HomePoliticaMigranti a Paterno, l’avvocato Ruscitti: “Serve moderazione: apriamo un dialogo costruttivo”

Migranti a Paterno, l’avvocato Ruscitti: “Serve moderazione: apriamo un dialogo costruttivo”

Di seguito, le parole dell’avvocato Gianmaria Alessandro Ruscitti sul tema dei migranti che dovrebbero essere ospitati a Paterno di Avezzano:

Il momento è drammatico: l’imponente pandemia che ha lasciato l’Italia in ginocchio continua a diffondersi in ogni parte del pianeta, mietendo vittime e devastando l’economia globale.

Mentre il Paese stenta a ripartire, e la paura di nuove ondate serpeggia fra la popolazione, il riacuirsi della crisi migratoria genera reazioni sempre più tese.

L’insofferenza, verso quella che da talune parti viene chiamata “invasione straniera”, cresce esponenzialmente all’aumentare del diffuso disagio sociale.

La città di Avezzano, alle prese con un’infuocata campagna elettorale, non è rimasta immune alla polemica, già ampiamente sviluppata a livello nazionale, che ha portato le compagini a prendere posizioni sempre più dure sull’argomento.

Tutto nasce dal trasferimento di 25 (venticinque) migranti dall’isola di Lampedusa, ormai al collasso per gli sbarchi quotidiani, in una struttura della frazione Paterno di Avezzano, secondo il piano di distribuzione attuato dal Ministero dell’Interno in accordo con le prefetture, senza preventiva concertazione con le comunità locali.

L’incapacità della macchina burocratica statale è evidente, e negarla sarebbe offensivo: lo Stato continua a vivere l’immigrazione come un fenomeno emergenziale, imponderabile, ingovernabile, addirittura imprevedibile. Lo stile, naturalmente, è tutto italiano. Invece di considerare i flussi come un fattore sistemico, e ragionare in modo serio e a lungo termine sulle sfide che continueremo ad affrontare nei prossimi anni e decenni, si preferisce lasciare tutto alla strillata del momento: invasione di qua, sanatoria di là, e si procede giorno per giorno, in attesa degli eventi.

Di vera integrazione, naturalmente, nemmeno a parlarne, e figurarsi se sarà mai attuato un vero piano in accordo con le comunità territoriali per costruire progetti seri e condivisi di lavoro ed istruzione per chi arriva in Italia in cerca di salvezza. Senza parlare, fra l’altro, dell’estrema difficoltà di distinguere fra profughi, rifugiati ed immigrati economici, che per certe forze politiche sono tutti “clandestini che vengono a distruggere il nostro stile di vita”, mentre per altri “risorse imprescindibili da accogliere senza se e senza ma”. Un sano procedimento che metta al centro la legalità (secondo Costituzione), i diritti (di chi arriva e dei cittadini italiani) e la sicurezza (nuovamente, di chi arriva e di chi accoglie), per carità, sarebbe chiedere troppo.

Ed ecco che, in un dibattito nazionale infuocato, anzi, violentato dalla demagogia, si inserisce la campagna elettorale avezzanese.

Leader nazionali che dicono “il governo manda gli immigrati perfino in Abruzzo”. Scusate, che cosa c’è in Abruzzo di così terribile? Si possono rimandare in Libia ma non ad Avezzano? Siamo così poveri, devastati, arretrati, che non possiamo accogliere venticinque persone?

Siamo davvero di fronte ad un’invasione? E di chi, poi? La Marsica, ben prima di altri territori, ha sempre accolto un’ampia popolazione di immigrati, sia da altre parti d’Italia, sia dall’estero. I braccianti che lavorano nei campi di fucino, le colf straniere che aiutano i nostri anziani, i commercianti di origine straniera che crescono ed investono, i figli delle precedenti generazioni che popolano le nostre scuole, ragazzi e ragazze che dagli umili lavori dei genitori hanno tratto la spinta per emergere come professionisti, imprenditori e commercianti.

Utilizzare certi toni e alcune espressioni, equivale a fare un insulto a tanti onesti concittadini, e a denigrare l’intera comunità cittadina.

Parliamo di legalità, non parliamo di invasione. Parliamo di diritti, non cavalchiamo la paura.

L’immobile dove si devono ospitare non è adeguato? Parliamo della dignità delle persone che sono mandate a viverci, che non sono dei pacchi postali, né degli alieni senz’anima. Sono persone, soltanto persone, nient’altro che persone, spostate in una terra straniera senza nulla in mano se non i propri vestiti. Sono forse malati? Parliamo di come curarli in sicurezza, invece che additarli come avvelenatori di pozzi medievali.

Noi abruzzesi siamo stati migranti per generazioni, e sfido chiunque a non trovare un parente, un bisnonno, uno zio, che non sia andato in America, in Belgio, in Inghilterra, perfino in Africa, a cercare una vita migliore per sé e la sua famiglia. 

E quando ricordiamo Marcinelle, dove centinaia di abruzzesi sono morti come bestie in una miniera belga, sfruttati come animali da lavoro, senza sicurezza, senza cure mediche appropriate, volgiamo uno sguardo di compassione a queste persone.

Parliamo di immigrazione, ma con i toni e le parole della compassione, ragionando di legalità, dignità e diritti.

Avv. Gianmaria A. Ruscitti

Nessun Commento

Inserisci un commento