HomeLa RivistaFolklore e dialettiGli arrosticini, prelibatezze dell’Abruzzo

Gli arrosticini, prelibatezze dell’Abruzzo

di D. Rossi

Sono ormai diventati uno dei simboli dell’Abruzzo. Sarà per il loro sapore invitante, oppure per le loro origini radicate all’interno della tradizione pastorale, sta di fatto che gli arrosticini, o “rustelle” come vengono chiamati in gergo dialettale, hanno riscosso da sempre un grande successo.

Si tratta di carne di pecora infilzata in spiedini di legno e cotta alla brace, in un fornacella dalla forma allungata.

La cottura viene effettuata all’aperto, insaporendo l’arrosticino con il sale. Queste modalità hanno esaltato l’aspetto sociale della pietanza, che comunemente, si associa alle scampagnate in aperta natura ( magari nei tanti luoghi di rilievo dell’Abruzzo, regione di per sé ricca di bellezze naturalistiche), ma che non disdegna le sagre e feste paesane di piazza.

Le origini dell’arrosticino lo collocano con tutta probabilità nella zona del Voltigno. Sarebbe nata qui questa prelibatezza, nei paesi di Farindola, Villa Celiera, Carpineto della Nora, Civitella Casanova, Catignano, Pianella e tutto il circondario di Città Sant’Angelo. L’eccellente tradizione della località “coccia grasse” di Elice (PE) ha passato il testimone a Casa Bianca di Castilenti (TE), ma San Giovanni Teatino  .non è da meno.

A partire dagli anni trenta dei pastori del posto tagliuzzarono carne ovina in piccoli pezzi da cuocere alla brace infilzati in bastoncini di legno di “vinghe” (betulla), pianta che cresce sulle sponde del fiume Pescara. Originariamente lo spiedino serviva a recuperare i diversi piccoli ritagli di carne che si accumulavano in macelleria e che si tentava di non sprecare. Una volta accertato il gradimento dello “stecchino con pezzettini di arrosto” gli spiedini si fecero tagliuzzando generalmente carne di pecora giovane o di montone castrato, possibilmente la parte tenera ed evitando pezzi innervati fastidiosi alla masticazione. La diffusione degli arrosticini è andata crescendo, in maniera più consistente, dal secondo dopoguerra, ampliandosi col boom economico degli anni 70-80 che ha permesso di conquistare i palati dei turisti provenienti da fuori regione.

Oggi sono presenti in diverse varianti, compresi quelli di fegato e quelli insaporiti con aromi naturali. La specialità rimane, però, quella degli arrosticini fatti a mano, quelli caserecci, che presentano pezzi di carne irregolari, un tantinello più grandi di quelli della grande produzione ma che esaltano tutte le caratteristiche di questa tipicità culinaria abruzzese.

Agli arrosticini tradizionalmente si è soliti accompagnare del pane con olio extra vergine di oliva oppure delle cosiddette bruschette con aglio, cioè pane abbrustolito bagnato con olio e “strofinato” con aglio, possibilmente quello rosso di Sulmona. A completare il tutto un bel bicchiere di Montepulciano d’Abruzzo, un vino rosso prodotto nei vigneti autoctoni del territorio. A rendere più caratteristica la degustazione può essere senz’altro gradevole lasciarsi andare, cantando e danzando, sulle armonie, immancabili, di “Du’ botte” e chitarra, capaci di favorire la convivialità e  unire spontaneamente le persone all’insegna di una sana allegria.

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