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Salviamo il fanciullo, salveremo la scuola

Per l’ennesima volta politici e giuristi hanno avanzato le proprie proposte (a detta loro con prudenza e oculata accortezza!) e, per l’ennesima volta, commettendo l’ennesimo errore: ci si interessa al bambino-scolaro dando vita a dibattiti e prendendo decisioni senza mai provare a consultare  l’interessato.
Per l’ennesima volta il mondo–scuola, per fortuna non tutto, ha risposto plagiando l’ “Obbedisco” garibaldino e perdendo, ancora una volta, l’occasione per fermarsi un attimo e, semplicemente, provare a riflettere, a considerare criticamente le proposte arrivate, ponendosi al di fuori di qualsivoglia atteggiamento di simpatia politico-partitica e cominciando, invece, a far gruppo sul serio a tutela degli alunni e per gli alunni.

Al progetto-proposta ministeriale, che ha previsto un prosieguo delle attività a scuola anche nei mesi estivi, attraverso il coinvolgendo dei docenti di ruolo insieme ad esperti esterni e al fine di “consolidare” gli apprendimenti, ma soprattutto per sostenere e rinforzare quella socialità venuta meno a causa della pandemia, diverse scuole, nei diversi ordini, hanno detto senza esitazione “SI!”.

Si metteranno in campo, così, attività che andranno dai corsi di recupero e di potenziamento in specifici laboratori di scuola all’aperto, ad altre di aggregazione e socializzazione, a laboratori di musica, di educazione motoria, di gioco didattico, di educazione alla cittadinanza e via discorrendo

Tutto questo potrà essere svolto negli istituti scolastici, nei teatri, nei cinema, nei parchi, nei centri sportivi. Insomma la scuola si sposa con i luoghi che, solitamente, vivono cultura artistica, musicale, sportiva e si sposta anche nei luoghi dove il ludico e l’arte sono di casa.

Insomma la scuola tradizionale incontra altre scuole, forse meno formali, ma senz’altro più vive.

Giustamente, avendo ottenuto 150 milioni dal Decreto Sostegni, più altri 320 milioni aggiuntisi con i Programmi Operativi Nazionali e dovendoli utilizzare tutti entro il 2022, come si fa a dire di no?

Bene, ecco allora la soluzione: si dà vita alla  scuola d’estate”, alla “scuola-ponte” che ci traghetterà verso il nuovo anno scolastico. Una sorta di barca di Caronte, del dantesco “Caron dimonio”, anche quella sostenuta, allora, economicamente dall’obolo che i singoli traghettati recavano in tasca.

Così dal Ministro dell’istruzione ai Sindacati, ai Direttori scolastici regionali, ai Dirigenti scolastici e fino al corpo docente, tutto è stato discusso, approfondito, valutato e deciso in stretto giro di tempo.

Ma che ne è stato dei bimbi, dei fanciulli, dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani scolari? Qualcuno li ha sentiti? Cosa hanno detto? Hanno fatto salti di gioia? Hanno espresso i propri desiderata, hanno detto qualcosa?

Si fa la festa del Santo e il Santo che dice?  E che deve dire? “Fatta la festa, gabbato lo santo”. 

Un programma del genere perché sia davvero efficiente necessita del giusto tempo. Bisogna ritornare alla ragione vera di ogni autentica politica scolastica: rimanere fedele alla sua essenziale funzione di “liberazione della persona”.

L’idea estemporanea di un “ponte scolastico estivo” e la supersonica velocizzazione dell’iter per metterla in atto  rispetta i diritti degli scolari.

La scuola è un fatto sociale costitutivo di principi e di esperienze di vita associata; ritrovarsi con pochi alunni, dispersi in un velleitario programma, non è rischio di poco conto. La scuola è prima di tutto un

diritto del singolo ed è la comunità che è tenuta a pensarla, organizzarla e gestirla.

Possibile che non si è ancora capito quale sia il vero problema del mondo scolastico? La storia della “buona scuola” continua, purtroppo ancor oggi, ad essere strettamente legata alla “quantità”: quantità di progetti, di proposte di burocrazia e ora anche di tempo! Non ha alcun vantaggio  stare a scuola oltre il tempo della scuola e per di più in estate!

Vorrei ricordare a quanti han partorito cotanta brillante idea che l’estate è il tempo in cui bambini, fanciulli, ragazzi, adolescenti e giovani, tutti, sono liberi di fare esperienze varie, provare avventure, esplorazione, di vissuto si all’aperto, ma diverso dalla scuola. Sooprattutto dopo un anno come questo, stressante quanto mai, la vera cura è proprio uscire dai confini che sanno di scuola!

E gli insegnanti? Non si portano dentro i silenzi, le incertezze, le paure, i disagi di questa stagione di limitazioni socio-affettive?  Anche loro, gli insegnanti, sono sempre più dismessi e intrappolati in un labirinto di “esecutività passiva” di cui, tante volte, non sanno neppure di essere i primi responsabili. Soccombono a doveri crescenti mentre decresce, parallelamente, la rispettosa considerazione di un tempo.

Si pensa che il progresso tecnologico e, le migliaia di “webinar” da cui siamo

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assediati giornalmente, risolvano tutti i problemi e aprano orizzonti insperati. Ma non va mai dimenticato, che nessun traguardo è pienamente raggiungibile se non si fa credito ad una scuola capace di valorizzare l’uomo in quanto produttore di lavoro e di idee.

E per ottenere ciò, che ci si creda o no, si necessita anche di altro…ad esempio di quel relax estivo che non equivale a “mesi di non lavoro stipendiati”, ma a indispensabile ricarica di forze per ripartire ed esser pronti per un nuovo anno, un anno migliore e reale, “qualità”.

Perché la scuola sia davvero il crocevia, il punto avanzato dell’umanità, si ha bisogno di ben altro che un prolungamento estivo. La storia ci ha insegnato che la politica non riesce a cogliere le necessità della didattica scolastica e il suo risvolto umano.

Per concludere: almeno voi che mi leggete, provate a chiedere ai vostri bimbi, ai fanciulli, ai ragazzi, agli adolescenti, ai giovani cosa ne pensano della “scuola-ponte estivo?”

Ribadisco che la scuola è dei ragazzi, per i ragazzi, eppure a deciderne le sorti, come sempre, loro non contano nulla!

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