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Museo del Terremoto ad Avezzano: il punto con la dott.ssa Flavia De Sanctis

La dott.ssa De Sanctis, presidente dell’Associazione culturale Antiqua, che ha in gestione l’Aia dei Musei, si è lungamente interessata della possibilità di far istituire, in Avezzano, un Museo del Terremoto, attraverso la valorizzazione e la riqualificazione degli edifici dismessi del vecchio mattatoio comunale, solo in parte restaurati e deputati ad ospitare il museo lapidario ed il museo del prosciugamento del Lago.

Numerosi sono i contatti che negli anni sono stati avviati con numerosi enti ed istituzioni per la nascita del Museo del Terremoto, anche con le realtà più prestigiose, come l’Enea, l’INGV e il CNR.

In particolare, la dott.ssa ricorda come l’interesse dell’Enea sia stato così forte nel creare una struttura dedicata all’approfondimento del terremoto, tale da arrivare a mettere a disposizione una pedana sismica da installare ad Avezzano, per realizzare simulazioni accurate di eventi sismici; l’INGV, inoltre, avrebbe dato la propria disponibilità a realizzare un centro di monitoraggio e rilevamento del terremoto nella sede museale.

Un’idea sicuramente avveniristica, capace di coniugare storia e scienza, passato e futuro.

Già a partire dal 2008, secondo la dott.ssa, numerosi sono stati i contatti con la sovraintendenza e gli enti sopracitati, entusiasti di appoggiare un progetto ambizioso e necessario al territorio.

Tuttavia, quel che è venuto a mancare, e che ha impedito il realizzarsi del museo, è stata una diretta volontà dell’amministrazione, spesso frustrata dalla mancanza di fondi e dall’avvicendamento all’interno degli enti, che ha ostacolato la possibilità di attivare un’azione a lungo termine, come quella necessaria per portare a termine un progetto tanto ambizioso.

La dott.ssa De Sanctis si dice comunque speranzosa, essendo gli enti ancora molto interessati nel progetto, e confidente che le realtà istituzionali, ma anche industriali e sociali del territorio possano contribuire a trovare i soldi necessari alla realizzazione della struttura.

In particolare, secondo la presidente dell’Associazione Antiqua, l’Art Bonus potrebbe portare un nuovo interesse dei privati ad intervenire nel progetto, e a tal riguardo lancia un diretto appello alle imprese marsicane: secondo la dott.ssa, basterebbero 250.000 euro per ripristinare le aree dismesse dell’Aia dei Musei, completando così il progetto di un polo museale, e realizzare il museo del terremoto.

Una cifra che pare certamente raggiungibile per un risultato così importante.

Nel ringraziare la dott.ssa De Sanctis per l’interessante dialogo, mi sento costretto a fare una considerazione personale, e mi scuserà il lettore se mi rivolgo direttamente a lui.

Davvero mi è difficile comprendere, in considerazione del dibattito nazionale sul recovery found, che la parte di fondi dedicata alla cultura voglia essere, ancora una volta, così limitata, e che non si riesca a investire sui territori, preferendo progetti spesso faraonici e di dubbi risultati.

L’Italia ha il doppio dei laureati in discipline umanistiche, artistiche e sociali della Germania, che nelle statistiche odierne vengono considerati “skill misatch”, cioè inutili al sistema produttivo. Viene costantemente detto che il nostro paese ha bisogno di più meccanici, informatici, ed esperti di tecnologia, e meno filosofi, archeologi, esperti di letteratura ed arte. Mi viene da chiedermi se, invece, il problema non vada ricercato nei giovani che scelgono materie umanistiche, ma all’interno di un paese che lascia in abbandono le proprie biblioteche, non investe sui propri musei e sul proprio patrimonio artistico, letterario, filosofico ed archeologico, che è uno dei più vasti ed importanti del mondo, riducendolo spesso all’oblio.

L’Italia non è fatta per la cultura da centro commerciale, con enormi musei immensi pieni di turisti mordi e fuggi pronti a farsi il selfie davanti all’opera più famosa. Il nostro paese gode di un’immensa cultura diffusa, che si manifesta nei borghi, nei palazzi, nei centri storici, nei paesini, nelle piazze.

C’è un’enorme ricchezza non sfruttata, e per valorizzarla non possiamo guardare gli altri stati, perché un tale tesoro esiste solo qui, nella Penisola.

L’Aia dei Musei è un grande esempio positivo di cultura diffusa, mentre il Museo del Terremoto, nella sua assenza, è ben rappresentante dei limiti che ci affliggono.

Avv. Gianmaria A. Ruscitti

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