HomeLa RivistaAttualità e AmarcordIL MITICO ORGANETTO ABRUZZESE ANTI-STRESS da CORONAVIRUS PIACEVA ANCHE AI DIVI DI HOLLYWOOD

IL MITICO ORGANETTO ABRUZZESE ANTI-STRESS da CORONAVIRUS PIACEVA ANCHE AI DIVI DI HOLLYWOOD

IL MITICO ORGANETTO ABRUZZESE ANTI-STRESS  da CORONAVIRUS

PIACEVA ANCHE AI DIVI DI HOLLYWOOD

Il musicista Mogol e il direttore del Tg5 Clemente Mimun, ospiti in Abruzzo di Enzo e Nicola Scacchia, star del mitico organetto abruzzese. Da poco i due fratelli hanno girato un video di successo con la collaborazione del celebre attore Terence Hill. Vorrei ricordare un personaggio straordinario, Fanciullo Rapacchietta, scomparso quasi centenario e che la nostra tv ha sempre ignorato. Anche se, fino all’ultimo, ha diffuso ovunque le magie e le musiche dello storico “ddu botte”, strumento popolare entrato a pieno titolo nella storia del folklore. In giro per il mondo, il popolare strumento di Rapacchietta era entrato persino nelle ville dei più grandi attori di Hollywood, che durante le loro serate esclusive, sempre più spesso, furono allietati dalle melodie dell’organetto incantatore. Adesso non so. Ma in tempi di Cornavirus, l’organetto si conferma il miglior anti-stress che ci sia.

QUANDO DIVENTAI IL NIPOTE PREDILETTO DI QUELLE

VECCHIE CARE SIGNORE AMICHE DI MIA NONNA

Mentre è in discussione la famiglia vecchio modello con genitore 1 e genitore 2, vorrei dedicare un pensiero riconoscente alla mia indimenticabile nonna materna, Germana, una seconda mamma. Specialmente quando sua figlia (mia madre) accompagnava il marito avvocato che viaggiava spesso per motivi professionali. Con i suoi nipoti, era straordinariamente premurosa. Eccellenti i sapori tradizionali della sua cucina. Ricordo nonna Germana carduccianamente “alta e solenne, vestita di nero” per il lutto portato tutta una vita, in memoria di suo figlio militare, caduto in guerra 22nne nel 1942. Ancora oggi, provo affetto e rimpianti per la “nonna nera”, così chiamata da noi nipoti per il suo abbigliamento di tutti i giorni. Il ricordo più triste? Quando è finita nel reparto lungodegenti dell’ospedale e spesso mi chiedeva di riportarla a casa, dove non c’era chi potesse assisterla, e non ho fatto abbastanza per restituirle il calore della famiglia. Ma andavo frequentemente a trovarla fra le altre vecchiette dov’era ricoverata e, ogni volta, in quel luogo di sofferenza era una gran festa. Il primario ospedaliero, prof. Vito Filograna, ottimo medico e mio caro amico, aveva raccomandato alla caposala di tenerlo informato ogni volta che fra le signore ricoverate arrivava “il nipote giornalista”. La mia presenza era diventata un evento speciale e tutto festoso per la nonna e le sue compagne che, per i rispettivi “acciacchi”, potevano avere a disposizione il primario tutto il tempo che restavo con loro. Succedeva che, se qualche volta tardavo, erano le care vecchiette del reparto a rivolgersi a nonna Germana per chiedere mie notizie, sollecitando insistentemente il ritorno di chi ormai era diventato il “nipote di tutte”. E ogni volta ricevevo una straordinaria accoglienza affettuosa da quelle vecchie signore, alcune da tempo dimenticate dalle loro famiglie. Tutte fortemente legate a nonna Germana, in quella ch’era diventata una umanissima e familiare alleanza di amicizia e solidarietà.

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