HomeAttualitàTornano gli incendi in Abruzzo, tra crimine e mancata prevenzione

Tornano gli incendi in Abruzzo, tra crimine e mancata prevenzione

L’Aquila brucia: numerosi roghi, di probabile origine dolosa, infiammano il capoluogo di una delle regioni più verdi d’Europa. Sconcertante il dolore degli abitanti dell’Aquila dinnanzi alle colonne di fumo che si levano dai boschi secolari. L’arrivo delle odierne piogge porta un po’ di speranza, ma la domanda che si pongono tutti è: quando e dove scoppierà il prossimo incendio?

Ogni anno, con l’arrivo delle alte temperature e del caldo, puntualmente l’Abruzzo viene colpito dal fuoco: non passa estate che non vi siano incendi e distruzione.

Indimenticabili le immagini del monte Morrone ricoperto dalle fiamme, come una gigantesca colata lavica pronta ad inghiottire la Valle Peligna. E ancora porta i segni del devastante incendio il monte Salviano, quando più di vent’anni fa venne colpito nel suo cuore più verde, minacciando perfino il santuario della Madonna di Pietraquaria, luogo simbolo di Avezzano e della Marsica.

Nonostante questa ciclicità, sembra essere impossibile fermare la mano assassina dei piromani, che mossi dai più biechi ed abbietti motivi devastano il patrimonio naturale della nostra regione, annientando l’habitat di specie protette uniche al mondo.

Malati mentali? Criminali economici? Speculatori senza scrupoli?

Sembra impossibile categorizzare questi stupratori della natura, ma è dovere immancabile delle istituzioni fare tutto il possibile per prevenire questi atti, che danneggiano uno dei beni a noi più preziosi.

Le leggi contro gli speculatori del fuoco sono estremamente dure: la norma penale punisce fino a sette anni di carcere i piromani. Inoltre, la legge civile impone l’assoluta inutilizzabilità del suolo bruciato, per evitare che si possa incendiare a fini speculativi: l’art. 10, comma 1, della legge 353/2000 – Legge quadro in materia di incendi boschivi – stabilisce che “Le zone boscate ed i pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno quindici anni[…] E’ inoltre vietata per dieci anni, sui predetti soprassuoli, la realizzazione di edifici nonché di strutture e infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività produttive, fatti salvi i casi in cui detta realizzazione sia stata prevista in data precedente l’incendio dagli strumenti urbanistici vigenti a tale data”.

Eppure, spesso, per mancanza di controlli, la legge viene calpestata e chi vuole giovarsi dell’incendio talvolta riesce nei suoi intenti.

E non può ignorarsi, talvolta, il drammatico “conflitto di interessi”, che spinge soggetti senza scrupoli ad appiccare incendi così da trarre, nella successiva devastazione, opportunità lavorative e di guadagno.

Nuovamente, la prevenzione deve partire dall’educazione, dal controllo e dall’eliminazione di ogni possibile vantaggio. Ma, parimenti, si deve fare in modo che nessuno possa arricchirsi per un incendio: una sana amministrazione ed una sana politica devono rendere l’appiccare il fuoco “economicamente insensato” per chiunque, prima dopo e durante l’evento.

Gli incendi per cause naturali sono inevitabili, quelli dolosi sono inaccettabili, ed una società sana non può permetterli.

Avv. Gianmaria A. Ruscitti

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