economico dell’intrapresa azzererebbe il fair play economico di recente introduzione, che, pur arrancando, ha cominciato a dare segnali positivi come “calmiere” nel mercato dell’indebitamento miliardario movimentato in gran parte proprio dai golbisti.
Il “fallimento” ha fatto assumere alla vicenda economico- sportiva i contorni della farsa, ma in realtà è rimasta in piedi, la pesante motivazione di fondo che ha portato all’iniziativa, ossia l’esasperazione del principio del massimo guadagno che ha spinto Agnelli e soci a imboccare la scorciatoia dell’arroganza per scavalcare l’UEFA.
Questo principio condiziona, da sempre, la gestione del professionismo nello sport e viene applicato in spregio dei fondamenti, valoriali, su cui dovrebbe poggiare ogni organizzazione sportiva. Il fair play che si pratica sui campi sportivi è un postulato del gioco dove i punti si conquistano con l’impegno fisico e mentale , ma è incompatibile con il “gioco” che si pratica a Wall Street, a Tokio, a Londra e in tutte le Borse del mondo. Lì dove sono i punti percentuali dei listini a dare corpo e sostanza agli investimenti. Il lasso di tempo delle quarantottore, in cui si è esaurita la vicenda calcistica della Super Lega, rimanda a quella che in campo politico, spinse il Comandante Borghese a rinunciare al tentativo di colpo i Stato in Italia l’8 e il 9 di dicembre del 1970. Ricordo che, dopo il fallimento, fu