HomePubblica AmministrazioneNuovo impianto per trattare i rifiuti in Val di Sangro, il sindaco Borrelli: “Ben 14 motivi per il no!”

Nuovo impianto per trattare i rifiuti in Val di Sangro, il sindaco Borrelli: “Ben 14 motivi per il no!”

Sono ben quattordici -sottolinea il sindaco di Atessa, Giulio Borrelli- i motivi che hanno portato la commissione comunale di esperti a bocciare la richiesta della Di Nizio.  Il documento della ditta, che vorrebbe installare un impianto di rifiuti a rischio infettivo a Saletti, Val di Sangro, si presenta gravemente carente per la Valutazione dell’Incidenza Ambientale (Vinca) sul Bosco di Mozzagrogna, sito di interesse comunitario, e si basa su dati bibliografici e non su una verifica scientifica e accurata sul campo. Ecco perché:

  • non è verosimile che in nessuna fase del ciclo di lavorazione siano assenti sostanze tossiche e/o pericolose e/o nocive per l’ambiente;
  • non è possibile capire che tipo di ciclo e metodo di sterilizzazione verrà adottato;
  • non si stima la quantità e la tipologia di rifiuti prodotti e se sia sostenibile stoccarli né sotto il profilo ambientale né economico;
  • non è possibile valutare il ciclo delle acque di processo e se verranno reimmesse nell’ambiente purificate, a temperatura idonea e con quale grado di contaminazione;
  • non è possibile quantificare e determinare la tipologia e la composizione dei liquidi derivanti dalle operazioni di torchiatura;
  • non vengono valutate le emissioni in atmosfera in maniera analitica e sufficiente;
  • non vengono utilizzati modelli di simulazione della circolazione atmosferica ed idrologica;
  • lo studio di incidenza prodotto risulta carente e incompleto;
  • le informazioni riportate in relazione al sito Natura 2000 non risultano complete rispetto alle migliori conoscenze scientifiche disponibili;
  • non è possibile valutare la coerenza e la riproducibilità dei metodi e degli indicatori usati per la valutazione del grado di significatività delle incidenze su habitat e specie di interesse comunitario;
  • non è stata analizzata l’incidenza del progetto sulle misure di conservazione sito-specifiche;
  • non sono stati analizzati gli impatti cumulativi;
  • non è possibile verificare l’attendibilità e la coerenza della stima dell’incidenza riportata su habitat e specie di interesse comunitario rispetto ai dati e alle informazioni fornite;
  • le determinazioni raggiunte nello studio di incidenza sul mantenimento dell’integrità del sito Natura 2000 non sono fondate su argomentazioni, analisi sperimentali e dati tali da fugare ogni ragionevole dubbio.

Il documento presentato non è soddisfacente per valutare l’incidenza ambientale del progetto proposto perché non è assolutamente credibile che in nessuna delle attività ipotizzate non sono coinvolte o generate sostanze pericolose per l’ambiente o caratterizzate da altri tipi di pericoli (infiammabili, autoreattivi, reattivi a contatto con l’acqua, comburenti, letali, tossici e nocivi per contatto ingestione o inalazione, cancerogeni e mutageni) poiché tale tesi è palesemente in contrasto quantomeno con le operazioni richieste nella buona pratica della gestione dei rifiuti pericolosi. Non viene specificato, oltretutto, se la sterilizzazione dei rifiuti a rischio infettivo avverrà per trattamento termico o chimico mediante impiego di sostanze pericolose (quali l’idrossido di sodio) e non è descritto il ciclo di gestione dei reflui prodotti. Esclude l’interferenza e/o incidenza diretta ed indiretta su specie e habitat presenti nel sito comunitario esclusivamente in considerazione della loro non presenza all’interno dell’area di realizzazione del progetto e della non emissione presunta, e non dimostrata, di sostanze in atmosfera o all’interno del ciclo idrologico, senza argomentare e giustificarlo in modo probante e/o sperimentale.

La non incidenza sul sito comunitario protetto viene enunciata, ma non dimostrata ed argomentata.

Oltre alla semplice e superficiale verifica effettuata sui dati bibliografici, circa la presenza/assenza di specie ed habitat nel sito di realizzazione del progetto e sull’area vasta su cui il progetto potrebbe avere potenziali interferenze, si sarebbe dovuta effettuare una verifica in campo – con rilievi sperimentali/osservazioni dirette – quanto meno della presenza o assenza degli stessi in tempi e periodicità tale da valutare anche le modificazioni stagionali, soprattutto con riferimento all’avifauna ed al fenomeno della migrazione. Del tutto omesso, senza motivazione e argomentazione, è l'”effetto cumulo” con  emissioni derivanti dalla presenza di altri impianti in quell’area.

Il parere della commissione comunale – conclude Borrelli  si basa non solo su considerazioni biologiche, che sono fondamentali, ma è impostato e redatto da un gruppo interdisciplinare,  da un team di professionisti che ha competenza ed esperienza specifica nelle diverse specializzazioni necessarie per valutare un progetto di tale complessità. Ringrazio, per l’ottimo lavoro svolto, Andrea Natale e Enrico Stagnini, biologi; Massimo Colonna, chimico, specializzato in impianti di rifiuti pericolosi; Maurizio Calabrese, ingegnere per l’ambiente e il territorio; Emilio Carafa, ingegnere civile. Hanno  redatto un parere dettagliato e argomentato che, a differenza del documento presentato dalla Di Nizio, si fonda sulla  interdisciplinarità delle analisi necessarie ad una piena e completa disamina delle incidenze potenziali e pericolose per il sito comunitario  protetto, per l’ambiente e per gli abitanti della zona”.

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