HomeLa RivistaAttualità e AmarcordQUANDO LE RAGAZZE NON INDOSSAVANO IL BIKINI

QUANDO LE RAGAZZE NON INDOSSAVANO IL BIKINI

Un ricordo della “Signorina Buonasera” della Rai, Anna Maria Gambineri. Nel mio archivio vecchie immagini con Giammario Sgattoni, allora addetto stampa dell’Ept. Vicino ad Anna Maria Gambineri un’altra Anna Maria, concorrente alla palma di Più bella e più brava d’Abruzzo e Molise. Affascinante ragazza bionda cui Silvio Gigli propose la carriera cinematografica e invece un giovanissimo ammiratore la via dell’altare. Senza esitare, la ragazza scelse il secondo percorso. La popolare annunciatrice della Rai, Anna Maria Gambineri, arrivò in città negli anni ’60, quando il turismo “fai da te” funzionava. Pietro Arturo Favazzi, direttore dell’Ept ed eccellente manager dell’ospitalità la chiamò nella giuria del concorso “più bella e più brava d’Abruzzo e Molise”. Gara di bellezza in costume tradizionale, alternativa della grande passerella nazionale in bikini di Miss Italia. Anna Maria Gambineri, giovane e graziosa con il suo inconfondibile caschetto biondo, per le coetanee era il simbolo di chi ce l’aveva fatta ad entrare nel rutilante mondo dello spettacolo. Signorile e gentile, familiarizzò subito con le ragazze abruzzesi, dalla testa ai piedi “censurate” bellezze dentro coloratissimi vestiti delle nonne. Anna Maria si divertì moltissimo, conquistando simpatia e molti amici. A cominciare da Giammario Sgattoni, attentissimo addetto stampa dell’Ept. Quando credevamo nel turismo e si faceva il necessario per praticarlo.

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QUANDO CON L’ACQUA FONDARONO

UN NUOVO PARTITO FORTE E POTENTE

Ancora “in itinere” il problema dell’acqua inquinata del Gran Sasso. Nel dopoguerra il leader più importante in Abruzzo, Giuseppe Spataro, cominciò dall’acqua la ricostruzione e il risanamento igienico-sanitario. Gli avversari lo contestarono subito, banalizzando la cosiddetta “politica della fontanella”. Evidentemente, fin da allora, sapevano che con l’acqua si potesse fare ben altro, come spregiudicati neofiti del nuovo corso hanno poi dimostrato, avendo fra le mani le leve di comando. Sull’acqua hanno costruito infatti un vero e proprio partito, facendo scattare il bingo della moltiplicazione di poltrone e assunzioni senza regole. Scelte e strategie che hanno trasformato in pochi anni anche un ente ricco e produttivo come il Ruzzo in un carrozzone con perdite (in ogni senso) e bilanci fallimentari. Difficile persino pensare che si potesse mandare in malora un’azienda florida, e in teoria anche facile da gestire, che impiega materia prima fornita gratis da Madre-natura (l’acqua), poi venduta a consumatori (noi) obbligati ad averne una scorta a qualsiasi prezzo. Non solo il Ruzzo (che ora vive i suoi problemi), il “partito dell’acqua” in Abruzzo ha ormai una storia tutta sua. Da potente strumento elettorale e di potere che ha creato politici di nuovo conio, elettoralmente forti, grazie a “sorella acqua”, un tempo francescanamente impiegata per altri usi e consumi. Tant’è che, per rendere più produttiva una così generosa macchina elettorale fondata su “sorella acqua”, in Abruzzo moltiplicarono per sei i cosiddetti Ato (Ambito territoriale ottimale), ora aboliti. Dove di “ottimale” c’erano solo prebende e posti per i politici e loro raccomandati. Carrozzoni che, per fortuna, hanno chiuso i battenti, dopo aver dispensato a piene mani soldi pubblici e poltrone, scandalosamente moltiplicate.

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