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L’essenza del viaggio alla luce della pandemia

Mentre la pandemia continua ad imperversare sul pianeta, e le limitazioni alla quotidianità diventano nuovamente stringenti, gli ostacoli normativi ed etici alla circolazione delle persone rendono sempre più complesso spostarsi, e i viaggi quasi impossibili.

Eppure, proprio in questo momento è facile rendersi conto dell’importanza della libertà di andare.

Perché è così importante viaggiare, ed è un bisogno fondamentale per l’essere umano fin dall’origine dei tempi?

“La felicità umana non sta mai ferma nello stesso luogo”.

Così scrive Erodoto nel suo più famoso libro “Storie”, che contiene la descrizione dei viaggi e delle culture incontrate dal grande storiografo nelle sue peregrinazioni.

L’autore non si limita a una mera descrizione di ciò che i suoi occhi vedono e le sue orecchie ascoltano, ma cerca in ogni modo di entrare in contatto diretto con le popolazioni che man mano riesce ad incontrare. Erodoto sa che la vera essenza della scoperta sta nelle persone più che nei luoghi ed è per questo che con il suo fare aperto, positivo e conciliante, riesce ad entrare nel cuore di chi incontra, anche se appartenente ad una cultura lontana ed a carpirne i segreti, appunto, le Storie.

È nelle persone che il viaggiatore trova il motivo del viaggio, ed è tramite queste che muta la sua sorte: che sia la ricerca di felicità, o la sete di scoperta, a muovere fin dall’inizio dei tempi l’uomo ed a spingerlo a viaggiare, non potremo mai con certezza saperlo.

Esplicativo in quest’ambito è un passo di Pär Lagerkvist, nel quale un uomo, intrapreso un lungo viaggio alla ricerca del suo destino, si rivolge alla Pizia, famosa sacerdotessa dell’oracolo di Delfi, per scoprire il suo futuro.

La risposta della Pizia è categorica, sincera, definitiva, ed all’uomo non rimane che percorrere una strada senza fine, in un eterno vagabondare, per trovare il proprio Fato. Le parole pronunciate dalla Sibilla sono semplicissime, non è possibile sapere. Dinnanzi a questo responso l’uomo, chiunque egli sia, qualunque sia la sua storia, può solo andare oltre e riprendere il suo viaggio.

Le parole dell’Oracolo non cancellano però la speranza, anzi ne rinnovano la presenza nel dimostrare le infinite strade imperscrutabili che si aprono davanti a chi ha il coraggio, la forza e l’ardore necessario per mettersi in viaggio.

Un viaggio che non deve necessariamente portare in terre lontane o misteriose, come avviene nel caso di Erodoto, ma può essere anche estremamente limitato nello spazio, purché sia vissuto con l’animo voglioso di chi si appresta a cambiare la propria esistenza o direttamente va a scoprirne una nuova.

L’esempio in questo caso lo troviamo nella Sibilla stessa, figura che se considerata nelle sue sacre vesti ci appare eterea, estranea ai capricci del Fato ed immutabile nella sua divina funzione. Essa appartiene al Dio, ne è la sposa e ne è la voce, ma è anche una ragazza, una figlia ed una donna. Ed è considerandola in queste spoglie che una giovane di umili origini, una figlia di contadini cresciuta nei campi all’ombra del tempio, scelta attraverso riti incomprensibili ad indossare la veste nuziale, diviene sacerdotessa.

Ed è nel breve percorso che porta dalla valle al tempio che si completa il viaggio della ragazza, della figlia e della donna, e che si realizza il suo destino.

In quell’unica salita, semplice passaggio per pellegrini e per viandanti, la contadina muta e diviene ciò per cui il Dio l’ha chiamata, perdendo la sua originale essenza ed acquisendone una nuova, quella della Sibilla.

Questi racconti di vita, seppur appartenenti alla leggenda di un passato lontano, ci trasmettono un insegnamento essenziale, che possiamo certamente ritrovare nel presente; il viaggio in realtà non è null’altro che la metafora della nostra vita, che può essere riassunto in un semplice chiasmo, valido per tutti noi: la vita è il nostro viaggio ed il viaggio è la nostra vita.

Avv. Gianmaria A. Ruscitti

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