HomeLa RivistaMA LA VITA UMANA VALE SOLO 1725 EURO?

MA LA VITA UMANA VALE SOLO 1725 EURO?

Francesco, nome di fantasia, è un ragazzo che ha da poco finito le scuole superiori, ha un mare di sogni, ma  con l’indecisione tipica degli adolescenti, non sa ancora cosa, precisamente, voglia fare da grande. In attesa di decidere fa domanda a Poste S.p.a.. La fortuna gira proprio dalla sua parte: viene selezionato. Sarà portalettere.

Il contratto è solo per tre mesi, ma il ragazzo vede  del bello anche in questo: se tutto va bene, potrebbe essere una porta d’accesso alla grande azienda, altrimenti sarà, comunque l’esperienza di una primavera che, oltre a fargli racimolare qualche soldo, lo aiuterà a  maturare le scelte del futuro. Così tutte le mattine passa in ufficio, prende la posta e sale in sella al “Liberty” giallo, che le Poste gli hanno fornito in dotazione, per consegnare, di casa in casa lettere, pacchi e raccomandate. Il lavoro è gradevole, la remunerazione non è male. Un giorno di marzo, come tutte le mattine, va al lavoro. Pioviggina, ma la giornata promette molto bene: pochissima la posta da consegnare, il giro dovrebbe finire presto. E, purtroppo, presto finì perché quello sarebbe stato il suo ultimo giorno di lavoro. Dai rilievi effettuati dalla Polizia il ragazzo sembra aver commesso una bravata: “andava veloce, non ha fatto in tempo a fermarsi a uno stop, ed è finito sotto un camion”. La posta consegnata a metà la sua vita da grande stroncata sul nascere. Tutto per la fretta di tornare presto a casa. Non è da lui, ma il verbale non lascia ombra di dubbio: il ragazzo non si è fermato. Gli unici a non farsene una ragione sono i genitori. Fanno fare indagini su indagini, per capire cosa sia realmente successo. Sanno che  il loro figlio non era così irresponsabile, come l’ipotesi sulla dinamica dell’incidete lo dipinge. Salta fuori che il “Liberty” Piaggio, in dotazione a tutti i postini, ha un difetto di fabbrica. Ma le ragioni dei genitori disperati valgono meno dei pezzi di carta su cui giace la documentazione raccolta. La versione ufficiale resta la prima, quella di un agente di Polizia, poco più grande di  Francesco, che il giorno dell’incidente aveva stilato il verbale, non potendo sapere quale segreto si nascondesse tra i rottami del motorino.

Alla famiglia non resta che “consolarsi” con il risarcimento dell’INAIL, che consiste in 1.725 euro!!, Tanto vale la vita di un diciannovenne perché “…il ragazzo non ha eredi e non manteneva una famiglia, quindi ha diritto solo all’assegno funerario…”. Questa la spiegazione “ineccepibile” della Burocrazia ai genitori. 

Quella di Francesco è la storia di una delle tante persone, purtroppo ancora tante, che negli anni hanno perso la vita sul lavoro,. Hanno tutti storie diverse, sono morti in circostanze diverse, in età diverse, con famiglie diverse e con sogni diversi. Una sola cosa rende questa storia uguale a tutte le altre: tutti “erano” abbastanza giovani e forti per poter.. lavorare!.

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