don Panfilo, divenuto vescovo, quello di raccogliere le anime per insegnar loro, candidamente, il potere dell’assieme e di un assieme consapevole, profondo, che porti al dono della meraviglia della vita e della solidarietà e che rende forti e felici regalando la possibilità della fede come speranza, come impegno per una vita serena e semplice. Come sanno i contadini delle adunanze in piena notte, alla luce della luna e delle stelle, che ascoltano il messaggio che s’inerpica nei pensieri, come una carezza al cuore, come un abbraccio benefico, un bacio di Dio. Alla faccia di tutti i maldicenti di “bettole clandestine” sempre adirati verso il prossimo, sempre un passo indietro al vero tutto. Don Panfilo porta la Chiesa tra le braccia degli agricoltori, con i loro tempi e le loro necessità, accarezza i “brutti ceffi” che si aggirano spesso di notte, per lenire, senza giudicare, la stanchezza di gambe che si muovono continuamente in cerca di fortuna spicciola, provando a “sbarbarli e a ripulirli”, per intenerirli, per aprirli al bene e al bello. E che dire della rappresentazione magistrale di occhi felici che condividono la gioia e la necessità di un pasto caldo? L’insegnamento di Enea appare qui in tutta la sua bellezza: l’amore. Per le cose vere, per la famiglia, per la forza della fede, per la vita. Lo splendore dell’amore dato senza pretese che porta di per sé all’amore ricevuto di conseguenza, non fosse altro per la nobiltà del suo stesso esistere e manifestarsi. Come il cervo che si avvicina con incredibile docilità e si fa accarezzare. Ecco cos’è l’amore. Ecco cos’è questo libro, è un cervo che si avvicina al lettore per sfamarlo di umanità e bellezza, si fa accarezzare di semplice emozione, per poi regalare tutto il suo latte alla vita, questa vita forte, tante volte difficile, ma vera, umile e amichevole, sorridente in tutte le sue forme, anche quelle impropriamente incomprensibili. Tutta d’un fiato la lettura, come sempre per le opere di Enea, con un pizzico di dispiacere per l’ultima pagina e per la parola fine. Che poi è l’unica cosa non conforme allo spirito del libro. La fine non esiste, c’è sempre un nuovo giorno, una nuova speranza, un nuovo miracolo in cui sperare e crederci, crederci sempre, perché la vita non finisce mai di renderci liberi, di renderci veri, di renderci felici di esserci, con l’unico grande semplice segreto: affidarsi al cuore e a tutte le sue manifestazioni, Dio su tutto.

di Umberto Danieli

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