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LA TERRA DI ATLANTE

Ai CONFINI DELL’IMPERO, come mi è già successo di accennare, è sopratutto una dimensione del pensiero che, costretto da una serie di eventi, di varia natura, lo individuano come tale. Questa è sicuramente la dimensione della terra in cui vivo che è diventata anche la mia. La Sardegna un’isola, in tutti i sensi, dove hanno convissuto, e ancora oggi è così, eccellenze del pensiero, della politica, delle arti, all’interno di un ambiente naturale strutturato come una sorta di giardino dell’eden, con un bassissimo tasso abitativo e circondata dal mare. Un mare infinito che rende lontano, sempre difficoltoso e molto oneroso il raggiungimento di qualsiasi costa opposta, fisica o mentale. L’autonomia, che dovrebbe regolamentare e proteggere questo svantaggio naturale, in realtà ha fatto ben poco per la tutela dei cittadini e del territorio. Sino a non molti decenni fa’ questa è stata terra di confino per delinquenti di tutti i tipi e luogo di punizione per i servitori dello stato infedeli o relativamente allineati. Eppure la Sardegna ha dato un contributo di sangue di non poco conto, con il sacrificio di vite umane, attraverso la sua Brigata Sassari e l’alto numero di arruolati nel corpo degli Arditi, alla costruzione e unione di questo nostro Paese. Questa terra che ha subito la iattura della malaria e l’indifferenza nazionale fa fatica a risollevarsi.

                          

Ma se non fosse sempre stato così? E se la rilettura, senza paraocchi, di una storiografia antica contenuta nei miti e nei documenti antichi, in netto contrasto con la odierna, sempre prudente negazionista cultura dominante subliminalmente veicolata da quelle che vengono definite le Elite culturali della nostra Isola, provasse a dimostrare che questa era la terra di Atlantide? Ci prova da una decina d’anni, senza risparmio di energie il giornalista di Repubblica, Sergio Frau, con i suoi poderosi e preziosi tomi, rispettivamente LE COLONNE D’ERCOLE un’inchiesta e OMPHALOS, il primo centro del mondo. In entrambi si ipotizza che la Sardegna fosse, allora, il centro del mondo conosciuto ed un paese della Sardegna  fosse il centro del centro del primo mondo. Sorgono ricchissime di menhir del III°secolo dove sono anche presenti centinaia di sepolcri megalitici, le TOMBE DEI GIGANTI, .

                               

Tutto questo, che potrebbe sembrare a prima vista, una storia per ricavarne un bel film, all’INDIANA JONES, in realtà è il defatigante frutto di una indagine che, senza paraocchi e preconcetti, analizza documenti antichi della tradizione scritta-orale-pittorica – scultoreo architettonica, riscontrandoli con scientificità. L’indagine supportata , fra l’altro, da esperti del calibro di Mario Tozzi, geologo de CNR; consensi pubblici firmati da Bescaouch ( archeologo membro dell’accademia di Francia e promotore di una mostra sulle colonne d’ercole a Parigi), Canfora, Castellani, Donadoni e molti altri, delinea la tesi che la Sardegna sia stata la terra di Atlante. Sistemandosi di fronte ad una carta geografica che riporti l’intero bacino del mediterraneo, con le spalle rivolte alla Grecia ci si ritrova di fronte il mar Egeo e su con gli occhi sino al canale di Sicilia dove collocare idealmente le colonne d’Ercole, come può appunto desumersi dalle narrazioni mitiche dei viaggiatori di allora, spostandole da Gibilterra dove erano state sistemate, non si sa bene quando e perché, da qualche cartografo del tempo…Gli ignoranti in grande numero, assunti al servizio dello stato, erano presenti anche allora. Riflettere, difatti, sull’individuazione geografica che i Greci antichi avevano del mare del nord collocandolo a nord , a sinistra e a destra della Sardegna insieme a quanto ritrovato all’interno del Mediterraneo, rafforza il racconto di Platone sull’isola turrita e felice, stracolma di metalli e d’argento, ed anche il poema omerico trova debita collocazione. Tutti i reperti archeologici raccontano che i fatti narrati si sono svolti all’interno del bacino del mediterraneo. Oltre Gibilterra, nonostante le innumerevoli e costose ricerche, non è mai stato reperto alcunché di significativo. Non è quindi improbabile che la storia che Frau indica corrisponda a verità. Un grosso colpo di mano a conforto delle sue tesi lo ha dato allo stesso Frau un testo meraviglioso,  Il mulino di Amleto scritto da De Santillana e Von Dechen , storico della scienza lui, antropologa lei, nel quale scientificamente frugano e indagano il significato ed il significante di ognuna delle saghe antiche prese in esame. In questo contesto vivo, arguto, intrigante stupisce l’abulica indifferenza politica con la quale le ricerche su accennate sono state accolte ma che corrispondono all’attenzione che la politica ha per questo nostro immenso patrimonio archeologico, ancora totalmente da scavare e studiare, che subisce di continuo rapine di tutti i tipi: l’assordante silenzio mantre si sbancava la necropoli di Tuvixeddu o si foderava di legname l’anfiteatro a Cagliari o ancora la superficialità nel nascondere per trenta anni i GIGANTI DI MONT’PRAMA, scoperti nello stesso anno dei GUERRIERI di XIAN o anche il disinvolto e, sfacciatamente, esibito acquisto di una decina di menhir, per l’arredo della villa di un noto capo di governo.

        

Il fatto che per me è ancora fonte di vivo stupore è dato dalla incomprensione a sfruttare mediatamente il fenomeno provocato da questa opportunità in forma di chicca storica, che risponda scientificamente o meno alla verità! Pensate se qualcuno avesse mai ipotizzato la sede di Atlantide in un’isola greca o spagnola, ora ci troveremo invasi da una martellante comunicazione, su scala mondiale, che ne illustrerebbe le mirabilia invitandoci alla sua conoscenza….Qui, nonostante la devastante crisi economica… Niente! Tutto tace.

        

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